domenica 12 giugno 2016

Monte Prama e il pluridecorato della tomba 25: 1049-756 a.C.

di Atropa Belladonna

In qualche momento tra l'Età del Bronzo Finale e la prima Età del Ferro viene sepolto in Sardegna, nel Sinis di Cabras, località Monte Prama, un inumato un pò speciale: è quello della discussa Tomba nr. 25 della necropoli scavata da Carlo Tronchetti nel 1979 (1). Anno in cui scava a Monte Prama anche un giovanissimo Raimondo Zucca, che proprio da quella tomba estrae un sigillo a scarabeo (2). Altri reperti, tra cui vaghi di collana  in bronzo e in cristallo di rocca (3), permettono di concludere che l'inumato della tomba 25 è l'unico a Monte Prama -finora- con un vero e proprio corredo funerario, seppure non ricchissimo (fig. 1).

Fig. 1.a, e b, corredo dell'inumato della tomba 25 (3) e c, resti ossei  del defunto (5)
L'analisi dei resti  ossei (fig. 1c) mette in luce altre particolarità: l'inumato della tomba 25, morto a circa 18 anni, ha avuto una dieta ricca di proteine, e ha mangiato più pesce degli altri oppure ha soggiornato a lungo in un clima più arido rispetto alla Sardegna (5,6). 

Per la datazione delle ossa bisogna attendere il 2015: è l'anno in cui viene resa pubblica (4) (fig. 2). Come ipotizzato da Luca Lai (6) sulla base delle datazioni di tombe limitrofe, non si discosta molto dalle tombe a nord e a sud di essa: con un margine d'errore piuttosto ampio, il radiocarbonio (calibrato) fornisce una datazione tra il 1049 e il 756 a.C. (4). I dati erano stati presentati in conferenza, ma pubblicati solo nel 2015 da Alessandro Usai.

Fig. 2. Le datazioni finora disponibili per la necropoli di Monte Prama (4). 

L'originale datazione dello scarabeo o scaraboide o cauroide (del resto è un reperto unico nei suoi dettagli formali) all'ultimo quarto del VII sec. a.C. (1)  viene così definitivamente archiviata. Attribuzione cronologica quanto mai inopportuna, in quanto diede origine ad una datazione totalmente errata della necropoli e ad un modello "fenicio-centrico" per Monte Prama del tutto insoddisfacente (ma ancora seguito da Marco Minoja e altri studiosi). Assieme all'errata datazione dello scarabeo, anche il resto del corredo fu male interpretato: i vaghi in pasta vitrea si sono rivelati vaghi in bronzo (7) e lo scarabeo stesso non è in osso o avorio, ma in steatite invetriata a oltre 1000°C: un procedimento attribuibile al Nuovo Regno (1550-1069 a.C., dinastie XVIII-XX)(8).

Dopo 36 anni, l'inumato della tomba 25 e il suo corredo trovano la loro collocazione cronologica, nonostante le datazioni al radiocarbonio siano utilizzate in modo routinario da quasi 70 anni è occorso un sacco di tempo, troppo.
A parte la datazione però chi era l'inumato della tomba 25 e perché fu sepolto con uno scarabeo e altri elementi di corredo? Marco Minoja nella sua analisi del 2014 scrive che i reperti della tomba 25 testimoniano una rete di traffici sorprendentemente articolata, senza meglio specificarla; dell'intervallo cronologico fornito dal radiocarbonio (1049-756 a.C.) considera solo la coda in avanti, l'VIII sec., non considerando neppure lontanamente il fatto che, per come è fatta una curva di probabilità, 756 a.C. è altrettanto probabile di 1049: è la coda della gaussiana. Cerca paralleli per lo scarabeo, quindi, solo in contesti occidentali dell'VIII secolo, e crede di trovarne in un sigillo scaraboide di una tomba principesca di Montevetrano con schematico fiore di loto (fig. 3). Non faccio commenti sul fatto che secondo il soprintendente questo costituirebbe il parallelo più convincente per il sigillo di Monte Prama: tanto da esibirlo, secondo me in modo suicida per la sua tesi (perché la gente non è cieca), alla mostra "L'Isola delle Torri". Qualunque altro ricercatore (spero) cercherebbe paralleli non solo nell'VIII secolo, ma su tutto l'arco temporale possibile, con particolare riferimento al periodo di massima probabilità: attorno al 900 a.C..

Fig. 3: dalla Mostra "Isola delle Torri", foto di Gabriele Maestri. Secondo Marco Minoja, il parallelo più calzante, in ambito occidentale, per il sigillo di Monte Prama (fig. 1b). 

