venerdì 27 maggio 2016

3 - GENTI E COSTUMI ROSSO PORPORA



BERBERI

di Giancarlo Casula



 

biridiolu, iscabecciu e truiscu
murta, alinu, ilige e verdola
tenturas e ordimignos

Nei miei viaggi in Magreb ho, per anni, cercato lontane parentele culturali che potessero collegare una comunità isolata posta al centro della Sardegna con alcune tribù che oramai abitano ai margini dei deserti. Le mie ricerche, che potranno essere, da altri, sviluppate molto più profondamente, hanno, tuttavia, messo in evidenza strane affinità semantiche fra i colori, i ricami, i materiali e le assonanze de su “saucciu” di Desulo e alcuni antichi mergoum realizzati da tribù Berbere in Tunisia.
I Berberi sono gli abitanti originari del Nord Africa, di una zona che spazia fra la costa occidentale del Marocco fino all’oasi egiziana di Siwa, nel nord della Tunisia nel bel mezzo del Sahara. La conquista araba ne ha limitato la presenza ma, una piccola percentuale, esiste soprattutto in Marocco ed in Algeria, meno in Libia, Egitto e Tunisia. In quest’ultima nazione sono concentrati a sud verso il Sahara. La presenza archeologica di queste popolazioni e’ datata già dal 4000-5000 a.c.
I berberi sono popolazioni dedite alla campagna, soprattutto pastori nomadi, che già dal 700 a.c. gli insediamenti dei fenici e, successivamente le colonizzazioni cartaginesi e romane, spinsero verso le zone interne. 
La parola “Berberi” proviene da “Barbari“, ed è stata coniata, anche questa volta, dai popoli invasori, così come da noi sono stati chiamati i Barbaricini. La loro storia e’, per certi versi, analoga. E’ la storia di lotte e di resistenza, nel corso dei secoli, al colonialismo dei popoli invasori. Ed e’ per questo motivo che entrambi custodiscono, proteggendo gelosamente ed orgogliosamente, tradizioni millenarie. La conquista dei romani poco influenzò, ed in modo superficiale le loro abitudini.

L’invasione degli Arabi fu invece la ragione che sottrasse i contatti fra la maggior parte delle popolazioni Berbere e l’occidente. Ma anche gli Arabi dovettero lottare contro le loro molteplici rivolte che portarono, infine, alla formazione di un piccolo ma agguerrito regno Berbero, nell’attuale Tunisia. Con la fine del decimo secolo finì nella regione il primo dominio Arabo. Nel secolo seguente i berberi formarono un forte stato che, oltre all’Africa settentrionale dominava anche nella Spagna. Nel secolo XIII il regno si divise in tre stati: Marocco, Algeria e Tunisia che poi lottarono fra loro per la supremazia e questo fece sì che Spagna e Portogallo cercassero di liberare le loro coste dal pericolo di incursioni berbere. I turchi ed infine il protettorato francese sono stati gli ultimi dominatori fino all’indipendenza di questi paesi.
La Sardegna per millenni ha sempre subito l’assalto, via mare, dei pirati saraceni provenienti dal Magreb. E’ stato un autentico incubo che ha inciso negativamente per lo sviluppo dell’isola e per i contatti con il mondo esterno. Per difendersi dagli attacchi pirateschi i sardi hanno abbandonato le aree costiere per ritirarsi in zone più protette verso l’interno. Tra i monti di Desulo c’e’ un sito chiamato s’arcu de i’Saraginos che ricorda la fine tragica di un’incursione di Saraceni tra i monti del Gennargentu.
Ma anche i berberi, con la conquista araba, hanno lasciato le zone costiere per ritirarsi nelle aree predesertiche. Pastori transumanti i barbaricini in Sardegna, pastori transumanti i berberi nel nord Africa. Tuttavia i contatti fra questi due popoli devono essere stati importanti in epoche lontane. Già nell’età del bronzo, tra gli Shardana e i libi/berberi e poi il periodo Fenicio. Dopo la caduta dell’impero romano arrivarono in Sardegna i Mauri, popolazioni berbere, che cercavano di sfuggire ai Vandali. Nel medioevo in Tunisia esisteva una città chiamata Sardanya, che in arabo significa Sardegna, abitata da cristiani e protetta proprio dai berberi. Per non parlare di una città tunisina esistente già dal periodo fenicio dal nome familiare: Tonara.       
Si trovano strane parentele anche nel bestiame. Sono diffuse nel Magreb pecore la cui razza e’ originaria della Sardegna, che, si dice, di probabile, discendenza dal muflone. Sia in Tunisia ma anche in Marocco nella regione di settat kouribga e sraghn questa razza viene chiamata sardi’. E' una razza rustica e molto produttiva che bene si adatta ad un allevamento di tipo transumante. 
Queste popolazioni, come succede da noi in Barbagia, mantengono tradizioni millenarie. Lo studio di questi popoli mi ha portato a trovare similitudini fra su saùcciu desulese ed alcuni mergoum berberi.
Il mergoum e’ una forma di tessitura di lana di pecora, di varie dimensioni che troviamo, specificamente, nel Sahara orientale in una zona che si estende dal sud della Tunisia verso il Ciad. Originariamente serviva a coprire la "Jahfa" una specie di palanchino montato su un cammello, in cui la sposa si muoveva verso la casa del marito.
Il mergoum rasa è un tappeto di lana spessa su uno sfondo rosso con motivi berberi (Regma). Uno dei luoghi più importanti della sua produzione è la città di Oudhref vicino Gabès.
La produzione dei mergoum e’ ricca e variegata con modelli weight Turkey Kilim, Ouedhref ma quello che ho trovato costituisce, tuttavia, una rarità. Ricordiamo che le più antiche tracce di questi tappeti in Tunisia risalgono al V secolo a C. Con i famosi arazzi cartaginesi tinti nel Murex.
Il nome murex vernaculaire e’ la parola latina che, nell’antichità’ indicava il mollusques gasterope da cui veniva estratta la porpora di cui abbiamo parlato ampiamente.

