sabato 20 gennaio 2018

La storiella mediatica del "Dna svela, fenici amici antichi sardi": peccato che i dati parlino d'altro

di Atropa Belladonna

C'è cascata perfino "Le Scienze", con un titolone che sembra fatto apposta per essere trasposto all'epoca attuale: L'integrazione riuscita delle antiche colonie fenicie. La notizia è stata lanciata a lettere cubitali da ANSA, e poi via via tutti dietro. Ma i giornalisti non hanno del tutto colpa (quelli de Le Scienze sì però), perchè riportano ciò che hanno detto loro gli autori, gli scienziati autori, di un recentissimo articolo apparso su PloS ONE (1): articolo eccellente dal punto di vista della raccolta e analisi dati, ma pessimo-dal punto di vista scientifico- il modo con cui è stato presentato ai media e come conclusioni riportate nell'abstract. Quando si fa scienza non è lecito rimescolare le carte, neppure per "nobili" motivi, tantomeno per un modello che si ha in testa e di cui si cercano conferme. E un sintomo molto chiaro che qualcosa non va, è il silenzio totale dell'archeologia sarda su questo articolo: perchè l'archeologia sarda sa bene che l'archeogenetica in questo caso si riferisce non all'epoca della pacifica interazione tra sardi e fenici, ma all'epoca successiva di dominio e distruzione cartaginese. 


Quello che si racconta nell'abstract può anche essere vero, così come quello che è stato detto alla stampa dagli autori: ma non si può certo, assolutamente no, evincere dai dati presentati nell'articolo; perchè quei dati di archeogenetica (10 campioni da Monte Sirai, 4 dal Libano-analisi del DNA mitocondriale, che si eredita per via materna) si riferiscono a un'epoca di guerra, distruzione, conquista e schiavizzazione da parte dei Cartaginesi, impegnati nella loro espansione imperialista del VI e V sec. a.C.; non all'epoca PRECEDENTE (VIII-VII sec. a.C.) di integrazione pacifica tra Sardi e Fenici in alcune zone della Sardegna (2). E la cosa peggiore è che gli autori ne sono pienamente consapevoli, perchè lo scrivono nel corpo dell'articolo e, soprattutto, nei supplementary materials tabella S2 (fig. 1) : al contrario di abstract e titolo, nella tabella S2 non si parla per Monte Sirai di epoca fenicia, si parla correttamente di epoca punica; e nel corpo del testo si ammette che : The necropolis at Monte Sirai was one of the largest Punic burial sites in Sardinia and was used between the end of 7th and the first half of 4th century BCE. This period of use coincides with the Carthaginian dominion in Sardinia (starting at the end of 6th century BCE).” . Non solo, per l'unico campione antico dal Libano che dovrebbe provare l'integrazione amichevole e angelica dei "Fenici" con tutto il Mediterraneo si scrive che è...uno schiavo!: “ [..] evidence that this individual belonged to a different socioeconomic class or ethnic group, perhaps a slave brought to Beirut from one of the Phoenician settlements. (1) 
E non è importante ciò che alcuni credono, e cioè che non vi fu alcuna conquista cartaginese della Sardegna: l'importante, in questo contesto, è ciò che su questo punto dicono gli autori: la conquista secondo loro vi fu, fu armata e violenta, ma nello stesso tempo-contraddicendosi in modo clamoroso-vogliono farci credere che ci fu integrazione pacifica e amichevole. Sarebbe come dire che gli scafisti, i moderni commercianti di vite umane in genere e coloro che impongono con la forza le proprie culture religiose, sono fautori di una integrazione amichevole.

Fig.1: la parte che riguarda l'origine dei campioni analizzati di tabella S2 (1)

Il "bluff" è riuscito perchè, ovviamente, pochi vanno oltre un abstract oggigiorno-perfino tra i lettori e i referee di PloS ONE evidentemente- e perchè oggigiorno "tira" parlare di integrazione amichevole. Ma i dati non dicono quello; e neppure lo dicono i dati archeologici, se parliamo di epoca punica: la fortezza che si snodava attorno al Nuraghe Sirai e dove -lì veramente- ci sono prove archeologiche di integrazione di vita vissuta tra Nuragici e Fenici, con perfino un'area sacra in comune (2), con edifici costruiti in tecnica orientale e in tecnica nuragica, con le prove concrete di una vita in comune anche dai dati di cultura materiale, bene, questa fortezza fu distrutta dai Punici quando attaccarono la Sardegna, distruzione stimata attorno al 550-525 a.C. (3). Tutti i campioni analizzati nell'articolo (1) si riferiscono a una epoca posteriore. Non c'è molto altro da aggiungere: se non che si vogliono usare dati di archeogenetica riferiti a questa epoca di violenza, per confermare dati archeologici di 100 o 200 anni prima. E così non si si fa, mi spiace ma non si fa. Inoltre, ovviamente,  i campioni libanesi antichi nulla hanno a che fare con quelli di Monte Sirai, ma davvero niente: nessuna concordanza genetica.