In realtà il sigillo a scarabeo di Monte Prama è un oggetto con caratteristiche uniche, come spesso succede per gli scarabei egizi (fig.1b): ad esempio le incisioni laterali, per quanto ne so, non sono riscontrabili sugli altri scarabei con la base simile a questo. Datato oggi non più all'ultimo quarto del VII secolo, ma nell'intervallo 1130-945 a.C. (9) e con tecnologia di produzione da Nuovo Regno (1550-1078 a.C.) (8), si trova a suo agio con la datazione delle ossa dell'inumato e con il concetto ovvio che gli scarabei, in quanto oggetti piccoli e di grande significato per il portatore, sono contemporanei o più vecchi del contesto di ritrovamento. Ma facendo riferimento a questo intervallo temporale  si cascherebbe inesorabilmente nell'Egitto di epoca ramesside, e cioè al periodo degli Sherden dei  documenti egiziani (fig. 4).
Fig. 4.  documenti egiziani in cui vengono menzionati gli Sherden o Shardana, iniziando dall’epoca di Amarna (metà del XIV sec. a.C.. "L’ultimo documento (egizio, ndr) a noi noto sugli Shardana è la Stele di donazione di Helwan, databile al sedicesimo anno di regno di Osorkon I (922–887 a.C., alcuni autori la riferiscono a Osorkon II 872-837 a.C., ndr), nel quale si menziona una donazione di terre da parte del sacerdote Ged-ptah-iuf-ankh in favore di Ptah; le tenute sono consegnate al principe Nimlot, comandante generale della fortezza di Sḫm-ḫpr, principale piazzaforte del Medio Egitto; la proprietà comprende “i campi Shardana” atto, questo, che probabilmente testimonia l’avvenuto cambio istituzionale tra i mercenari d’età ramesside e i combattenti di stirpe libica" (10). L’area ombreggiata indica la finestra temporale in cui si inquadra la necropoli di Monte Prama,  (4). 

Più sotto la bibliografia; per articoli divulgativi si vedano: 
Lo scarabeo di Monte Prama, 1979-2013, 14 MAGGIO 2013,               monteprama.blogspot.it
Inoltre: 

Bibliografia
(1) a. Carlo Tronchetti, LE TOMBE E GLI EROI. CONSIDERAZIONI SULLA STATUARIA NURAGICA DI MONTE PRAMA Paolo Bernardini-Raimondo Zucca (a cura di), Il Mediterraneo di Herakles, Roma 2005, pp. 145-167; b. C. Tronchetti, P. van Dommelen, Entangled Objects and Hybrid Practices: Colonial Contacts and Elite Connections at Monte Prama, Sardinia, Journal of Mediterranean Archaeology 18.2 (2005) 183-209.
(2) Zucca, Raimondo (2000) I Guerrieri di Monte Prama. Sardegna fieristica, Vol. 52 (aprile-maggio).
(3) Minoja, Marco, Il corredo della tomba 25, scavo 1979, In: Le sculture di Mont'e Prama - Contesto, scavi e materiali, a cura di: M. Minoja & A. Usai,  Gangemi Editore, 2014, pp. 323-330
(4) Usai, Alessandro. "Mont’e Prama 2015. Nota preliminare." Quaderni 26 (2015): 75-112.
(5)  Ornella Fonzo, Elsa Pacciani,  Gli inumati nella necropoli di Mont'e Prama, In: Le sculture di Mont'e Prama - Contesto, scavi e materiali, a cura di: M. Minoja & A. Usai,  Gangemi Editore, 2014, pp. 175-200
(6)  Luca Lai, Ornella Fonzo, Elsa Pacciani, Tamsin O’ Connell, Isotopi stabili e radioattivi: primi dati su dieta e cronologia assoluta delle sepolture di Mont’e Prama, In: Le sculture di Mont'e Prama - Contesto, scavi e materiali, a cura di: M. Minoja & A. Usai,  Gangemi Editore, 2014, pp. 207-218
(7) Ivana Angelini, Gilberto Artioli, Analisi archeometriche sullo scarabeo ed i vaghi di collana, In: Le sculture di Mont'e Prama - Contesto, scavi e materiali, a cura di: M. Minoja & A. Usai,  Gangemi Editore, 2014, pp. 331-344
(8)   G. Artioli, I. Angelini, F. Nestola, New milarite/osumilite-type phase formed during ancient glazing of an Egyptian scarab, 2013, Applied Physics A, 110: 371-377. 
(9)  A. Stiglitz, Lo scaraboide della tomba 25, In: Le sculture di Mont'e Prama - Contesto, scavi e materiali, a cura di: M. Minoja & A. Usai,  Gangemi Editore, 2014, pp. 315-322
(10) G. Cavillier, Gli Shardana nell’Egitto Ramesside, Oxford, 2005


