domenica 2 maggio 2021

I falli di S'Uraki? bugne e mensoloni!

 

di Sandro Angei

Premessa

Qualche giorno fa ho ricevuto dall'amico Andy Bostro, pseudonimo di Andrea Mulas, una mail con allegato un filmato. Qui si vede un concio di forma pressoché isodoma che reca scolpita in rilievo una protuberanza di forma alquanto particolare.

 Andy, impegnato nella divulgazione della cultura sarda, ha pensato bene di rendere pubblico il suo rinvenimento denunciando, tramite la testata giornalistica linkoristano,  l'abbandono del sito archeologico di s'Uraki di San Vero Milis dove il reperto in questione è situato.

 

martedì 27 aprile 2021

Yahveh, Ospitone e sant’Efisio

 de Francu Pilloni


Certe volte, ad apprendere di storia, si prende un manrovescio in piena mente.

Non ricordo in quale occasione seppi che un Papa di Roma scrisse a un capo dei Barbaricini una lettera di cui fu riportato un brano.

Come tanti, per non dire come tutti, ignoravo tutto della storia della Sardegna, se non gli episodi addentellati con la storia di Roma, della Spagna e dell’Italia, riportati sempre dal punto di vista degli altri. Voglio dire che nei libri avevo letto non che la Sardegna fu conquistata dai Romani nel 238 a. C., ma che Roma conquistò la Sardegna. I due assunti sembrerebbero dire la stessa cosa, ma non è così perché nella prima espressione vengono sottintese le ripercussioni che il fatto comportò per la Sardegna, mentre nella seconda sono implicite esclusivamente le implicazioni per la politica espansiva del vincitore.

Comunque allora sapevo riportare in italiano la non difficile frase latina: “Dum enim (Mentre infatti) Barbaricini omnes (tutti i Barbaricini) ut insensata animalia vivant (vivono come animali insensati), Deum verum nesciant (ignorano il Dio vero), ligna autem et lapides adorent (ma adorano legni e pietre)”.

Mi saltò subito agli occhi che i Barbaricini adoravano “legni e pietre”, ciò che me li fece assimilare agli Indiani dei film western, nei quali avevo visto che cantavano, si dipingevano il viso e ballavano intorno a un totem. Forse fu perché i Pellerossa mi erano simpatici e tifavo per loro contro la cavalleria, ma l’accostamento non mi dispiacque.

Mi turbò invece il fatto che si affermasse che vivessero come insensata animalia che, a metterlo in sardo, sarebbe comente una brebei media, come una pecora pazza, la quale cioè ha perso il senso del gregge, vaga per conto suo e si perde nella campagna, incapace di rientrare all’ovile.

Quest’affermazione mi parve insopportabile, sebbene fosse rivolta ai Barbaricini, da sempre in polemica con noi sardi delle pianure e delle colline. In fin dei conti, offendeva anche me come sardo che, quanto a indipendenza di spirito e di intolleranza alle ingiustizie, non avevo niente da apprendere.

Ricordo pure che il capo dei Barbaricini a cui era indirizzata l’epistola si chiamava Ospitone. Un nome che mi pareva più un soprannome che un nome proprio, così come diciamo giangalloni a uno molto alto. Se fosse stato campidanese, si sarebbe chiamato Ospidoni o meglio Aspidoni: Aspidoni da aspidu, vale a dire “aspro”, riferito a un individuo con cui risulta complicato anche dialogare? Che Ospitone avesse un caratteraccio?

Credo che non si abbia traccia di un’eventuale risposta di Ospitone. E questo è un peccato!

Mi sarebbe piaciuto sapere se Ospitone avesse ingoiato liscio quel “Tutti i Barbaricini (Barbaricini Omnes) vivono come pecore pazze”, visto che pure lui era nel mazzo dei Barbaricini: se gliel’avesse lasciata passare, da una parte mi sarebbe dispiaciuto come sardo, dall’altra avrei goduto come campidanese, constatando che i Barbaricini sono dei duri, ma solo a parole.