Di seguito riporto la nota pubblicata su Monte Prama Novas, qualche giorno fa. Lì ci sono tutti i dati scientifici, pazientemente raccolti dai supplementary materials: perchè qualcuno deve pur andarsi a leggere le fonti originali. Il perchè della vignetta che accompagna l'articolo lo trovate in fondo al post.

1. E. Matisoo-Smith , A. L. Gosling, D. Platt, O. Kardailsky, S. Prost, S. Cameron-Christie, C. J. Collins, J. Boocock, Y. Kurumilian, M. Guirguis, R. Pla Orquín, W. Khalil, H. Genz, G. Abou Diwan, J. Nassar, P. Zalloua, (2018) Ancient mitogenomes of Phoenicians from Sardinia and Lebanon: A story of settlement, integration, and female mobility. PLoS ONE 13(1): e0190169.
2. 
Carla Perra, L’età del Ferro del nuraghe Sirai, Layers 1, 2016, 229-253
3. Piero Bartoloni, Monte Sirai, Delfino ed., 2004. 


La nuvoletta genetica rosa dell’integrazione amichevole tra Sardi e Fenici: ma davvero i dati parlano di questo?

La notizia rimbomba in questi giorni, iniziando dall’Ansa con titolo da telegramma: “Dna svela, fenici amici antichi sardi” . L’Ansa non mette il riferimento bibliografico, ma la conclusione sembra lapidaria: “ I fenici dunque "non erano conquistatori - spiegano i ricercatori - ma esploratori e commercianti" per cui le migrazioni e l'integrazione culturale erano all'ordine del giorno.” Qualcuno si è preso la briga di leggersi l’articolo originale (1)? Non credo perchè altrimenti sarebbe chiaro che l’intepretazione dei dati è stata forzata nel senso di “vogliamoci bene” e soprattutto divulgata gonfiando a dismisura conclusioni -divulgate come lapidarie-basate su un numero di dati e informazioni assolutamente insufficienti (Tabella 1). E soprattutto trattare da non conquistatori i “Fenici” dell’epoca cui fa riferimento l’articolo, cioè di fine VI- V secolo a.C.-universalmente conosciuta come l’epoca della conquista punica della Sardegna-fa davvero un po’ stranire. E del resto lo si dice chiaramente nell’articolo: “The necropolis at Monte Sirai was one of the largest Punic burial sites in Sardinia and was used between the end of 7th and the first half of 4th century BCE. This period of use coincides with the Carthaginian dominion in Sardinia (starting at the end of 6th century BCE).” (1).
Non ho dubbi che l’integrazione (più o meno amichevole) e le migrazioni fossero -sempre-all’ordine del giorno; così come non ho dubbi che  quei Fenici che partirono all’alba del I millennio per andarsene in giro da Tiro e Sidone verso l’ovest, fossero per lo più commercianti ed esploratori. Ma il DNA mitocondriale (mDNA) utilizzato per trarre le  rosee conclusioni sull’integrazione amichevole -addirittura estendendole a tutto il Mediterraneo!-proviene da 10 tombe di Monte Sirai, tutte incluse nell’arco di tempo che va dalla fine del VI secolo a.C. alla fine del V (tabella 1): cioè dopo che la Sardegna era diventata provincia cartaginese, in seguito a una serie di guerre iniziate da Malco nel 540 a.C. e conclusesi nel 509 a.C.. Era diventata terra di conquista dell’impero punico, 400 anni dopo la fondazione di Cartagine da parte dei Fenici, il cui iniziale spirito di pacifici  commercianti doveva essersi un po’ perso. Quelle 10 tombe di cui si è analizzato il mDNA-ereditato per via materna-non sono cioè di un’epoca tutta rosa e fiori,e l’integrazione genetica non abbiamo assolutamente idea di come procedette: forse a volte fu volontaria, forse però anche no. I dati non consentono, in nessun modo, di parlare una integrazione amichevole certa come caso generale nello spazio e nel tempo: non certo per l’epoca analizzata.

I dati nudi e crudi sono esposti in tabella 1 (presi dal rif. 1). Alcuni, troppo pochi in realtà, campioni provengono anche dal Libano: uno è di epoca pre-fenicia, gli altri 3 di epoca tarda, tra VI e I sec. a.C. Non esiste DNA fenicio dei primi secoli del I millennio a.C.. E non esiste alcuna corrispondenza tra i campioni antichi libanesi e quelli di epoca punica di Monte Sirai.

