- Confronto tra reale e virtuale
Lo spunto per questo
articolo mi è stato dato dal recente incontro avvenuto a
Villanovaforru in occasione dell'ArcheoMeet – incontri e scontri
sull'archeologia sarda - di domenica 28 luglio. In particolare la Dr.
Marina De Franceschini, archeologa votata all'archeoastronomia, ha
posto l'accento sulla necessità di constatare in loco le
manifestazioni luminose (ierofanie) legate al sacro. Concordo in
pieno con questa asserzione che è indice di metodologia seria e
corretta, che si presume tutti gli archeoastronomi debbano praticare.
Non basta la misurazione angolare più o meno precisa di un evento
legato ad un particolare momento del moto degli astri; e ancor meno
basta per eventi luminosi che anziché limitarsi ad orientamenti del
primo tipo, sono inquadrabili in quelli del secondo tipo.
Ora, aprendo una
parentesi, le due categorie appena citate ho avuto modo di descriverle nel mio
saggio sul pozzo di Santa Cristina, ma è bene qui riproporre la
spiegazione su cosa si intenda per orientamento del primo o del
secondo tipo:
L'osservazione
di eventi luminosi si divide in due grandi categorie.
La
prima categoria è sicuramente quella più antica e più elementare;
in sostanza il rito celebra e il celebrante “osserva”
direttamente la “divinità” solare; come avviene a Monte Baranta,
a Maymoni, presso lo scarabeo di Sa Rocca tunda o il circolo
megalitico di Is circuìtus; lo stesso vale per gli orientamenti da
“muridinas” a nuraghe Crabia di Narbolia, nuraghe Marra di
Busachi e nuraghe Goronna di Abbasanta per citarne alcuni; luoghi da
dove si traguarda il sole lungo l'orientamento indicato da un
particolare punto di mira; e questo avviene solo all'alba o al
tramonto, quando l'astro, che sia una stella, il sole o altro oggetto
del sistema solare, è in corrispondenza di una precisa linea di
riferimento: l'orizzonte locale. Nel caso del sole tale posizione
coincide con la ridotta intensità luminosa che consente la visione
diretta della stella.
Per
tanto possiamo schematizzare l'osservazione in questo modo:
Dato
temporale dell'evento da ritualizzare: equinozio, solstizio, etc.
dato
astronomico: astro adagiato all'orizzonte
1°
dato topografico: posizione di un primo elemento fisso lontano
dall'osservatore o all'orizzonte locale
2°
dato topografico: posizione di un secondo elemento fisso vicino
all'osservatore
3°
dato topografico: l'osservatore stesso, tale che la posizione del
sole, i due dati topografici e il dato astronomico siano sulla stessa
linea.
La seconda categoria riguarda riti legati sempre a momenti
cruciali del ciclo solare, ma col sole ben alto nel cielo e per tanto
non osservabile direttamente; questo avviene nel Nuraghe Santa
Barbara di Villanova Truschedu, nuraghe Zuras, nuraghe Aiga, Porta
del sole di Murru mannu in Tharros, Pozzo Sacro di Sant'Anastasia e
Pozzo sacro di Santa Cristina. Per quest'ultima categoria
l'espletamento della funzione in modo puntuale ha la necessità del
posizionamento di un particolare architettonico che supplisca alla
impossibilità di guardare direttamente il sole; per tanto nel
nuraghe Santa Barbara di Villanova Truschedu vi era posizionato un
altarino che segnava il momento esatto dell'evento (ossia il momento
di stasi del percorso solare prima della marcia indietro); nel
nuraghe Aiga abbiamo la nicchia centrale dove si proietta il fascio
luminoso; nella porta rituale di Murru mannu in Tharros è la
dimensione della ierofania che determina il momento esatto
dell'evento. Per tanto questa seconda categoria ha bisogno, per
funzionare, dei seguenti elementi:
dato
temporale: data legata all'evento solare
dato
astronomico: il sole che si muove nel cielo
1°
dato architettonico vicino all'osservatore, che funge da fulcro
2°
dato architettonico sempre vicino all'osservatore che funge da
obiettivo
Come
si può notare nella seconda categoria abbiamo solo quattro elementi
che definiscono l'allineamento astronomico; manca l'osservatore quale
fattore del dispositivo.