Sono passati degli anni, molti in verità, e ho avuto modo di leggere la santa lettera di Gregorio I Magno, suppongo recapitata a mano ad Ospitone da un vescovo Felice “suo fratello” e da Ciriaco “suo figlio”, i quali venivano raccomandati ad Ospitone perché ne agevolasse l’opera per cui erano stati mandati presso i Barbaricini, vale a dire, per convertirli al cristianesimo.

Non ho ulteriori notizie di Felice e di Ciriaco, né so se riuscirono a convertire alla nuova religione i Barbari o se fossero stati i Barbari a convincerli a prendere i loro usi e i loro costumi.

In effetti, tra la sessantina di santi a nome Felice, non c’è alcuno vissuto o morto poco dopo il 594, anno in cui è datata con certezza l’epistola santa del Papa Magno. Né si ha memoria di un Ciriaco, martirizzato in Barbagia in quel lasso di tempo.

D’altra parte, che cosa poteva mostrare di concreto della nuova religione il vescovo Felice se non una croce, di legno che fosse o di metallo?

Nella mente (insensata) dei Barbaricini, questi legni incrociati presentavano una differenza sostanziale se paragonati a una statua di granito o a un totem di legno, se non che fossero tutti rappresentazione di ciò che era proibito rappresentare?

Oppure Ospitone stesso finì come Efisio, il martire di Nora, che venne ucciso dai suoi per questioni meramente religiose?

Oggi non solo si sospetta, ma è stato accertato da documenti scritti del periodo nuragico, che la divinità unica dei Sardi avesse il nome di Yahveh, simile a quello degli Israeliti, anche se quello sardo pare avesse origine cananaica e non ebraica.

Il Dio di Israele era (è) un Dio unico, intransigente e collerico; quello cristiano, se stiamo alla predicazione di Gesù, è diventato misericordioso e tollerante. L’apostolo Pietro (il primo Papa di Roma) chiese a Gesù: “Quante volte dovrò perdonare mio fratello? Sette volte?”. “Non sette volte, ma settanta volte sette!” aveva risposto Gesù.

Quanto alla divinità dei Nuragici, ancora non se ne comprende pienamente il carattere, a parte che è unico, potente e dispensatore di vita.

Se si volesse proporre un confronto del tutto improbabile, oggi direi che è più cristiano, nel senso di più evangelico, il nuraghe Arrubiu del Tempio di Gerusalemme o della stessa Chiesa di San Pietro in Roma. Il Tempio e la Chiesa sono famosi per la bellezza, per la magnificenza, per la ricchezza degli ori e degli argenti, a fronte di un nuraghe che brilla per maestosità, per essenzialità, per sobrietà.

A leggere l’epistola nella sua interezza, salta agli occhi la presunzione di un papa magno e santo che tratta Ospitone come uno sempliciotto che si fa abbindolare da sperticate lodi alla persona.

Poiché nessuno della tua gente è Cristiano, per questo so che sei il migliore di tutto il tuo popolo: perché sei Cristiano. Mentre infatti tutti i Barbaricini vivono come animali insensati, non conoscono il vero Dio, adorano legni e pietre, tu, per il solo fatto che veneri il vero Dio, hai dimostrato quanto sei superiore a tutti”. Questo l’incipit dell’epistola.

Si sarà chiesto Ospitone perché doveva essere considerato il migliore solo perché era cristiano e non perché era coraggioso, giusto e di esempio per il suo popolo?

Avrà pensato che il popolo gli obbediva e lo seguiva non perché fosse cristiano, ma per altri valori umani che vedeva in lui?

Avrà intuito Ospitone che la sua leadership si fondava sul fatto che lui si identificava nel suo popolo e il suo popolo in lui?

Il papa magno e santo, come usava a Roma, aveva cercato di ungere le ruote del cervello di Ospitone, blandendolo con lusinghe spurie, sia perché gli arrivavano da uno che non lo conosceva, sia perché probabilmente già riteneva di essere il migliore tra il suo popolo, diversamente non ne sarebbe diventato il dux.

Si può pensare che Ospitone, letta la lettera o fattasela leggere da altri, abbia invitato Felice e Ciriaco a cena nella sua pinnetta, offrendo loro casu marzu e capretto arrosto.