Tabella 1 (dati dal rif. 1). I campioni da Monte Sirai includono: 3 tombe singole a fossa, una sepoltura in vaso, e due sepolture singole ma raggruppate (4+2 persone)
Ciò che ha fatto gridare estasiati alla integrazione tra Sardi e “Fenici”  sono “il 50% dei genomi di Monte Sirai” che corrispondono a 5 genomi mitocondriali come numero assoluto: sono quelli dell’aplogruppo H, con H1 e H3 ancora oggi caratterizzanti la Sardegna- definiti Sardinian-specific haplogroup (2). H3 in particolare da Monte Prama si presenta sotto forma di un aplotipo rimasto cristallizato nel tempo sia a Monte Sirai, sia in tempi moderni. L’unico a essersi conservato tale tra gli aplotipi antichi dalla Sardegna (Tabella 2, e fig.1).

Tabella 2. a. dati dal rif. 3, b. dati dal rif. 2

Fig 1. Relazioni tra gli aplogruppi antichi da Sardegna e Libano (fig. modificata dal rif. 1, congloba dati da 1 e 2); si vedano le tabelle 1 e 2 per le datazioni
Ciò che invece ha fatto parlare  di integrazione pan-Mediterranea sono tre aplogruppi di Monte Sirai e uno in Libano:  nel primo caso W5, N1b1a5 and X2b, la cui storia è molto incerta-ma che non si ritrovano in Libano per cui si ritiene che i “fenici” li abbiano importati sotto forma di donne da altre parti del Mediterraneo; nel secondo caso l’aplogruppo T2b3 da una tomba libanese del IV-I sec. a.C, probabilmente la sepoltura di uno straniero, anzi nell’artioclo si suppone che fosse uno schiavo (all’anima dell’integrazione!): “ [..] evidence that this individual belonged to a different socioeconomic class or ethnic group, perhaps a slave brought to Beirut from one of the Phoenician settlements.(1). Riguardo i 3 supposti aplogruppi arrivati in Sardegna con i Fenicio-Punici, gli studiosi scrivono : “ The proposed Phoenician lineages, W5, N1b1a5 and X2b are not found in Sardinians today, suggesting rare introductions, of the nature of single individuals rather than as representative of major colonizing groups(1). Quindi l’impatto a lungo termine di questa integrazione sul genoma dei Sardi futuri o/e contemporanei fu pressochè nullo.
Ed è davvero tutto qui: per quel che ne capisco molto poco per parlare di una integrazione generalizzata, nello spazio e nel tempo, mediata dai Fenici. A meno che non si voglia far passare un’epoca di conquista coloniale armata per un amichevole processo di integrazione, come nella vignetta in copertina: ricordo che sono gli autori stessi a parlare per Monte Sirai di “epoca del dominio cartaginese(1). E a meno che non si voglia far passare la riduzione in schiavitù per integrazione: ancora una volta sono gli stessi autori a ipotizzare che uno dei campioni dal Libano provenga da uno schiavo portato lì dai “commerci” fenici (1); del resto anche quello era, e purtroppo ancora è, un commercio (!!), ma farlo passare per integrazione amichevole è decisamente indigesto. E penso che lo sappiamo tutti come avviene l’integrazione genetica in epoca di conquista o/e di riduzione in schiavitù.
Ma non è tutto: nel 2010 la discontinuità tra periodo fenicio e periodo punico post-conquista (datata dagli autori al 525 a.C.) viene ampliamente sottolineata, nell’ambito di una analisi di rituali funerari a Monte Sirai (4); nello specifico si scriveva: “In the years between 1981 and 1987, 75 ground tombs of Phoenician attribution were dated between the late 7h century and ca. 525 .C, when the incineration rites were mainly practiced. Nevertheless, cases of inhumation were also coexisting. This may have derived from the local population, enforced by subsequent Carthago influence. As a matter of fact, it seems likely that the inhumation rite survived during and after the Carthaginiensis period because it was previously practiced by the inhabitants of Nuragic origin who contributed, together with the Phoenicians, to the population of the first urban nuclei of Sardinia. It is also accepted that, after the conquest of Mount Sirai by the Punics from Carthago dated 525 BC, and during later repopulation of the site by new colonists, the funerary rite changed suddenly. Thus, incineration was replaced by inhumation, according to what was well-established in Carthago as well as amongst the northern African populations. In this respect, it is also worth noting another Punic custom, consisting of the storage of infant bodies inside transportation amphora (‘enkythrismòs’).(4). Come mai M. Guirguis, co-autore nel rif. (1), nel 2010 distingueva nettamente tra il periodo fenicio e punico, parlando di una netta cesura e di nuovi costumi “enforced” cioè imposti dai conquistatori, e oggi, lo stesso autore, amalgama il tutto sotto la nuvola rosa, è un mistero. Ma non penso che ci verrà rivelato. Però è utile, per capire meglio la situazione e la netta distinzione tra epoca fenicia e d' epoca punica post-conquista (e distruzione) leggere quello che scrive Piero Bartoloni, il massimo studioso di Monte Sirai (5). E la dislocazione a Monte Sirai di famiglie nord-africane, di origine genetica pre-cartaginese,  spiega anche in modo molto più semplice la presenza di marcatori genetici estranei al pool punico.