In
sostanza, se nella prima categoria di eventi astronomici il sole è
elemento passivo e l'uomo è elemento attivo, tanto che i raggi del
sole lo investono illuminandolo in un bagno di luce “divina”;
nella seconda categoria esso (il sole) è elemento attivo e
predominante; è lui che determina la ierofania e l'uomo assiste in
maniera defilata all'evento, non né fa parte, e dai raggi solari non
è neanche illuminato, quasi che il timore di quella luce,
potentissima quando è alta sull'orizzonte, gli incuta paura e lo
releghi a spettatore timoroso della divinità.
Potrebbe
essere questo il fondamento di questi ultimi riti, per i quali la
causa sarebbe la radicale modifica di percezione della divinità, non
vista più come entità lontana all'orizzonte, ma una entità che
materialmente sembri si avvicini allo “adam” da Lui creato, entri
nella casa a Lui dedicata (nuraghe, pozzo sacro, porta rituale), per
cui l'uomo lo sente più vicino a se nelle sue preghiere e nei suoi
bisogni materiali, e confortato in quelli spirituali.
Per quanto concerne la registrazione delle date nella seconda
categoria di eventi astronomici; la mancanza di uno dei quattro
elementi necessari mette in crisi la comprensione del rito.
Nel
caso del nuraghe Santa Barbara di Villanova Truschedu, abbiamo:
la
data da ritualizzare:
solstizio
d'inverno, che però diventa nota solo in funzione della presenza di
tutti i particolari.
il
sole in movimento
la
finestrella di scarico che funge da fulcro
mancava
l'obiettivo; "elemento" che poteva inficiare la
comprensione dell'evento. Obiettivo materializzato da un piccolo
altare, che per fortuna è stato dimostrato esistesse in passato.
Nel
caso della porta rituale di Murru Mannu in Tharros, abbiamo:
il
sole in movimento
la
porta che funge da fulcro
la
dimensione del triangolo equilatero che funge da obiettivo
ma
il dato temporale associato si rivela inusuale: 22 di aprile. Dato
incomprensibile perché non registrato.
Nel
caso del pozzo sacro di Sant'Anastasia, abbiamo:
il
sole in movimento
il
doppio fulcro costituito dallo specchio d'acqua del pozzo che
rifletteva i raggi solari e dall'oculo in sommità della tholos
il
doppio obiettivo costituito dall'oculo della tholos e dal bacile dove
veniva proiettato il fascio luminoso.
Anche
qui il dato temporale associato è inusuale: 21 di aprile. Il dato
temporale si rafforza perché registrato in altra sede.
Nel
pozzo sacro di Santa Cristina, abbiamo:
il
sole in movimento
lo
specchio d'acqua che funge da fulcro
il
12° anello che funge da obiettivo.
Anche
in quest'ultimo caso il dato temporale associato è il 21 di aprile
(!). Il dato temporale è registrato per ben tre volte. Si prefigura
intenzionalità di registrazione di quella che potrebbe essere una
data fondamentale nella vita di quelle antiche popolazioni.
