martedì 12 dicembre 2017

Giorrè tra geometria e astronomia - seconda parte

Colombella dell'alba
colombella di mezzogiorno
colombella del tramonto

di Sandro Angei
Vedi parte prima: Giorrè tra geometria e astronomia

   “Presso il margine destro della lastra rimane una delle due piccole costruzioni che limitano la maggiore nel mezzo. Ha figura d'un vano rettangolare chiuso alle fiancate e aperto davanti e di dietro. Lo copre un tetto a doppia falda molto inclinata, sporgente in basso sulle pareti con una modinatura a gola; il tetto mostra due stratificazioni sovrapposte di cui l'inferiore indica lo scheletro ligneo del soffitto e quella superiore, tutta liscia all'esterno, rappresenta la vera e propria copertura, presumibilmente straminea. Sulla cresta del tettuccio stanno posati tre uccelli, uno, nel mezzo, rivolto al castello nuragico, e gli altri due, ai margini, disposti lungo il colmo e guardanti rispettivamente sulla fronte e sul retro del minuscolo (specie se
confrontato con le proporzioni dei volatili) edificio: una composizione simmetrica di gusto decorativo geometrico in cui non sembra si possa vedere altra intenzione come è stato fantasticato (Milani). ...”. Abbiamo già fatto ampio riferimento a questo brano della descrizione fatta da G. Lilliu nella pirma parte dell'articolo, l'abbiamo riproposta per ricollegarci e continuare il discorso.
***
   G. Lilliu è chiarissimo dal punto di vista espositivo, “miope” per quanto riguarda la destinazione d'uso. Infatti leggiamo nel prosieguo della descrizione del piccolo modello: “... Non è nemmeno, questo degli uccelli sul tetto, un motivo architettonico d'acroterio, una reminiscenza degli ossuari a capanni della civiltà paleolaziale circa dell'VIII sec. a.C. (Pallottino). Trattasi di spartito squisitamente ornamentale nel gusto e, limitatamente, nel contenuto del motivo di colombe (o anatrelle) ritmate con la stessa rigida e chiara campitura geometrica sull'orlo delle navicelle (nn. 281,287). E' un motivo che partecipa più largamente, d'una concezione diffusa e fatta propria dalla cultura figurativa “orientalizzante” del territorio paleoetrusco; si veda ad esempio, per citare un gioiello notissimo, la fibula d'oro del circolo XLI di Banditella, Minto, Marsiliana d'Albenga, Firenza 1921, p. 83 ss., tav. XI in alto, intorno al 650 a.C.
Per quanto nella civiltà medionuragica non manchi il tipo della casa rettangolare (Lilliu, Civiltà, 1963, p. 195, fig. 38 d, fig. 41), la forma aperta dell'edificio a tettoia del modellino ha fatto pensare non ad un tipo di dimora stabile ma, per chi vi riconosce un elemento della vita pratica, a una capanna campestre stagionale, o a garetta per guardie nel turno di riposo. Sono state fatte, però, anche altre ipotesi pure in relazione con esegesi diverse della fabbrica maggiore.  Così si è scritto di un'arca di Noè presso un modello di catedrale del primissimo Medioevo (Spano); di edicole di culto dipendenti da un tempio di tipo fenicio-ciprioto (Spinazzola) o nuragico di carattere betilico (Milani) o miceneo (Lamternari); di tettoia per deposito di minerali e arnesi di lavoro connessa con un altoforno metallurgico a cinque ciminiere (Mingazzini); di “testudo arietaria” nuragica (senza trave krioforos) in ricordo dell'assalto alla vicina fortezza (Contu).
Qui si segue la spiegazione già data dal Pais di nuraghe complesso nel contesto del villaggio segnato schematicamente e idealisticamente da casette del tutto convenzionali ma significative.
Delle date proposte, del VII secolo a.C.  e del IV (Mingazzini), si ribadisce la prima.
Pattina nera. Spuntata la torre centrale e tre delle colonnine laterali; rotto un uccello sulla casetta; rotta la parte sinistra e frastagliata la parte destra della lastra.” (mio il sottolineato – ndr).