La prima affinità che riscontriamo tra saucciu e questo antico mergoun e’ che per entrambi si tratta di un tessuto lavorato partendo da una tela di lana di pecora colorata di porpora. Questi due elementi sono quasi normali trovandoci a dover confrontare due tribù che vivono di un’economia pastorale anche se una nei monti del Gennargentu e l’altra nel deserto del Sahara.
Il rosso scarlato e’ viceversa, dato gli antichi legami storici, un fatto che io non posso trascurare. Ma sono in questo caso tante le affinità per poter escludere un legame culturale. 

Intanto e’ presente “sa fetta” caso unico per tappeti e arazzi anche in tutto il mondo magrebino. Un codice fondamentale nel costume di Desulo e di questo mergum è che Il giallo della seta, finemente ricamato, si frappone fra il rosso porpora e l’azzurro evitando che questi due colori si affianchino direttamente. Tutto questo costituisce la caratteristica assonanza dei colori.  A mio parere non può essere una casualità il suo disegno complessivo, le distanze fra i componenti, l’abbinamento dei colori, i rapporti tra tessuto e fetta, tra fetta e ricamo. Caratteristica del costume di Desulo e’ inoltre il fatto che i disegni, i ricami siano solo di tipo geometrico. Questo elemento e’ la componente fondamentale di questo vecchio mergoum berbero. Infine, la similitudine, impressionante, del materiale utilizzato nel comporre entrambi i pezzi: su saucciu ed il mergoum. Insomma anche queste tracce portano ad affinità culturali con antiche genti che alcuni studiosi chiamano popoli del ramo rosso “camitico” (libico, egizio, cretese e cananeo, pre-semitico). 

2 commenti:

  1. Signor Casula,resto incantantata dalla sua spiegazione di come i berberi ed i sardi,nella notte dei tempi, sono entrati in contatto.I colori, i disegni geometrici e la colorazione della lana sono così uguali che confermano in maniera assoluta l'incontro tra queste due civiltà.Quanto prima continui ad arricchirci delle sue conoscenze.

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  2. Bellissimo articolo pieno di informazioni preziose. Mi affascina moltissimo l'idea di influenze berbere nella cultura sarda. In particolare riguardo a Sassari (città alla quale, sebbene ligure, sono molto legata) per le sue fave a ribisari, evocanti nel nome e nella ricetta la bissara maghrebina, o le lumachine della Ciogghitta d'oro, consumate con una tecnica identica a quella utilizzata tradizionalmente nel villaggio di Takrouna, non lontano dal sito dove sorgeva la Sardanya da lei citata. Poi ci sono altri elementi molto suggestivi che sarebbe troppo lungo esporre qui. Ne cito solo uno: il nome di una delle porte medievali della città, la Porta Utzeri. In lingua berbera esiste una parola, uzzer, che indica "ciò che è vagliato", detto di grano e cereali in genere, e Porta Utzeri si trova a pochi passi da quel piccolo complesso di viuzze e relativa corte detti del Vaglio. Grazie ancora, un saluto.

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