Chiusa la necessaria
parentesi, sembra ovvio, se non banale, rimarcare che con tutta
evidenza le ierofanie del secondo tipo, che coinvolgono in genere un
ambiente architettonico (e in questi inserisco in modo un po'
azzardato pure le grotte nel momento in cui queste sono utilizzate dall'uomo anche per manifestazioni ierofaniche), debbano essere pure verificate in loco
alla stregua di quelle del primo tipo; e questo almeno per prudenza. Ci sono
casi, però, per i quali questa verifica in loco non è possibile
effettuarla per via di impedimenti di varia natura: parziale o totale
distruzione del manufatto che determina(va) e accoglie(va) la
ierofania, o superfetazioni di vario genere che possano impedire la
manifestazione luminosa. In questi casi sarebbe estremamente
difficile dimostrare l'esistenza di una qualche manifestazione
ierofanica, ma da qualche anno a questa parte ci viene in soccorso la
modellazione 3D; un tipo di software capace di simulare al computer le
fattezze del monumento e come la luce del sole interagisca con esso
lungo tutto l'arco del giorno, tutti i giorni dell'anno.
Il primo approccio con
questa metodologia lo ebbi quando studiai la ierofania luminosa che
si manifesta nel nuraghe Santa Barbara di Villanova Truschedu i
giorni attorno al solstizio d'inverno; potendo dimostrare in modo indiretto con
la modellazione 3D il preciso intendo di quelle antiche genti nel
voler realizzare l'immagine luminosa di forma taurina. Il motivo sta
tutto nell'aver scoperto mediante il modello in 3D che quella
immagine il 21 di dicembre e solo quel giorno passava per il centro
dell'altarino che era posizionato all'interno della camera nuragica.
Quell'altare segnava a mò di gnomone il giorno esatto del solstizio.
Senza il modello in 3D non sarebbe stato possibile affermare questo,
a meno di complicati calcoli e ricostruzioni mentali che, benché si
possa essere allenati, danno solo una idea dell'evento che si vuole
dimostrare.
Certe manifestazioni
poi, è possibile dimostrarle solo in parte, Tant'è che nel saggio
sul pozzo di Santa Cristina ho desistito dall'uso del modello 3D
perché con SketchUp non è possibile riprodurre la riflessione
luminosa nell'acqua, per tanto sarebbe stato del tutto ininfluente
disporre del modello (benché lo abbia realizzato. Nell'immagine di
copertina della decima e ultima parte dello studio vi è una immagine
stilizzata).
Ma veniamo ad un caso
che è emblematico della potenzialità di questa metodologia. Mi
riferisco all'evento che avviene nella chiesetta campestre di
S'Eremtia Matteu di Narbolia, a proposito della quale scrissi assieme
al Prof. G. Sanna, con fotografie di Stefano Sanna, un articolo intitolato S'eremita Matteu - Esame autoptico di una chiesa.
In quella chiesetta,
ormai diroccata, per la quale si auspicherebbe un urgente restauro,
si verifica un evento ierofanico il giorno degli equinozi. In
sostanza il 21 di marzo e il 23 di settembre la luce del sole,
entrando dall'oculo posto sopra il varco che ospitava la porta
d'ingresso al tempio e da questo incanalata e costretta, viene
proiettata sulla parete laterale sinistra a formare una sorta di quadrilatero luminoso inclinato, corto d'altezza e lungo di base, con un
arrotondamento sul lato destro corto. L'immagine è frutto della
particolare conformazione dell'oculo che, esternamente è di forma
circolare, mentre internamente è di forma pressoché quadrata, per
tanto i lati “a, b e c”
dell'immagine (Fig.1) sono creati dal quadrato interno, mentre il lato curvo
“d” è creato dal
bordo circolare esterno dell'oculo.
Fig. 1
L'immagine che ne risulta, vista
da un osservatore posto difronte alla parete di proiezione è
inequivocabile. Nel saggio scrissi: “... Torniamo
però ancora un momento sul particolare punto della celletta che
viene illuminato agli equinozi. Il dato ci sembra di grande valenza
simbolica se consideriamo la particolarità di quel preciso luogo
della celletta, che la geometria descrive come angolo triedro che,
per traslazione, potremmo identificare quale immagine del triangolo
pubico, rappresentato, guarda il caso, anche in uno degli elementi
costitutivi della stella di Ištar. Solo un caso? Può darsi, ma non
escludiamo a priori la possibile intenzionalità.