   Come possiamo notare, Lilliu non si avvede del messaggio insito nell'oggetto, tant'è che le colombelle le ritiene motivo ornamentale. Insiste sulla possibile destinazione ad uso militare o al massimo ad uso abitativo del tempietto; si accorge della sproporzione tra colombelle e edificio sottostante, ma non si avvede della sproporzione tra quest'ultimo e il nuraghe polilobato.
   Questo studio vuol dare una risposta alternativa a tutte le fantasiose destinazioni d'uso indicate dal Lilliu e dai vari studiosi da lui citati.
   Il sito di Giorrè induce a pensare che la “casetta” del modellino descritta dal Lilliu possa essere un tempietto dedicato al culto del sole. Si badi che il modellino non accosta due luoghi di culto, uno dipendente dall'altro. In sostanza, il tempietto rettangolare non è in concreto rapporto spaziale col nuraghe polilobato, ma quest'ultimo sta lì ad indicare “altro”, come vedremo.
Se il modellino di tempietto avesse la stessa funzione del tempio di Giorrè, si potrebbe spiegare anche la funzione delle colombelle.
   Orientando il modellino nella direzione giusta (verosimilmente quella Est-Ovest individuato nel santuario di Giorrè, a prescindere dal reale orientamento del tempietto stesso), ci si rende subito conto che le colombelle del modellino, poste ai bordi del colmo, guardano, una l'alba, l'altra il tramonto del sole all'equinozio; mentre quella centrale guarda al mezzogiorno, ossia verso l'azimut di massima elevazione del “toro solare”; la qual cosa fa intuire che il nuraghe, verso il quale è rivolta quella colombella, non rappresenta un edificio reale ma rappresenta, con la sua peculiarità pentaturrita, la “potenza” (valore numerologico del 5) del  “toro della luce”, ossia il sole.

Fig. 1
Ricostruzione ideale del tempietto di Giorrè con le colombelle ad imitazione del modellino

Fig.2
Il modellino geograficamente orientato 

   Alla luce di questa tesi si potrebbe rileggere il valore della colombella (יונה), che il Prof. G. Sanna indica quale rappresentazione logografica dello “he” in funzione di determinativo "Lui" riferito a Yhw[1]. Colombella che potrebbe acquistare, visto il contesto, un significato di carattere ideografico: «segui Lui». Essa, sembrerebbe invitare "noi" a guardare nella direzione verso la quale Lui, yhw, si manifesta; ma in sostanza è lei, la colombella, che guarda in faccia, dall'alba al tramonto, il toro solare; è lei che sta in faccia, ossia di fronte, alla divinità.
 Ciò potrebbe aprire uno spiraglio nella comprensione della colombella posta sull'albero maestro e/o sul ponte di tante navicelle nuragiche; che guardano avanti o indietro [2]; col probabile significato in quel contesto, di esortazione a seguire la rotta sicura, guardando sempre verso il dio toro solare. Esortazione non tanto materiale quanto spirituale, dal momento che il toro solare era visto quale dispensatore di vita, ragione per cui si auspicava da parte sua un aiuto nella rinascita dopo la morte.


   Entreremo ora nell'intimo della lettura del modello, facendo uso delle regole imposte dalla scrittura sacra degli scribi nuragici.Abbiamo appreso da G. Lilliu che sul colmo del tempietto erano posizionate due colombelle contrapposte (diamo atto allo studioso della sua massima attenzione nel rilevare i particolari, presumendo che egli abbia desunto ciò dallo stato del reperto, in quanto è mancante una delle colombelle laterali. D'altronde possiamo auspicare che ciò sia sicuramente vero, riferendoci a numerose navicelle che recano appunto colombelle contrapposte - Fig. 3). Abbiamo ritenuto che il modello di nuraghe “fuori scala” rappresentasse la potenza divina e per tanto il sole e che la colombella centrale, più grande delle altre, guardando verso il nuraghe/sole, sia in effetti orientata al mezzogiorno; se ciò è vero, le due colombelle laterali sono orientate una ad est, verso il sorgere del sole, l'altra a ovest verso il tramonto.

Fig.3 [3]
In ebraico abbiamo due parole: זרח che significa “nascere del sole” (2Re 3,22 - Salmi 104,22 [4]); e ערב che significa “sera, imbrunire, farsi buio” (Genesi 1,5). Sarà un caso che per acrofonia delle due parole otteniamo la voce עז? Sarà ancora un caso che sia stata scelta proprio la colomba quale animale, che in ebraico si chiama יונה (per tanto la prima lettera è lo yod), e che le tre colombelle numerologicamente restituiscono il determinativo “he”? Che guarda il caso compone in rebus il nome divino “yh”?

