venerdì 5 giugno 2015

YDL


  La trattazione del Porf. Sanna della brocchetta di Nuraxinieddu[1] ha messo in evidenza una peculiarità di
quella scritta; si tratta di due lettere di forma evidentemente più grande rispetto al resto dell’iscrizione (dalet e lamed) e di una strana sovrapposizione di grafemi (beth sopra il lamed macroscopico), per i quali al momento, lo stesso Professor Sanna non è riuscito a dare una spiegazione precisa e circostanziata.

   La bocchetta reca la seguente iscrizione: «bd yhdy bD Lb» significante (con altissima probabilità): «io brocchetta sono parte di Yhaday, parte del suo cuore»; interpretazione difficilmente attaccabile dal punto di vista filologico. Tra l’altro il sottoscritto, in occasione della 9 lezione del 5° corso di epigrafia nuragica, tenutosi ad Oristano, ha sottoposto il documento all’esame della cosiddetta griglia di Sassari; griglia che il documento rispetta in toto.

   Con questo mio contributo cercherò di risolvere il rebus scrittorio relativo ai macro grafemi e quella strana direzione di scrittura dall’alto verso il basso, che evidentemente è dovuta ad un motivo ben preciso.
Fig.1                                                                                               Y         D         L

   La prima nota da mettere in evidenza è quella strana obliquità della prima parte della scritta (fig.1); peculiarità più volte evidenziata da Prof. Sanna in altre epigrafi, non ultima la stele di Nora; obliquità che è un espediente che lo scriba usa per lanciare al lettore l’avvertimento di non limitarsi a leggere quel che vede, ma di andare oltre.
   Studiando il documento mi son reso conto che le macro lettere, non sono due ma tre, in quanto per dimensione, alle prime due (dalet e lamed), è equiparabile lo yod agglutinato in nesso con il dalet (parte finale del nome Yhdy), per tanto le macro lettere sono YDL.
   YDL è un trilittero che troviamo attestato epigraficamente più volte in documenti mediorientali, ad indicare una fonte sacra posta nelle vicinanze di un tempio dedicato a Ešmun vicino a Sidone.[2]
   Ci si domanderà: cosa c’entra la Sardegna con una fonte sacra posta in un luogo così lontano? Forse non era così lontano, o meglio non era tanto lontano da scoraggiare il pellegrinaggio di genti dalla lontana Sardegna, tanto che abbiamo delle attestazioni che dimostrano questo. Una iscrizione da Tharros[3], decifrata dal Garbini parla di un pellegrinaggio di genti sarde nell’isola di Cipro; non sappiamo se la decifrazione del Garbini sia giusta o meno, ma poco importa in questo contesto, l’importante è che non abbia destato stupore nel Garbini e negli altri studiosi la notizia di un viaggio così lontano. Ecco che in quest’ottica possiamo inquadrare l’oggetto che possiamo considerare una sorta di reliquia, una sorta di Madonnina di Lourdes piena d’acqua benedetta.
   A conforto di quanto esposto possiamo citare Pausania[4] che ci fornisce la notizia di una statua del Sardus Pater mandata al santuario delfico di Apollo, che documenta in modo inoppugnabile la relativa facilità di quelle genti Sarde a percorrere lunghe distanze, sicuramente per mare, a scopo religioso.

In sostanza è plausibile che questo personaggio di nome Yhaday, proprietario della fiaschetta, sia andato per mare fino al santuario dedicato ad Ešmun, presso Sidone e lì abbia attinto acqua dalla fonte sacra denominata “Ydl” e a tal motivo la fiaschetta abbia preso posto nel suo cuore e in ricordo perpetuo, abbia lui Yaday voluto far incidere, se non lo fece lui stesso, la scritta pervenuta fino a noi, lavorando di fino secondo la prassi scrittoria a rebus delle scuole scribali nuragiche.
   Ritornando allo studio della sequenza epigrafica, capiamo che l’obliquità della prima parte della scritta non è dovuta alla maldestra mano dello scriba, ma è un segnale ben preciso, come abbiamo già detto. Capiamo il motivo della strana posizione di quel “beth” del secondo “bd”;
quel beth che, se fosse stato posizionato in modo lineare nella sequenza (ossia alla sinistra del dalet), sarebbe stato elemento di disturbo al rebus; invece posto in quella posizione esce dalla sequenza macrospopica che restituisce la parola “ydl” e nel contempo non arreca fastidio alla normale lettura del documento, che secondo la prassi nuragica poteva essere letto in sequenza varia, anche dall’alto verso il basso.
   Lettura che forse non finisce lì, in quanto possiamo individuarne una terza, ossia:

La numerologia

   Il testo si compone di 9 segni[5], che però diventano 12 per via dei tre macro grafemi che restituiscono l’ulteriore parola “ydl” e per tanto la sequenza completa è: bd yhdy bd lb ydl. A questo punto è necessario aprire una parentesi che deve dar conto del significato della frase completa appena scritta: Il documento naturalmente non deve essere letto alla lettera, ossia «io brocchetta sono parte di Yhaday parte del suo cuore ydl» quel ydl indica la provenienza della bocchetta, che di per se è fatto importante, ma ancora più importante ai fini esplicativi è il dato che ci informa del perché essa e cara a Yhaday. Quella bocchetta è stata al suo fianco per tutto il lungo viaggio del pellegrinaggio (visto che essa è un manufatto di sicura fattura nuragica è partita dalla Sardegna assieme al suo padrone), è stata usata nei riti sacri di abluzione, nella fonte ydl e molto probabilmente è ritornata in Sardegna, quale contenitore di quell’acqua salutifera.
   Ma non è tutto, sono presenti 3 beth e 3 dalet, che assieme ai 3 macro grafemi danno ancora il numero 9.
   3, 9, 12, in modo ossessivo, sempre loro i numeri sacri, i numeri della divinità.

Conclusioni

   Prof. Sanna leggendo la scritta ha ritenuto, benché con qualche dubbio, che la scritta fosse a carattere laico, ossia un oggetto caro al suo possessore, ma senza nessuna valenza sacra perché nessuna correlazione alla divinità vi ha trovato.
   Leggendo il secondo ed il terzo livello di scrittura si capisce invece, che quella bocchetta aveva una notevole valenza sacrale, in accordo con la prassi della scrittura nuragica, che nei 275 documenti finora trovati e interpretati, ha restituito solo ed esclusivamente una scrittura sacra.




[2] La tesi di laurea di E. Usai “Dall’archeologia dell’acqua: canali, vasche, piscine, pozzi…alle implicazioni cultuali nei santuari fenici e punici di Sardegna. ” tratta proprio della sorgente ydl http://eprints.uniss.it/4946/1/Usai_E_Dall_archeologia_dell_acqua.pdf , evidenziando nella nota 165, che il nome della sorgente è Ydl e non Ydll come lei stessa riporta nel corpo della tesi.
Aprendo una parentesi, tengo qui a mettere in evidenza che nella stessa tesi ci sono delle notizie che potrebbero dar corpo alla mia ipotesi di funzione religiosa della condotta descritta nell’articolo sul volto di Maymoni.
Al riguardo della fonte Ydl si veda anche: “Aspetti del culto nel santuario di Bostan eš-Šeikh”  di Giuseppe Minunno https://www.academia.edu/601808/Aspetti_del_culto_nel_santuario_di_Bostan_e%C5%A1-%C5%A0eikh, dove troviamo degli importanti aspetti utili all'inquadramento e le connessioni tra culti e divinità tra questa parte e quella parte del mediterraneo.
[4]  In ΛΟΓΟΣ  ΠΕΡΙ  ΤΗΣ ΣΑΡΔΟΥΣ  Le  fonti  classiche  e  la  Sardegna Atti del  Convegno  di Studi -
Lanusei 29 dicembre 1998, a cura di Raimondo Zucca, A. Matino parlando della celebra statua del Sardus Pater donata al tempio delfico di Apollo dice: …una statua in bronzo del dio Sardo, dedicata in epoca imprecisata dai «barbari
che sono nell’Occidente ed abitano la Sardegna»(citando Pusania), collocata nel tempio di Apollo a Delfi…
[5] I segni agglutinati “dalet e yod” contano per uno

10 commenti:

  1. Anzitutto complimenti davvero per l’impegno, Sandro, nonché per aver trovato, in virtù di questo, una possibile chiusura del cerchio; chiusura che tu argomenti (a mio avviso) in modo stringente. Se è la chiusura (del cerchio) giusta, questo Yhdy si starà spellando le mani ad applaudirti (per modo di dire, ché spellato sarà da un pezzo), incredulo che qualcuno l’abbia di nuovo capito dopo circa 3 millenni.
    Ciò detto, non si può non mantenere qualche riserva su interpretazioni così (meritoriamente) creative (o intelligentemente visionarie, come dicevamo); interpretazioni che possono calzare opportunamente a una scrittura altrettanto creativa, ma potrebbero anche infilarci in viottoli pressoché inverificabili.
    Eccessivamente creativo, ad esempio, sarebbe osare l’accostamento del trilittero YDL allo Jodel, ma anche lì, per dire, saremmo nell’inverificabile/inconfutabile, a tirare in ballo che la voce è semplicemente onomatopeica e che in tutte le zone montagnose e isolate del pianeta si fa uso di questa tecnica per far fronte alle lunghe distanze (sfruttando la bitonalità dei suoni emessi, maggiormente percepibile all'orecchio; e non è farina del mio sacco). Certo è una provocazione (che vorrebbe essere rispettosissima), per dire che se esiste ed è epigraficamente documentata questa fonte sacra vicino a Sidone, ben venga, magari è proprio lei; ma quanti altri significati potrà aver avuto questo trilittero? Non conosciamo forse tutti, per fare un altro esempio meno strampalato, delle Lourdes o delle Fatima (nomi propri di persona)?
    Mi piace l’occasione di consolidare la conoscenza, tra noi che leggiamo oggi, di questo espediente degli scribi sardi per cui un allineamento obliquo starebbe a indicare “occhio, mangiate la foglia, attenti a letture alternative”. A tal proposito, riguardando la scritta alla luce di tutte le spiegazioni fin qui sorbite, chiederei a Sandro e Gigi tra gli altri (ma anche a Ergian45, che invito a non desistere dal confronto) se (oltre alla lettura separata del trilittero) una lettura a raggiera (hai visto mai?) potrebbe trovare un senso (o se porterebbe dritti alla “crux desperationis”): intendo una raggiera che a partire dalle tre macrolettere vada a sinistra (in alto, obliquamente) dalla Y, in alto dalla D e a destra (in alto, obliquamente) dalla L (Ydhy db – Db – Lb), o viceversa (Lb – Db – Ydhy), con le varianti inverse che abbiano ad ultima lettera le macrolettere (meno verosimili, a naso).
    Se creativi, su invito dello scriba, bisogna impegnarsi ad essere ...

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  2. E se la brocchetta fosse sorella del "fiasco del pellegrino" e servisse a trasportare da e per e viceversa - abba sacra - da una sorgente all'altra?

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  3. Francesco, occorre tener conto innanzitutto del contesto dove inquadrare la bocchetta e contemporaneamente il significato della scritta: e non è poco, perché quel tipo di bocchetta è annoverata, a detta degli archeologi, tra quegli oggetti di gran pregio, usato per contenere liquidi di un certo valore, non è un contenitore qualsiasi.
    Per quanto riguarda il trilittero, in effetti è un nome proprio, quello della sorgente. Non ho trovato altri significati.

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  4. Degno presidente dall'associazione Aleph! Se hai ragione si capisce uno degli aspetti più strani e anomali, cioè il piccolo bet lassù

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  5. Nell'articolo di Prof. Sanna, sia nel mio abbiamo studiato la scritta senza tener conto, se non in modo marginale, della brocchetta. Per tanto in un prossimo articolo cercherò di colmare la lacuna parlando di questa, perché una parte importante della storia di Sardegna essa può raccontarci.

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  6. Come un passante davanti a un cantiere aperto, leggo il cartello simbolicamente esposto: ABBIATE PAZIENZA - STIAMO LAVORANDO PER VOI.
    In qualche rara occasione, mi ritrovo pazientissimo.
    Dunque, aspetto impaziente.

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  7. Due (o tre) obbiezioni:

    - turba vedere quel nome YDL come incastonato nell'espressione e senza un'organica sequenza sintattica. Una seconda lettura partendo dal penultimo segno non credo sia giustificabile
    - non sappiamo se questo modo di 'evocare' nomi e luoghi al di fuori del contesto scrittorio, in una qualsiasi parte dell'espressione, abbia riscontri in letteratura (io non ne so nulla). Senza di essi tutto resta nel dubbio più assoluto.
    - per quanto possa essere grato a Sandro, quasi l'ipotesi fosse una conferma della bontà della mia interpretazione, basare la lettura (YDL) su di un segno che si è ricavato in modo molto problematico( D + Y in agglutinamento) aumenta ancora di più il rischio dell'errore. Ho affermato che quel nome potrebbe non essere yaday e quel 'resh' essere proprio un 'resh'.

    Sulla numerologia credo che abbia ragione. E che quindi la brocchetta sia sacra. Ma perché lo sia non vedo sufficiente chiarezza.

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    1. Certo l’ipotesi si basa solo su congetture, le prove sono “pochine”, non pretendiamo di avere risolto il dilemma; però il sasso è stato lanciato nell’acqua, si è adagiato nel fondo producendo le sue brave onde concentriche, prima o poi qualcuno lo ripescherà, sperando possa dargli il vero significato. Nell’attesa continuiamo i nostri studi.

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  8. Come vedete sono in 'connessione' (finalmente!) ma avete scritto tanto e tante cose belle nel blog. Anzi bellissime. E non sempre facili da capire. 'E tandoro a bellu a bellu'!

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