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Per me l’aspetto più sorprendente di questo articolo del 2018 (1) è invece la pervicace persistenza di un aplogruppo, l’H3, che si è mantenuto in Sardegna dall’età del Bronzo Antico fino ad oggi, come Sardinian-specific haplogroup (tab. 1 e 2, fig.1). E che quello rintracciato a Monte Sirai sia uguale a quello pubblicato (e divulgato in gran sordina per pochi intimi) da Monte Prama, risalente a 500 anni prima (2, supplementary material). Per il DNA di Monte Prama di certo non è scattata la fanfara. La realtà dei dati scientifici, però, è che l’H3 di Monte Prama sopravvive immutato nei Sardi di oggi: evviva! (2).  

Un’altra realtà archeologica, ben consolidata, è che per certi punti o aree della Sardegna l’esistenza di comunità miste tra fenici e sardi era una realtà, ben testimoniata dai dati di cultura materiale (6): ma questo prima del periodo cui ri riferiscono le analisi genetiche, cioè prima della metà del VI secolo. Questa realtà non credo davvero che abbia bisogno di supporti genetici non corrispondenti, solo perchè i dati del periodo giusto non sono disponibili. Non si fa.

1.E. Matisoo-Smith , A. L. Gosling, D. Platt, O. Kardailsky, S. Prost, S. Cameron-Christie, C. J. Collins, J. Boocock, Y. Kurumilian, M. Guirguis, R. Pla Orquín, W. Khalil, H. Genz, G. Abou Diwan, J. Nassar, P. Zalloua, (2018) Ancient mitogenomes of Phoenicians from Sardinia and Lebanon: A story of settlement, integration, and female mobility. PLoS ONE 13(1): e0190169.
2. Anna Olivieri, Carlo Sidore, Alessandro Achilli, Andrea Angius, Cosimo Posth, Anja Furtwängler, Stefania Brandini, Marco Rosario Capodiferro,   Francesca Gandini, Magdalena Zoledziewska, Maristella Pitzalis, Andrea Maschio, Fabio Busonero, Luca Lai,Robin Skeates,Maria Giuseppina Gradoli,  Jessica Beckett, Michele Marongiu,  Vittorio Mazzarello, PatriziaMarongiu, Salvatore Rubino,  Teresa Rito, Vincent Macaulay, Ornella Semino, Maria Pala, Gonçalo R. Abecasis,  David Schlessinger,  Eduardo Conde-Sousa, Pedro Soares,  Martin B. Richards,Francesco Cucca, and Antonio Torroni "Mitogenome diversity in Sardinians: a genetic window onto an island's past." Molecular biology and evolution 34.5 (2017): 1230-1239 
3. Alessandra Modi, Francesca Tassi, Roberta Rosa Susca, Stefania Vai, Ermanno Rizzi, Gianluca De Bellis, Carlo Lugliè, Gloria Gonzalez Fortes, Martina Lari, Guido Barbujani, David Caramelli & Silvia Ghirotto, Complete mitochondrial sequences from Mesolithic Sardinia. Scientific Reports, 7, 42869.  
4.  Piga, G., Guirguis, M., Bartoloni, P., Malgosa, A., & Enzo, S. (2010). A funerary rite study of the Phoenician–Punic necropolis of Mount Sirai (Sardinia, Italy). International Journal of Osteoarchaeology, 20(2), 144-157. 
5. Piero Bartoloni, Monte Sirai, Delfino ed., 2004:”.” Secondo le convenzioni usuali, con il nome di Fenici vengono indicati gli abitanti della Fenicia o quelli di tutte le terre occidentali interessate dalla colonizzazione, nel periodo compreso tra le origini e la conquista cartaginese del Mediterraneo occidentale, avvenuta tra la metà e la fine del VI sec. a.C. Con il nome di Punici invece si intendono gli stessi abitanti delle colonie occidentali dopo l’intervento militare di Cartagine in Occidente. Con il nome di Cartaginesi, infine, vengono indicati gli abitanti di Cartagine. Non è neppure lontanamente immaginabile che tutti gli abitanti di cultura fenicia che occupavano Monte Sirai così come tutte le altre città della costa sarda fossero di origine orientale. Si deve pensare piuttosto ad una popolazione mista e composta da una minoranza di Fenici di Oriente e da una maggioranza di stirpe nuragica.[..] In ogni caso, come tutte le città fenicie di Sardegna, anche Monte Sirai uscì completamente distrutta dalla conquista cartaginese. La metropoli africana, che aveva conquistato la Sardegna per impadronirsi soprattutto delle immense risorse agricole dell’isola, inserì anche a Monte Sirai dei coloni trasportati dalle coste del Nord-Africa. Si trattava degli abitanti originari della costa africana, di stirpe neolitica e dunque già sul posto al momento della fondazione di Cartagine. I nuovi abitanti, di origine berbera e quindi portatori di una nuova cultura e di nuove usanze, trovarono una sistemazione attorno al Mastio e quindi ripristinarono solo una parte degli edifici circostanti questo luogo sacro, anch’esso devastato dagli eserciti cartaginesi. In particolare, è in questa occasione che venne rasa al suolo la torre nuragica che ospitava il tempio fenicio. Dopo la sua conquista, avvenuta attorno al 520 a.C., il centro di Monte Sirai, o meglio quel poco che ne restava, fu abitato da non più di tredici famiglie di stirpe nord-africana. Ciò si deduce dalla presenza nella necropoli relativa a questo periodo di tredici sepolture di tipo punico a camera sotterranea, che rappresentavano altrettante tombe di famiglia. Infatti, mentre in epoca fenicia era in uso soprattutto il rito della incinerazione del corpo in piccole fosse, invece in età punica, cioè dopo la conquista cartaginese, divenne prevalente il rito della inumazione dei defunti, che venivano sistemati all’interno di tombe a camera ipogea. In età punica i pochi abitanti di Monte Sirai, divenuta zona marginale ed economicamente depressa, si dedicarono soprattutto all’agricoltura e la vita sul monte trascorse più o meno tranquilla, ma certamente senza troppi soprassalti e con scarsi collegamenti commerciali se non con la vicina Sulcis, fino al 360 a.C. circa.[..] Mentre nei secoli precedenti aveva costituito un fondamentale nodo di scambio, l’intera sola fu accomunata al territorio metropolitano di Cartagine e fu rigorosamente chiusa ai commerci esterni. In particolare, cessarono praticamente tutte le importazioni dall’Etruria, instaurarono quelle con Atene, ma attraverso la mediazione Cartagine e sotto il rigido controllo dei suoi funzionari. A questo scopo la metropoli nord-africana stipulò con Roma e con molte altre città, soprattutto etrusche, alcuni trattati che di fatto imponevano una rigorosa limitazione ai traffici commerciali da e per la Sardegna, sempre e comunque sottoposti alla ferrea ispezione di Cartagine”
(6) Carla Perra, L’età del Ferro del nuraghe Sirai, Layers 1, 2016, 229-253