Ancora
geometricamente: il vertice del triedro è il punto adimensionale
dove convergono gli spigoli dei tre angoli diedri; è il punto dove,
come in un imbuto, è convogliata la luce solare che in un dato
momento vi incide, ed è contemporaneamente femmina e maschio;
femmina se pensiamo al triedro come figura concava e maschio se la
consideriamo convessa; la stessa simbologia del nuraghe, se vogliamo,
dal momento che anche questo è contemporaneamente fallo (convessità
esterna) e vulva (concavità interna).
Per
quanto metaforica possa essere l’immagine, nella celletta è
celebrato, due volte l’anno, l’atto riproduttivo; d’auspicio
all’equinozio d’autunno, di ringraziamento a quello primaverile.”
In
quel saggio non postai le fotografie che qui propongo e per un motivo
ben preciso: il saggio fu pubblicato il 7 marzo 2017 mentre la
fotografia fu scattata il giorno 21 equinozio di primavera.
Qualcuno
potrà pensare che abbia fatto un azzardo nel pubblicare il saggio
prima di averne la conferma, ma vi posso assicurare che, da buon
geometra, ero sicuro dei miei calcoli, come ero e sono sicuro di
quanto asserisco sulla cosiddetta “Postierla di Murru mannu in
Tharros”, per la quale tutt'oggi non vi è possibilità di
verifica.
E
qui, aprendo una parentesi, ne approfitto per lanciare una "petizione" agli
archeologi di buona volontà: - Richiedete i fondi per poter
“disseppellire” il corridoio della postierla (è mero lavoro
muscolare perché non vi sono più reperti depositati), per liberare
il varco dai conci isodomi che la occludono e ricostruire in maniera
posticcia, s'intende, la parte mancante del corridio, per poter
assistere il giorno 22 di aprile e il 20 di agosto all'impareggiabile
ierofania luminosa.
Chiusa
la parentesi e riprendendo il discorso lasciato, posso asserire con
tutta tranquillità che la modellazione 3D, se realizzata con tutti i
crismi scientifici, è estremamente attendibile.
Per
tanto invito tutti gli archeoastronomi di avvalersi di questa
metodologia, che al di là della “prova”, da grande soddisfazione
nel riproporre, benché virtualmente, tutta la magnificenza del
monumento studiato.
➽ segue
➽ segue
OK. I dati sono verificabili e il metodo (filologico) corretto. C'è la scienza. E l'elucubrazione, che pretende la sua parte nel 'rischio', è sempre fatta presente con rara onestà. Spero tanto che ti ascoltino (ti leggano). Ma dici bene: si dia tempo al tempo. Quante belle cose verranno fuori!
RispondiEliminaDiscernere tra dato scientifico ed elucubrazione è sempre d'obbligo, dato che il primo ha bisogno della seconda per esser spiegato, ma in fin dei conti quest'ultima non è necessaria alla prova, ma aiuta.
RispondiEliminaViceversa l'elucubrazione spiega in termini scientifici un dato evento, secondo un rigido e fluente ragionamento teorico, ma senza il dato scientifico che la supporta nella realtà dei fatti, rimane una teoria bella e avvincente quanto si vuole,ma sempre una teoria. In ragione di ciò l'elucubrazione per essere accettata ha necessità del dato scientifico.
Per quanto riguarda il suo auspicio, caro Professore, è veramente questione di tempo da dare al tempo, prima o poi la piccola crepa aprirà un varco nell'immobilismo intellettuale. Qualche segnale già vi è!
Da tanto tempo mi ero imposta di non entrare in questo blog perchè cercavo di staccarmi da questo amore infinito per la mia terra,le troppe emozioni fanno male al cuore ,però mi rendo conto che non mi è possibile.Grazie ancora al signor Angei e a tutti coloro che mi illuminano con le loro scoperte.
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