62 commenti:

  1. Noi due o tre cose sappiamo bene 1) Che la voce SHRDN si trova ben attestata epigraficamente per indicare la divinità ('ab shrdn) 2) Che c'era un sincretismo religioso sardo -egiziano 3) Che la scrittura nuragica ha influssi indiretti e diretti egiziani.
    Sugli inumati ho detto tante volte sulla 'diacronia' della realizzazione delle statue. I dati scientifici con l'arco temporale (1400 - 800 a.C.) lo mostrano in modo inequivocabile. E così lo dimostrano epigraficamente i sigilli seriali cerimoniali di Tzricotu di Cabras.

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  2. Perchè e come degli uomini giovani o giovanissimi, in buona salute, ben nutriti muoiono? okai c'era qualche segno di artrosi o preartrosi, segni di attività fisica intensa, qualche carie che avrà fatto male, ma certo non accidenti mortali; questo poi era un dicottenne particolarmente ben nutrito. Di nessuno, a quanto ne so, è stato possibile stabilire la causa della morte; pensi che possano essere stati "addormentati" con qualche veleno? la posizione secondo me non sarebbe in contrasto con una simile ipotesi

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    1. Penso tanto al 'mito' delle fonti classiche che i Sardi uccidevano i loro padri ridendo (da qui il riso 'sardonico'. Con l'andar del tempo non si capi più chi erano questi 'abay', ovvero i titoli di 'ab (padre) propri della divinità e dei suoi figli. Ho l'impressione che quel 'ridendo' non fosse da riferire a coloro che uccidevano il 'toro' padre ma a quest'ultimo. Il 'riso' e l'allegria erano forse dovuti al fatto che il giovane toro luminoso (ma non più tanto toro), raggiungeva il padre suo. E' quasi il sorriso amaro dei cristiani credenti quando sale in cielo qualche 'angioletto',
      Quando parli di 'veleno' e di 'addormentati' potresti essere nel giusto. Ci vorrebbe però il miracolo che la scienza potesse darci una mano nell'esame di quegli scheletri, dicendoci qualcosa, anche pochino, su quel 'veleno'. Perché parli della posizione? Forse perché li ritieni 'dormienti'?

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    2. sì, per quello. Penso all'interpretazione data al bambino di Taramsa, del Paleolitico: secondo chi ha scavato è messo così perchè è come se fosse vivo; oppure allo scheletro di De Bruin del mesolitico (Olanda): chi lo ha scavato lo ha chiamato "the survivor", colui che sopravvive; scrivono che è stato messo in questa rara posizione perchè aveva un posto speciale nella società, verosimilmente. A Tell Qaramel, nel 10000 a.C., i ai defunti seduti come a Monte Prama spesso tagliavano la testa: una interpretazione è che forse lo facevano per impedire che tornassero in vita.
      La mia è però più che altro una impressione, non posso supportarla con altro.
      Non sono un'esperta di antropologia forense, nonostante la passione per "Bones", ma non credo proprio che sul fronte tracce di avvelenamento ci siano speranze.

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  3. Per adesso non ci sono indizi di sincretismo tra nuragici e qualsivoglia altro popolo mediterraneo

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    1. Scusa sai, ma non puoi buttare alle ortiche tutto quello che non hai mai provato neppure a comprendere.

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  4. Invece ha ragione Aba su Minoja e lo scarabeo... davvero sperano di convincerci con questi confronti improponibili?

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    1. No, non pensa di convincere e neppure chi lo propone ne è convinto-a meno di una ingenuità impensabile nella sua posizione.
      Ma questa tomba e soprattutto questo reperto sono una delle chiavi per capire la necropoli: non ti porti uno scarabeo nella tomba se non hai una "sinergia" come la chiami tu, non certo in una necropoli così ritualizzata come quella. E' una tomba dove di solito ci si portano dietro le cose più significative dal punto di vista culturale e religioso. Non è una casualità questo reperto; e una cosa è certa: la metodologia è egiziana, ma io non escluderei che la produzione sia stata sarda.

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    2. Secondo me anche nella tomba dell'inumato n.25 c'è sincretismo. Preciso come nello scarabeo del cuore di Monte Sirai. Solo che in questo il 'messaggio' dell'immortalità è fuso nelle due scritture; in Monte 'e Prama è disarticolato. Lo scarabeo è di 'religio' e 'scrittura' egizia mentre gli oggetti 'significanti' in bronzo sono di 'religio' e di 'scrittura' nuragica. Bisogna stare sempre attenti alla 'variatio' perché essa è l'anima del rebus. Praticamente si dice la stessa cosa, è presente lo stesso linguaggio formulare ma espresso in modo diverso.