Sono troppe le coincidenze per poter liquidare la questione quale prodotto del caso. Se osserviamo tutte le attestazioni che negli anni il Prof. Sanna ha messo in evidenza al proposito del tema trattato dalle formule sacre nuragiche, ci rendiamo conto che la matrice è sempre la stessa, legata al sole, la sua forza e potenza rigenerativa. In ragione di ciò leggiamo il modellino alla luce della peculiarità dataci dalla colombella che osserva:

colombelle larerali: ideografico segui
tramonto del sole: acrofonico ערב
nascere del sole: acrofonico זרח
colomba: acrofonico יונה
tre colombe: numeroligico he
colomba centrale: ideografico segui
nuraghe pentaturrito: numerologico potenza

Segui la forza di yh, segui la sua potenza.

note:
[1] G. Sanna - Sardôa Grammata , S'Alvure Ed. - pag. 205-217.

[2] Si registra almeno un caso nel quale la colombella dell'albero maestro è orientata verso il fianco della nave. Vedi A. De Palmas - Le navicelle di bronzo della Sardegna nuragica - E. Gasperini Editore, Ta. 74 pag.342.

[3] Da: G. Lilliu - Sculture della Sardegna Nuragica - Ilisso Ed. - pag. 486.

[4] Vedi Tanach, testo ebraico all'indirizzo: https://www.tanach.us/Tanach.xml

appendice in risposta ai commenti

8 commenti:

  1. che ne dici Sandro della antica moneta di Biblo(biblica Gebal) città sardo cananeadove vi è raffigurata una casa con tetto spiovente e una figura non facilmente decifrabile adiacente ad una zona circondata da un muro alto e massiccio con all'interno un oggetto di forma molto simile a quelli trovati lo scorso anno a Monteprama e chiamati "modellini di nuraghe"?

    RispondiElimina
  2. Marinella, ti dico che potrebbe avere una qualche attinenza col nostro, ma andiamoci cauti. Certamente all'interno dell'edificio vedo un braciere (nel nostro ci sono tracce di fuoco), mentre sul colmo del tetto potrebbe esserci una colombella... o comunque un qualche volatile. Inserirò l'immagine in calce all'articolo.
    Brava!

    RispondiElimina
  3. Hai fatto uno sforzo encomiabile nell'interpretazione del bronzetto. Infatti, hai compreso il valore numerologico del nuraghe (il cinque), il valore delle tre colombelle e, cosa che più conta, l'orientamento astronomico di esse e il simbolismo . Mancano però, a mio parere, due elementi fondamentali che possono guidarci circa la retta interpretazione del manufatto scritto in metagrafico: il sostegno e l'edificio (la casetta). Considera che nei bronzetti nuragici non manca mai la voce' sostegno' (la base di essi, anzi del 'fisso, stabile' sostegno dal momento che i bronzetti venivano ritualmente piombati). Quindi anche se la voce 'sostegno' (stabile sostegno) è posta alla fine essa è lo scopo fondamentale della presenza del bronzetto votivo. Questo stabile sostegno si spiega (di chi esso sia) dal resto della scrittura numerologica, ideografica e acrofonica. Ma nell’analisi non bisogna trascurare nulla. L'edificio (il dato numerologico lo puoi ricavare dal tempietto fallo di Samugheo) è con il tetto a ‘doppio spiovente’ e ti offre il due, così come il nuraghe ti offre il cinque e le colombe ti offrono il tre. Il rebus è impostato in larga misura sul lusus dei tre numeri. A questo punto entrano in campo i valori astronomici da te egregiamente individuati: l'alba, il mezzogiorno, il tramonto ovvero lo spuntare, il distendersi verso l'alto e il curvare del sole. E' la stessa precisissima formula del 'tre' etrusco che gioca sul movimento ternario del sole e della luna. Formula che però in etrusco si completa stupendamente con la realizzazione acrofonica delle due voci 'apa' e 'ati' (apac atic: sia padre che madre).