24 commenti:

  1. Ottimo. Ma bada che gli edifici del nuraghe dirai così come le case di sulla ecc. Pur essendo dati come di tipo fenicio(come al solito...) Sono in realtà in tecnica locale. Le capanne sono a pianta rettangolare con doppio paramento murario per lo zoccolo di pietra e alzato in mattoni crudi. Proprio come le facevano gli eneolitici in Sardegna e come le fecero anche i nuragici p.e. sa osa cungiau e finta ed altri.

    Le fortificazioni dell' nuraghe dirai in realtà...pur essendo date come Fenice non hanno confronti ne in libano ne a Cartagine per ammissione di Perra che imperterrita le vuol definire Fenice...allora va a cercarsi altri esempi in Spagna dove pure andarono i Fenici...ma non trova casi del tutto simili neppure in iberia.

    Certo che la integrazione di qualche fenicio fu pacifica nei secoli precedenti al periodo punico. Perché pochi Fenici non potevano sovvertire il potere nuragico. Ne devono stupire luoghi di culto e cimiteri con influenze allogene. Nel mondo antico molto spesso erano più tolleranti di noi già solo per il fatto di essere politeisti ma non è che un sacello per di più dentro un nuraghe è priva di dominio politico fenicio e di meticciato. Non scherziamo.

    Condivido in pieno le considerazioni sulla articolo. È una caramella con la buccia del meticciato arcobaleno pacifista che nasconde il colonialismo le guerre ed il domino punico che costrinsero la Sardegna alla arretratezza.

    Questa è la verità. I Fenici non ci portarono chissà quali innovazioni. Io credo nemmeno la città. Anzi questa ci impedirono di raggiungerla autonomamente stroncando i progressi della civiltà nuragica.

    I Fenici ci portarono solo colonialismo, la segregazione insulare e la vera recessività per dirla alla Lilliu

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    1. Hai notato il silenzio totale degli archeologi della Sardegna su questo articolo? perfino dei fenicisti più convinti? a parte i co-autori, ovviamente.
      Ci si sarebbe aspettati che lo sventolassero come la bandiera della Pace e della fratellanza universale, su tutti i social, invece non lo hanno fatto e non lo stanno facendo. Ed è già passata ben più di una settimana. Sanno bene che c'è qualcosa che non va.