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  5. Anche secondo me il fare rimento alle estremità basse delacurva di gauss ha per movente il voler ribadire la primazia dei fenici ed escludere l argomento shardana

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  6. Beh, l'intenzione ribassista non è neanche il caso di sottolinearla. Direi che ormai è quasi del tutto inutile. Invece bisogna lottare per mettere con le spalle al muro i negazionisti sul piano strettamente epigrafico. Lottano sino allo sfinimento (e con colpi bassi e bassissimi) perché sanno bene che è su questo versante il rischio d'essere battuti. Niente è più asseverativo di un documento scritto. Infatti, quando si è capito che il coccio di Orani non può essere un falso, il fenicismo ha avuto una sconfitta tremenda. La stele di Nora del IX-VIII secolo a.C. è nuragica e nuragico è il nome SHRDN. Così come nuragico è lo scarabeo di Monte Sirai con scrittura egiziana e sarda nuragica. La scoperta della caratura egiziana ma anche sarda di certi documenti è uno degli aspetti più importanti dell'identità dei nuragici. Chi vuole contrastare questi dati non deve solo negare (ché fa un servizio continuo proprio ai peggiori dei feniciomani). Deve solo rendersi credibile operando sul piano dialettico e dire per benino perché non esiste una scrittura della divinità egizia ed una della divinità sarda Yh. Oggi risulta sempre più chiaro il fatto che per tanto tempo non ci fu solo Canaan e la cultura semitica. Ci fu anche quella camitica. I sardi nuragici elaborarono e rielaborarono costantemente i loro processi culturali e religiosi alla luce di due culture contemporanee. Non si possono non capire i fenomeni di sincretismo se non si guarda e si vede. Ma soprattutto se non si affrontano gli argomenti e si lancia la battuta gratuita. Quanto alla morte dei 'faraoni sardi' ( e cos'altro sono mai?) so che è doloroso per alcuni fare delle ammissioni ma, porco cane, se l'ultimo degli archeologhetti avesse prospettato da più di dieci anni l'ipotesi che i cosiddetti 'Giganti' erano morti non di morte naturale, ma perché soppressi come 'tori', le citazioni si sarebbero sprecate. Perché, cara Aba, la mia poteva essere prima giudicata una ipotesi assai azzardata, ma ora non più. Quindi delle due l'una: o ci spiegano scientificamente il motivo di quelle morti strane, di giovanissimi e di giovani, oppure l'ipotesi ha un notevole fondamento, anche perché lo ha anche dal punto di vista delle fonti classiche (la morte del 'Bue Api' in Egitto, la morte del sovrano toro, ENNEOROS, di 'nove anni' in Creta) e logico.

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  7. L’antropologo e storico delle religioni James George Frazer (1854-1941), in “Il ramo d’oro- Studio sulla magia e sulla religione” al capitolo XXIV: L’uccisione del re divino, al paragrafo 2 intitolato “Uccisone dei re quando la loro forza deperisce” mette in evidenza che: “ se il corso della natura dipende dalla vita dell’uomo-dio, quali immani catastrofi procurerebbe il graduale indebolimento dei suoi poteri e la loro definitiva estinzione con la morte? Non c’è che un modo per evitarle. L’uomo-dio deve essere ucciso appena le sue forze danno segni di cedimento, e la sua anima trasferita nel corpo di un successore vigoroso, prima di venire seriamente danneggiata dall’incombente decadimento”.
    Al paragrafo 3 dello stesso capitolo parla di re uccisi a scadenza fissa e addirittura indotti al suicidio col taglio volontario della gola.
    Sarà per questo che non ci sono segni evidenti di traumi sulle ossa degli inumati?

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  8. Una domanda per tutti. Ma voi ci vedete proprio un ...corredo? Davvero un corredo funerario? E che corredo 'strambo' sarebbe mai quello? Capisco che in latre tombe possa esserci nulla, ma non capisco quella 'cianfrusaglia' per un giovane che mangia pappa reale. A parte i vaghi di collana noto solo piccoli 'manufatti' in bronzo in forme geometriche e forse numeri (fori, palline nel bronzo quadrato). Non sono componibili e sono poco differenti da come erano all'origine perché il cancro del bronzo non ha intaccato più di tanto la loro forma. Ma attenzione al triangolo, perché esso porta (e ben marcato, tanto che è visibile a occhio nudo) il profilo dell'occhio inciso. Ora, il significato dello scarabeo nel corredo funebre è chiaro e lo si trova attestato in altre tombe nuragiche come a Monte Sirai. Lo stesso valore che ha lo 'spillone' nella tomba di Antas. E' segno certo luminoso di immortalità. Ma chi o cosa rende certa quella immortalità? Non saranno forse la collana, quell'occhio e quegli oggettini a dirlo? A dircelo (al solito)a rebus? Non credo proprio d'essere fissato, perché nessuno può negare, mi pare, che nel bronzo a triangolo (un occhio inserito in un triangolo!)ci sia un indizio di divinità molto significativo.