Intanto che gli ospiti venuti da lontano addentavano la carne e si industriavano a stendere il cremoso formaggio sul pani carasau con l’aiuto di una leppa, messi in banda lo stuolo di piccoli e irrequieti vermicciattoli, Ospitone parlò loro del Dio unico dei Sardi che aveva nome Yahveh, che aveva creato il cielo e la terra, che era la forza che dava vita a tutti gli esser viventi, che era buono con tutti i suoi figli perché, oltre che potente, era anche misericordioso, così che non impediva a nessuno di essere rigenerato in una vita futura.

Queste considerazioni mi fanno apparire Ospitone come in bilico nella storia, perché non ci fu risposta al grande papa magno, perché di Felice e Ciriaco non si trovò traccia in quanto presumibilmente non furono neppure martirizzati, altrimenti facilmente ce li saremmo ritrovati in veste di santi, visto che di tanti altri, come il nostro amato Efisio, non si ha menzione in alcun documento dell’epoca.

Può essere che Felice e Ciriaco non siano mai arrivati alla pinnetta di Ospitone, perché le notizie sin qui riportate vengono tutte dalla copia dell’epistola conservata negli archivi apostolici romani.

Ah, Ospitone! Come Amsicora, hai avuto il torto di non aver scritto di te e del tuo popolo e ora subisci la storia degli altri.

lunedì 12 aprile 2021

PANDEMIA: non tutto vien per nuocere

 di Francu Pilloni

Tutti abbiamo subito, e ancora ci siamo dentro, dei disagi legati alle restrizioni dovuti alla pandemia da Covid-19. Ciascuno di noi ha reagito a modo suo, secondo l’indole propria e le possibilità individuali.

A me è capitato di restare relegato in casa, uscendo solo una volta alla settimana per fare la spesa, a leggere giornali on line - deprimenti quanto i telegiornali con le peggiori notizie del mondo -, a rivedere vecchi film, a rileggere libri quasi dimenticati, specialmente i classici, che ricordavo però come libri che seppero dirmi qualcosa.

In più, … ecco in più non sono riuscito a tenere a freno l’immaginazione e ho pensato a cosa possano sentire i giovani, anch’essi costretti dal lockdown.

Per questo ho scritto uno schifo di libro (devo essere maledettamente vicino a venti!), ambientato in una schifosissima Sardegna, in quest’autunno-inverno - che dargli dello schifoso è dire poco! - appena lasciato alle spalle ed ecco …

LUNA DI MIELE CON UNA SCONOSCIUTA 

 (in una grotta Covid free)

Un romanzo di oltre 250 pagine che parla di un manipolo di giovani, alle prese non solamente con la pandemia, ma con i loro problemi esistenziali specifici, come riferito in quarta di copertina:

"Evasioni dall’atmosfera cupa di una società pandemica, da una famiglia ricattatoria o semplicemente dai propri sogni, raccontate da chi non ha più la prestanza atletica, ma la memoria integra da cui attingere i bozzetti che la fantasia collega e colora per mano F. Tabacco, a cui si deve la copertina. L’avventura di un giovane che, iniziata ai primi di novembre 2020 con una vacanza in barca con amici in libera fuga dal lockdown, si conclude con la luna di miele in una grotta Covid free a febbraio 2021, nella segreta, eppure splendida versione autunnale della Marina di Arbus, sulla costa centroccidentale della Sardegna. Dai dialoghi più che dalle descrizioni emerge il carattere dei personaggi, che appaiono ordinari e singolari allo stesso tempo, mai banali di fronte all’imprevisto.

La vicenda, vissuta inizialmente come un sogno, evolve velocemente in una realtà ingarbugliata e insostenibile che viene alla fine dominata dalla vena ottimistica di una gioventù sognante.

Il linguaggio è semplice, diretto e impertinente, senza falsi pudori".

Per arrivare al libro, si clicca su Google sul titolo deli libro "Luna di miele con una sconosciuta" o su "Francu Pilloni". 

Il romanzo è in edizione cartacea e Amazon lo spedisce con le spese postali incluse nel prezzo, e in formato e-book che, mi pare, si può scaricare anche gratis.  