      Inoltre dopo questo tam-tam mediatico, innescato da una vera e propria sovrastima dei dati...all'indietro, ci vuole un bel coraggio ad accusare gli appassionati di avere fantasia o peggio.

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    2. Un gioco di probabilità e di egemonie che si stanno rivelando assai instabili su piedistalli di cristallo e suolo franoso.
      Basta vedere anche le risposte, una più farraginosa dell'altra che la Treccani sta "sfornando" ai lettori, dopo la segnalazione delle incongruità e delle offese alla Storia Sarda perfino nell'Enciclopedia Treccani per i Ragazzi.
      Orni

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  2. devo disattivare il t9...non riesco a leggermi!

    non ci conto tanto sul fatto che ci saranno critiche a questo articolo da parte dell'archeologia ufficiale. lo infileranno nella bibliografia a favore del meticciato e della integrazione pacifica e via... tanto tutto fa brodo.

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    1. No, non ci saranno; è probaible che verrà citato nel senso che dici tu, magari rimandando a una noticina in cui si scrive "Per la verità il DNA studiato si riferisce a un'epoca leggermente posteriore, ma ciò non cambia il dato archeologico dell'integrazione sardo-fenicia".
      Intanto però ora tacciono tutti, perfino i più accaniti sostenitori del meticciato: questo articolo, se preso tout-court, farebbe cadere il concetto di "conquista cartaginese" -cioè metà archeologia sarda! assurdamente, ha fatto perfino saltare di gioia il partito avverso-quello dei "sardi-mai-vinti", che adesso ritiene di avere le prove genetiche della non conquista! ti rendi conto dell'assurdità della situazione?

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  3. Il fatto è che si sta dimostrando sempre più che la stragrande maggioranza degli abitanti era sarda e che invece molto pochi furono i forestieri che si installarono in pianta stabile. A Sant'Imbenia c'erano di sicuro i navigatori sardi con qualche nave fenicia e non il contrario. E così altrove nelle coste sarde. Se è vero che i Sardi arrivano e si installano a Commos nel XIII -XII secolo a.C. (e ci stanno per due secoli!) vuol dire che ci sono esperienze marinare sarde (non mediate da nessuno) di più di sette secoli prima della cosiddetta 'colonizzazione' punica. Ma anche in periodo punico io non credo che molti fossero i Cartaginesi presenti nelle coste sarde occidentali e meridionali. E' tutto estremamente nebuloso per quel periodo (V -IV secolo a.C.) che si chiama 'punico' (la stessa guerra di Malco è un mistero) tanto che le iscrizioni della costa tharrense e del Sinis in genere mostrano ancora la vivacità della scrittura nuragica in mix, cioè della scrittura dei santuari sardi, che dura sino al III secolo d.C. Tharros è città ancora nuragica, nuragicissima e non cartaginese e tutto il Sinis doveva essere così. Io penso che la punicizzazione dell'isola fosse un po' come il 'pisanizzare' o la 'genovizzare' in periodo medioevale. Erano i Giudici che, proprio per la loro potenza e 'apertura' mediterranea e continentale, 'prendevano' da culture diverse ma sempre Giudici sardi restavano. Tanto che mi sembra assurdo, come fa Zucca, parlare di distruzione delle statue di Monte ' Prama ad opera dei Cartaginesi. Dove stanno le prove? Forse c'erano degli avamposti cartaginesi, più frutto di patti che di conquiste ma la 'vita' in generale continuò ad essere nuragica, sia per territorio che per popolazione. Del resto, solo così si può immaginare l'entrata in campo di un dux come Amsicora di Cornus nella guerra contro i Romani alla fine del III secolo a.C. e solo così si possono capire le serie monetali amsicoree con la presenza del toro con simbologia soli -lunare e dove, addirittura, si dice che Amsicora è 'figlio del toro'. Cara Aba, io capisco poco o niente di genetica ma una cosa penso di sapere dopo venti anni di ricerca: che c'è una continuità ferrea di civiltà nuragica che, pur con tutte le inevitabili 'modifiche' storico -sociali (più interne che esterne) dura dal XVI secolo a. C. al III secolo d.C. La religione monoteistica yhwhistica e la scrittura organica ad essa durano senza soluzione di continuità. L'ideologia monoteistica dei bronzetti della Sardegna del XIII -XII prosegue a Monte 'e Prama e quindi, devo supporre che già prima di quel periodo (forse sin dall'eneolitico) i sardi fossero sempre gli stessi. Ma con un dato molto rilevante anche per la genetica: che erano indoeuropei ma (non si sa né perché né per come) avevano una religione con rituali e lingua di tipo semitico. Se io ho capito almeno un po' di quel che state dicendo vuol dire che la genetica mi dovrebbe dare (ammesso che lo si possa per quel periodo) sempre lo stesso H3 di Monte 'e Prama ma con presenza genetica orientale (siro palestinese).