    RispondiElimina
  4. Il tre allude quindi alla doppia ciclicità continua dei movimenti del sole ma anche della luna. Se tu ora metti in fila tutti i dati ottenuti si ha: Della potenza (cinque: le torri del nuraghe)/del doppio (due: il tetto a doppio spiovente)/ tre (il numero delle colombe)/ di lui (he: acrofonia della 'viaggiatrice' hlk ovvero la colomba che va e viene)/ che sorge, si distende e tramonta (sole e luna: il dato astronomico giornaliero)/ sostegno stabile.
    Cioè: Sostegno (aiuto) stabile/ di lui /doppio tre/ sole e luna. Insomma il bronzetto è stato fissato saldamente nelle lastre apposite del tempio (pozzo sacro o nuraghe o altro edificio sacro ancora) con l'auspicio che il dio doppio androgino soli lunare (yh) esplichi quotidianamente la sua potenza luminosa (salute, prosperità, vita). L'interpretazione come vedi non è arbitraria ma si appoggia filologicamente sui numerosissimi dati del tre sole -luna, padre e madre, Tin e Uni dell'etrusco. Sul fatto che i defunti nelle tombe dell'Etruria si affidano magicamente alla segreta formula ternaria 'apac atic' (sia padre che madre) che nota la divinità che è una e nello stesso tempo due (androgina). Tanto ti dico perché quel bronzetto ho tentato di interpretarlo da tempo intuendo (così come hai intuito tu) circa la sua metagraficità. Pertanto, se hai notato, ho tolto qualcosa e aggiunto dell'altro (poco) sulla scorta di quello che ad abundantiam ci dice oggi (dico ‘oggi’) la scrittura metagrafica etrusca. Quello che però mi preme di sottolineare è il significato della 'base', del 'sostegno stabile' che spiega il motivo fondamentale dell'essere dei bronzetti (di tutti i bronzetti) votivi. Naturalmente c'è dell'altro ancora (e non poco) in quel bronzetto ma preferisco discuterne con te a viva voce abbandonando ...la 'diretta' (tanto biasimata nella ricerca scientifica, talora non a torto, per i 'rischi' che essa comporta). Eppure i Greci seguaci di Socrate la adoravano e mica scritta.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo studio dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, che astronomia ed epigrafia vanno, in certi contesti, di pari passo; una sostenendo l'altra.
      Per quanto riguarda l'interpretazione, non ho tenuto in debita considerazione il tempietto, tanto meno la base. Ne terrò conto nei prossimi studi... per i quali ho parecchie domande da farle.

      Elimina
  5. Mi attengo a ciò che riesco a vedere nella moneta. All'interno del recinto appare un altare con un basamento dotato di corni e con al centro un elemento simile ad un grande betilo. Già immaginare che il basamento sia quadrato e che quindi i corni possano essere quattro rappresenta un'operazione non scientifica, perché, nella moneta, il recinto porticato pare anticipare una rappresentazione assonometrica e il fianco del basamento non vi appare. Tuttavia, avendo il betilo una forma troncoconica occorrerà una base per l'appoggio. Estrapolo quindi, con una licenza poetica, che i corni possano essere quattro. Quattro come gli angoli del nuraghe che appaiono nel bronzetto e nei "modelli di nuraghi" trovati, vale a dire modelli di altare. Ma la torre centrale del nuraghe (nur. agi cioè tempio della luce) è proprio il betilo di forma fallica della moneta e le quattro torri angolari sono i corni. Altro particolare osservato: il basamento ha una tessitura con quadrati ruotati di 45 gradi molto simili alle fiancate di molte barche nuragiche che sostengono le colombelle. Ancor di più, quindi, sembrano gli indizi che accomunano il bronzetto e la moneta di Biblo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La coincidenza è davvero impressionante tra modello nuragico e raffigurazione della moneta.

      Elimina
  6. Quella moneta è molto tarda rispetto al bronzetto sardo che presumo del X-IX secolo a.C.. In essa c'è scritto (in greco) 'per Dari(dativo di Daris) di Biblo' ed è in bustrofedico (Non so proprio chi fosse questo Dari). L'accostamento tuttavia dei due edifici non mi sembra del tutto arbitrario. Ma nel manufatto nuragico c'è la scrittura nell'altro non credo. Forse solo simbologie. Ma chissà!

    RispondiElimina