Buona evasione!



domenica 7 marzo 2021

Un contributo alla costruzione della piramide di Cheope - 4° parte

 Ancora sul problema dell'orientamento degli spigoli al vertice della Grande Piramide



di Sandro Angei

Vedi parte terza

7. L'altezza della piramide scienza o caso?

Abbiamo detto alla fine del 5° capitolo della 3° parte che le considerazioni di carattere geometrico e matematico lì esposte sono frutto di esperienza personale proiettata in quel cantiere di 4500 anni fa, ma con le cognizioni "del senno di poi".

Per tanto in questo capitolo affronteremo un nuovo quesito. E' necessario, cioè, capire se l'inclinazione del dispositivo, da noi chiamato "mòdano", fu frutto di un rapporto numerico prediletto per pura simbologia, e di conseguenza fu casuale anche l'altezza della piramide, oppure se fu calcolata analiticamente sia l'una che l'altra, e in tal caso, come fecero a effettuare il calcolo?

   I dati in nostro possesso ci inducono a pensare alla probabilità che quegli architetti avessero stabilito a priori le misure della piramide:

mercoledì 3 marzo 2021

Laguna di Mistras : Antiche opere sommerse per la canalizzazione delle acque?

  di Stefano Sanna


la laguna di Mistras non smette di sorprendere  , una serie di opere sommerse che verosibilmente  servivano per la canalizzazione delle acque. Si estendono per centinaia di metri . Partono in prossimità del nuraghe sommerso verso San Giovanni di Sinis . Seguendo una di esse mi sono imbatutto in un probabile fonte oppure un pozzo .

sabato 20 febbraio 2021

IL MIO DISCORSO SULLA FIDUCIA AL GOVERNO

 di Francu Pilloni


Se fossi un deputato, ieri l’altro alla Camera, avrei detto queste parole in tre minuti:

Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, per sua tranquillità dico subito che voterò sì per la fiducia.

Lei non mi conosce e mi presento: sono Francu Pilloni e oggi avrei voluto parlare nella mia lingua nazionale. Sono pure consapevole che metterei in crisi chi in tivù elabora le mie parole per i non udenti.

Vede, io seguo spesso l'interprete della lingua dei segni, sebbene non sia sordo, ma solamente sardo. Totalmente sardo.

Non si stupisca dell’accostamento che faccio tra un sordo e un sardo: consideri che ambedue soffrono di uno svantaggio, di un handicap per lei che sa d’inglese.

I più sordi fra i sordi, mi creda, spesso hanno occupato i posti che in quest’aula sono riservati al Governo. Non è un’accusa, è una costatazione: spero che fra breve le passino tra le mani le carte relative ai collegamenti da e per la Sardegna. Allora capirà.

mercoledì 17 febbraio 2021

Cabras (Or)-Località "Su Siccu": L' antico approdo perduto

Di Stefano Sanna 


Località "Su Siccu"
 

Conoscere il proprio territorio è un vuoto da colmare oltre che un ' occasione da cogliere. Il nostro è un  territorio ricco di testimonianze storiche che spesso  neppure conosciamo . Con questo breve articolo voglio andare a riscoprire ciò che è custodito a pochi passi da casa nostra.

domenica 14 febbraio 2021

Un contributo alla costruzione della piramide di Cheope - 3° parte

Un problema di difficile soluzione


di Sandro Angei

vedi: parte seconda

   Nella seconda parte dello studio abbiamo tracciato la base della Grande Piramide. E' venuto il momento di risolvere il più difficile dei problemi che gli architetti Egiziani dovettero affrontare.

4. Quarto problema

Il problema è quello di capire come fecero gli antichi Egizi a edificare le loro piramidi riuscendo a mantenere la direzione dei quattro spigoli inclinati che, necessariamente, dovevano convergere verso un punto esatto: il vertice della piramide (Fiorini §12.3 e §15).

 Il metodo piuttosto semplice e sbrigativo nella sua fase di utilizzo è legato alla peculiare forma della piramide, con quel vertice che svetta, unico verso il cielo, a mo' di faro. E' quello il punto di mira che gli antichi Egizi usarono per edificare quella magnifica forma, benché in fase di costruzione quel vertice fosse solo virtuale.

venerdì 12 febbraio 2021

È morto Dante

di Francu Pilloni


Sono forti i cavalli? Forti come il ferro!