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    1. Senza maggiori dati e soprattutto senza il DNA di linea paterna, non si può dire molto. Ma il punto di questa mia critica non è quello che pensi tu, o quello che penso io sulla conquista cartaginese; e non sono certo i dati genetici, presi e presentati in modo incontestabile e anche ottimo. Il punto è che i dati DNA di una epoca di un singolo sito (con una congiuntura politica particolare nel tempo e nello spazio: piaccia o meno c'è un livello di distruzione)-fanno trarre agli autori conclusioni che sono applicabili a un secolo prima, addirittura estendendole nello spazio pan-mediterraneo.
      Cioè gli autori non dubitano affatto della conquista armata cartaginese! eppure in pratica ci stanno dicendo che sì, vi fu conquista armata ma con... integrazione amichevole (e ovviamente sono i fenici -che poi sono punici-a essere amici dei sardi, non viceversa). E' questa contraddizione che sto criticando.

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  4. A dire il vero Zucca e Stiglitz e qualche altro sono gli unici archeologi che parlano di distruzione d Monte prama, nel VII a.C. ad opera dei Fenici di Tharros; e sottolineo Fenici. A favore dei Punici per adesso vedo posizionati Bartoloni e Bernardini.

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  5. Fenici VII sec. a.C.;
    Punici IV sec a.c.

    se si accetta l'ipotesi dei punici si accetta che i Nuragici dominarono il Sinis, il Monti ferru, e pure Tharros sino al IV sec a.c. Che furono i Nuragici ad inviare la statua di Sardus a Delfi, e che infine la "morte del nuragico" nel VII sec .a.c è un errore madornale.

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  6. Ho fatto, proprio a Zucca, un'obbiezione che non mi pare di poco conto. Mai e poi mai i Sardi di Monte 'e Prama e della Sardegna tutta si sarebbero alleati, poco più di un secolo dopo, con chi aveva distrutto le statue degli eroi (o meglio le statue dei piccoli faraoni tori semidei). Amsicora è uno dei discendenti strettissimi di quella 'religio' taurina. Mica un sardo -punico (e naturalmente 'latifondista') come fanno i decostruzionisti!

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  7. Gigi scusami queste considerazioni sono sacrosante o quanto meno si possono discutere, ma non è quello il punto del mio articolo: non è importante quello che pensi tu, o io o Danilo o altri della dominazione cartaginese o meno. L'importante è ciò che pensano e scrivono gli autori A CHIARE LETTERE: scrivono che il DNA analizzato da MONTE SIRAI rientra pienamente nel PERIODO DI DOMINAZIONE CARTAGINESE A MONTE SIRAI. E questo periodo di dominazione cartaginese a Sirai lo vogliono far passare, 4 pagine dopo e abstract e comunicazione ai media, per un periodo di integrazione pacifica e amichevole. E' questo che non ci sta proprio! Evidentemente non sono riuscita a spiegarmi, ovunque mi attaccano sul fatto che io abbia "umiliato" i Sardi dicendo che vi fu dominio cartaginese, o stanno a discutere del dettaglio genetico. Non hanno capito che io ho criticato qui la sovrainterpretazione spazio-temporale-consapevole-dei dati (di per sè, ripeto, eccellenti) a livello di conclusioni, di titolo, di abstract , di diffusione mediatica.

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  8. Hai ragione Aba. Spesso anch'io mi faccio 'trascinare' e trascuro il 'perchè' dell'articolo postato. La contraddizione è palese. E l'informazione è sbagliata e deviante. Hai fatto benissimo a rimarcarla. Ma sai bene che (genetica o non genetica) toccare il 'tasto' colonizzazione punica spinge a discuterne. A proposito o a sproposito.

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    1. Figurati, sono riuscita a inimicarmi tutti con questo post: il partito di quelli che ritengono i Punici degli angioletti venuti a portare la civiltà, e il partito di quelli che ritengono che nulla e nessuno abbia mai sconfitto i Sardi. Tra un pò mi impediranno l'ingresso in Sardegna con una petizione popolare!

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    2. Puoi sempre mettere una barba finta e parlare un italiano in cui le parole finiscano con -u oppure con -os. Insomma, come una emigrata di ritorno.

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    3. Sì proverò a fare così, come fanno a Paperissima quando vogliono fare parlare i cani in Sardu.