Non parlo dei cavalli di Frisia, non parlo dei cavalli purosangue e neppure dei cavallini della Giara che pure amo e ammiro. Al massimo parlo di mezzi cavalli, di centauri, di quei mitici mostri inventati dalla fantasia di uomini antichi, con busto e testa umani e corpo equino.

È di una disfida che voglio parlare, di un gioco che da ragazzino ho praticato assiduamente,

sabato 6 febbraio 2021

Un contributo alla costruzione della piramide di Cheope - 2° parte

Il tracciamento della base 

di Sandro Angei

vedi: prima parte

  Nella prima parte dello studio abbiamo affrontato il problema dell'orientamento geografico della Grande Piramide. In questa seconda parte vedremo come fu tracciata l'intera base del monumento.

2. Secondo problema

Abbiamo orientato a dovere i due lati della Grande Piramide e creato due linee ortogonali sulle quali misurare per allineamento due lati del monumento. Ora sorge la difficoltà di tracciare in modo preciso gli altri due lati. Vediamo come procedere.

2.1 Il perché di una scelta quando si è ad un bivio

domenica 31 gennaio 2021

22 ottobre 2015

di Sandro Angei

   Vi domanderete cosa mai sia successo in questa data. Nulla che possa riguardare le grandi folle, nessun evento di portata mondiale, nessuna notizia eclatante che possa suscitare interesse da parte di importanti testate giornalistiche.

   La piattaforma Americana Wordpress ha oscurato il sito dell’untore.
   La madre che lui pensava lo proteggesse gli ha chiuso la bocca.

   Semplicemente è stata fatta un po’ di Giustizia. Si avete letto bene, Giustizia con la G maiuscola, benché non quella di legge; non certamente per intero, almeno per ora, ma per il momento a tutti noi può bastare.

venerdì 29 gennaio 2021

Un contributo alla costruzione della piramide di Cheope - 1° parte

Cercando di capire i "percome"

di Sandro Angei

    La maestosità e imponenza della grande piramide di Cheope ancora oggi affascina chi, ponendosi al suo cospetto, si interroga sul "perché" e sul "percome" fu costruita.

   Il "perché", a detta della maggioranza degli studiosi, investe la sfera del sacro; il "percome" la disciplina della scienza e della tecnica.

   Noi siamo qui, oggi, per indagare alcuni aspetti del "percome" fu costruita la Grande Piramide. Quegli aspetti che altri, molti, hanno indagato, ma che non soddisfano le mie aspettative.

   Un bell'esempio di spiegazione dal punto di vista tecnico e scientifico lo ha profuso l'Architetto Marco Virginio Fiorini col suo libro Nel cantiere della grande piramide – Gli architetti egizi svelati” ANANKE Ed. 2012, dove letteralmente "sviscera" il monumento.

    Lo fa con grande cognizione di causa, ma alcuni aspetti deludono le mie aspettative nel momento in cui la tecnica si scontra con la possibilità di "fare" o "non fare" una determinata azione come, ad esempio, quella di tendere una fune lunga 219 m (Fiorini §21), che è la misura degli spigoli inclinati della Grande Piramide convergenti verso il "piramidion". Misura che di certo comportava una "catenaria" con una freccia non indifferente, considerato che la traiettoria di questa particolare curva è legata alla forza di gravità e per tanto al peso della fune e al suo grado di resistenza meccanica.

mercoledì 6 gennaio 2021

Il ripostiglio di Tzricotu trasformerà il vaso di Pandora in una cornucopia. I negazonisti attuano l'esorcismo: Tzricotu, Tzricotu, Tricotu, vade retro retractatio!

dalla pagina Facebook di Gigi Sanna del 24 dicembre 2020


di Sandro Angei

    Ormai siamo arrivati ad un bivio. I giochi sono fatti. Il periodo di tempo trascorso da quel lontano 1995 ha dato il tempo di indagare e di reperire le prove pro e contro, e di comprendere quali di quelle prove siano attendibili e quali no per deliberare sul dilemma: i sardi di età nuragica scrivevano? 

   Quante prove sono state portate a sostegno della teoria del Prof. Gigi Sanna?

venerdì 1 gennaio 2021

Una rilettura del tempio “Fenicio-Punico” del Kothon di Mozia – una indagine su Orione

 

Isola di Mozia

di Sandro Angei


Mi sono imbattuto poco tempo fa in un saggio a firma dell'archeologo Lorenzo Nigro, 2007, "Il Tempio del Kothon e il ruolo delle aree sacre nello sviluppo urbano di Mozia dall'VIII al IV secolo a.C.1. Il titolo mi ha incuriosito perché qualche tempo fa ho dedicato la mia attenzione alla splendida Mozia per via del suo tophet, uno dei primi ad essere impiantato assieme a quello di Cartagine e quello di Sulcis nell'VIII sec. a.C..

  Con certo interesse ho letto i capitoli dedicati al tempio del Kothon.

 In particolare il 6° capitolo intitolato: "Elementi astrali nell'orientamento del tempio del Kothon", mi ha oltremodo

sabato 26 dicembre 2020

Parafrasando le parole di Yehoshua Ben Yosef: "La Sardegna ai Sardi e a Cesare solo il suo".


 CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

XVI Legislatura

Mozione n. 312

MULA – GIAGONI – COCCIU – SALARIS – SECHI – MURA – CAREDDA per ottenere il conferimento alla Regione in via esclusiva della tutela e valorizzazione dei beni archeologici di cui al titolo I e al titolo II del Codice dei beni culturali e dei paesaggio, richiedere il trasferimento, in applicazione dello Statuto speciale e del decreto legislativo n. 267 del 2006 degli immobili statali, dei beni archeologici mobili, istituire una soprintendenza archeologica regionale, richiedere il trasferimento alla Regione del Centro di restauro di Li Punti.

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IL CONSIGLIO REGIONALE

PREMESSO che:

– la Regione autonoma della Sardegna vanta sul proprio territorio un patrimonio archeologico imponente per quantità, qualità e stato di conservazione che rappresenta per l’Isola un fattore di crescita culturale ma anche economica, in quanto settore potenzialmente trainante e vocato a fungere da attrattore se dotato degli adeguati investimenti e interventi, determinando positive ricadute di tipo economico ed occupazionale, a vantaggio anche della popolazione residente;

– tale patrimonio archeologico necessita di una struttura tecnica territoriale dedicata, con personale specializzato nella tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico, munita di idonee figure professionali e completamente orientato alla conservazione, manutenzione, ricerca, tutela e valorizzazione dell’archeologia sarda;

CONSIDERATO che:

– in forza della legge regionale 20 settembre 2006, n. 14 (Norme in materia di beni culturali, istituti e luoghi della cultura), la Regione autonoma della Sardegna «persegue la tutela, la valorizzazione e la fruizione dei patrimonio culturale materiale e immateriale della Sardegna» (articolo. 1, comma 1) ed «esercita le funzioni di tutela e valorizzazione dei beni culturali ad essa attribuite dalla Costituzione, dalle intese ai sensi del comma 3 dell’articolo 118 della Costituzione, dall’articolo 10 della legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, dallo Statuto speciale per la Sardegna e successive norme di attuazione, dal decreto legislativo n. 42 del 2004 e le funzioni di indirizzo, coordinamento, programmazione generale e valutazione in materia di beni, istituti e luoghi della cultura degli enti locali o ad essi affidati» (articolo 4, comma 1);

– orienta, inoltre, la sua azione a finalità di tutela, valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale della Sardegna, quale fattore di crescita civile, sociale, economica e significativa componente della civiltà del popolo sardo, nonché della sua specialità nel contesto delle culture regionali del Mediterraneo ed europee;

– intende, infine, favorire l’integrazione delle funzioni e dei compiti concernenti la tutela, la valorizzazione, la fruizione dei beni culturali e il coordinamento degli interventi anche in armonia con le politiche di governo del territorio, di tutela del paesaggio, dell’istruzione, della ricerca, del turismo e promuovere l’organizzazione di un sistema regionale di istituti e luoghi della cultura, nonché la qualità dei relativi servizi;

RILEVATO che:

– la Regione autonoma della Sardegna «promuove e coordina interventi di restauro dei beni culturali sulla base di metodologie definite d’intesa con gli organi statali competenti, ai sensi dell’articolo 29 del decreto legislativo n. 42 dei 2004» e (articolo 4, comma 1, lettera h) «promuove, d’intesa con gli organi statali competenti, con le università e gli istituti di ricerca, interventi di ricerca archeologica e paleontologica nel territorio della Sardegna»;

– ha avviato azioni e investito risorse importanti nella creazione del Sistema museale regionale, nella istituzione di un centro di ricerca e conservazione dei Beni culturali avente anche funzione di Scuola di alta formazione in località Li Punti;

CONSTATATO che:

– il Ministero dei beni e le attività culturali e per il turismo ha abolito le soprintendenze archeologiche a favore di uffici misti vocati a una mission prevalentemente amministrativa, nelle quali sono state operate negli anni drastiche riduzioni di personale che ne hanno ridotto la capacità di incidere sul territorio regionale;

– la Regione, che finanzia la maggioranza dei siti e dei beni archeologici sul territorio regionale, investe importanti risorse negli scavi archeologici, nei restauri e nella conservazione dei beni archeologici mobili e immobili;

– la maggioranza dei beni archeologici è di proprietà regionale, comunale o privata;

– l’esercizio della tutela archeologica da parte della Regione è in linea con i principi di sussidiarietà, efficienza e adeguatezza, nonché con lo stato di specialità della Regione Sardegna,

VISTI:

– gli articoli 117 e 118 della Costituzione, con particolare riferimento al comma 2 dell’articolo 118, che recita che la legge statale disciplina forme di intesa e di coordinamento fra Stato e regioni nella materia dei beni culturali;

– l’articolo 5, comma 1 del decreto legislativo n. 42 del 2004, e il ruolo di cooperazione della Regione con il Ministero dei beni e delle attività culturali nella tutela e valorizzazione dei beni culturali;

– l’articolo 5, comma 4 del decreto legislativo n. 42 del 2004, che prevede che sulla base dei principi di differenziazione ed adeguatezza, possono essere individuate ulteriori forme di coordinamento in materia di tutela con le regioni che ne facciano richiesta oltre quelle già previste;

– l’articolo 5 della Legge Costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (Statuto speciale per la Sardegna), per la quale la Regione ha facoltà di adattare alle sue particolari esigenze le disposizioni delle leggi della Repubblica, emanando norme di integrazione ed attuazione, in materia di antichità;

– l’articolo 14 della legge costituzionale, n. 3 del 1948, che prevede che la Regione succede nei beni e diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare e in quelli demaniali, escluso il demanio marittimo;

– il decreto legislativo 18 settembre 2006, n. 267 (Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione Sardegna recanti modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 19 maggio 1949, n. 250, in materia di demanio e patrimonio);

– gli articoli 822, 823, 824, 825, 826 del Codice civile,


impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale


a porre in essere tutte le azioni necessarie al fine di:

1) ottenere il conferimento alla Regione in via esclusiva della tutela e valorizzazione dei beni archeologici di cui al titolo I e al titolo II del Codice dei beni culturali e del paesaggio, comprensive di tutte le funzioni e di tutte le attività dirette ad individuare, sulla base di una adeguata attività conoscitiva, i beni costituenti il patrimonio culturale e a garantirne la protezione e la conservazione per fini di pubblica fruizione;

2) richiedere il trasferimento, in applicazione dello Statuto speciale e del decreto legislativo n. 267 del 2006 degli immobili statali (uffici, depositi, musei) legati all’esercizio delle funzioni di tutela e valorizzazione dei beni archeologici;

3) richiedere il trasferimento dei beni archeologici mobili, compresi quelli che verranno rinvenuti nel sottosuolo, nel patrimonio regionale;

4) istituire una struttura dedicata, ovvero una soprintendenza archeologica regionale, dal profilo altamente specialistico e munita degli idonei profili professionali, cui affidare l’esercizio esclusivo delle competenze in materia archeologica;

5) richiedere il trasferimento alla Regione del Centro di restauro di Li Punti, finanziato dalla Regione con 6,5 milioni di euro a valere sul POR-FESR 2007-2013 per la costituzione di una scuola di alta formazione e restauro e attualmente in fase di dismissione.


Cagliari, 6 agosto 2020