      Sai cosa? La notizia che uno degli aplogruppi caratterizzanti i Sardi di oggi-cioè l'H3, è stato trovato pressochè invariato nel DNA mitocondriale di Monte Prama, ha avuto meno risonanza mediatica-certo non ha fatto il Giro del Mondo, neppur e il Giro d'Italia, manco il Giro di Sardegna.
      Questa notizia è nota nell'orbe terracqueo a pochi intimi; anzi, quasi a nessuno. E siccome era una comunità endogamica, non mi stupirei che di tali H3 a Monte Prama ce ne fossero altri, molti altri. Ma sottolineare questo diverebbe subito una roba da razzisti: se il DNA serve a "confermare" che i fenici erano amici degli antichi Sardi (non il contrario bada bene! perchè voi siete sempre stati riottosi) allora va bene; se invece fa vedere che si è conservato il genoma di una nobile schiatta, il DNA fa schifo. Povero DNA, quante responsabilità sociali!

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    4. Sì il genoma di una 'nobile schiatta' hai fatto bene a dirlo. Non è mitopoiesi: è realtà. E io ho un petto da tacchino. Che vuoi che me ne freghi di quello che possono pensare i 'giacobini'.

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  9. No è il contrario, mia cara! E lo sai bene. Qui ci sono sempre tappeti e fiori per chi si batte per la verità scientifica e per il rigore nella presentazione dei dati. I veri scienziati sono i benvenuti, non i chiacchieroni e gli approssimativi. Naturalmente non da parte di tutti: ché la Sardegna è anche questo: strana nel rifiuto e nella negazione, sino all'incomprensione più totale.

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    1. Però mi dovrebbero anche spiegare cosa c'è di non chiaro nella frase che scrivono "This period of use coincides with the Carthaginian dominion in Sardinia (starting at the end of 6th century BCE)." Non l'ho certa scritta io, la scrivono gli autori. Certo potevo essere più sintetica: "“Dna svela, fenici amici antichi sardi” ? I fenici saranno stati amici degli antichi sardi, ma non lo svela il DNA. Non questo per lo meno.

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    2. Cara Aba,mi sembra molto chiaro ciò che scrivi ed è difficile contestarlo.

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  10. Lo studio della scrittura nuragica fa emergere l'uso sistematico di vocaboli semitici tratti direttamente dall'Antico Testamento. Potrebbe essere questo l'anello che unisce la tribù di Dan biblica ai Śardan; quella tribù che ad un certo punto della peregrinazione nel deserto, scompare dalla scena biblica. In Giudici si parla dei Daniti che attendono alle loro navi. Sarà in quel momento che la tribù di Dan si preparava all'imbarco per tornare alla terra dei propri avi portandosi dietro usi, costumi e lessico religioso appresi in terre lontane? Sarà in quel momento che si portarono dietro un drappello di Fenici-Cananei?
    A proposito di Cananei mi sono imbattuto nel significato ebraico di tale nome: כנען che altro non significa se non “mercante”.
    Questo spiegherebbe molte cose!

    Una precisazione esplicativa: il termine semitico “sr” che significa “signore” è scritto in ebraico שׂר (puntino sulla sinistra) e si legge con “s” di “sole”; per tanto è giusta la pronuncia “Sardan” e non “Shardan”. Infatti שׁר (col puntino sulla destra) in ebraico ha il significato, a seconda del contesto e relativa vocalizzazione, di “cantore” oppure di “bracciale”.

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  11. Siete troppo avanti rispetto al sistema "palude"che tutto affossa.

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  12. Dici che i Daniti arrivarono in Sardegna? Forse nella Preistoria.
    Nella Storia in Sardegna sono approdati sempre e solo i Dannati, qualunque lingua parlassero, anche se muti.

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  13. Prendo lo spunto dall'ultimo commento di francu, sempre ironico, per esporre un personale pensiero, come tale privo di ogni rigore scientifico. Ho visto recentemente l'altare di Accoddi. Mi avevano parlato di ziggurat. Osservando il lato destro del monumento dal lato della rampa, quello che mi pare scavato da Contu, ho potuto notare una impressionante somiglianza con il paramento murario di Sa Cuccurada di Mogoro, anch'esso nato come un protonuraghe. Questo per dire che troppo spesso si guarda a oriente, quando i germi erano già ben radicati nelle culture neolitiche autoctone.

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  14. Più che ironico, caro Ergian45, era amaro. Il mio personale intervento nella campagna elettorale.
    Come avrai notato dalle cronache di questi giorni, la storia si ripete con cinica ciclicità: se i Giudici di Cagliari fecero l'occhiolino ai Pisani e quelli di Torres ai Genovesi, ti fa meraviglia il fatto che i capitani dei Rossomori, autentici eredi dei Giudici di Karales, provino a strizzareo l'occhio bendato agli eredi di Alberto da Giussano?
    Per fortuna, abbiamo tutto da guadagnarci, come la storia insegna.
    Fosse pure solamente un posto da attacchino a Ponte di legno.

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