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  9. Comunque, c'è qualche altra cosa di importantissimo che tende a spiegare. Forse molto se non tutto. Ma aspetto che siano altri a dirlo.

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  11. Se I Sardi fossero gli Sherdens, avremmo trovato centinaia di Scarabei, sotto i Nuraghes. Non solo, tutti manufatti Egizi, in Sardegna, fanno conto ai vettori Fenici, che nel Delta, avevano ampia mano. Nessuna Panoplia, descritta nei Carvings di Medinet Habu, si avvicina, tecnicamente, a quelle raffigurate nei bronzetti Sardi. Difformi sono i caschi cornuti, i body corpets, le NaueII, inestitenti in Sardegna.

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    1. Però le date dei Fenici di Tharros non tornano con le tombe di Monte Prama, dove del resto di fenicio non c'è nulla. Lo ha detto anche Bartoloni, nel 2015, che erano ancora di là da venire all'epoca di MP

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    2. Se gli Anatolici fossero gli Sherden ci sarebbero centinaia di scarabei Egizi dell'età del bronzo a Sardi seguendo il tuo ragionamento, non mi pare che ci siano, o che ci siano altrove nell'Egeo o dovunque tu voglia porre la patria degli Sherden.

      Per quanto riguarda le Panoplie degli Sherden, anche se non sono presenti nella Sardegna stessa, ce ne sono diverse rappresentate nelle Statue Stele del sud Corsica, che come si sa ospitava una culturava strettamente imparentata con quella Nuragica, se non addirittura proprio la stessa, mentre non ce n'è nessuna simile rappresentata in Anatolia, Creta, o Grecia Micenea, le corazze Micenee sono ben diverse da quelle degli Sherden.

      I caschi cornuti Sardi non sono difformi, quelli della Corsica sono precisi, ed alcuni nei bronzetti Nuragici sono molto simili, mentre quelli Micenei sono completamente diversi, lasciamo stare le rappresentazioni di elmi dell'Anatolia occidentale tardive e completamente diversie.

      Quindi seguendo il tuo ragionamento la Sardegna ha comunque più possibilità di essere la patria degli Sherden rispetto alla Grecia Micenea o l'Anatolia occidentale.

      Un'ultima cosa, le spade Naue II non è detto con certezza che fossero le spade degli Sherden, è solo un'interpretazione dei rilievi Egizi, tra l'altro gli Sherden spesso e volentieri sono rappresentati con spade e pugnali diversi.

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    3. E' così Giacomo sugli scarabei, come dici tu. In Anatolia non ci sono nè migliaia nè centinaia e neppure decine di scarabei; quanto a scarabei c'è l'Egitto, poi c'è la Palestina-stante i rapporti millenari tra le due terre- poi c'è la Sardegna. Anche lì gli scarabei sono migliaia; non sotto i nuraghi-troppo presto- ma al British, al museo di Sassari, Cagliari e nelle mani di privati: anche solo considerando l'epoca fenicio-punica, nessun'altra terra nel Mediterraneo ne ha prodotti in numero così massiccio, dopo l'Egitto. In Etruria in una tomba l'anno scorso ne hanno trovati due e hanno fatto uno schiasso inimmaginabile su TV e giornali e internet. In Sardegna sono molto più serafici: quello, bellissimo e unico al mondo, del sito nuragico di S'Arcu 'e is Forros è stato archiviato, perchè nessuno ci capisce nulla: si trovava lì, in un ripostiglio "in modo inconsueto ed inspiegabile" dice la Fadda: e con questa bella spiegazione è finita.
      Ricordo poi che i più antichi scarabei sardi risalgono, secondo la Scandone, ai secoli tra il XVII e l'XI: http://monteprama.blogspot.it/2012/11/i-piu-antichi-scarabei-sardi-xviii-xi.html
      Dalla Sardegna proviene uno dei quattro scarabei del cuore regali conosciuti AL MONDO: quello di Thutmose IV che regnò tra il 1400 e il 1390 a.C.. Pubblicato nel 1942 da Ernesta Bacchi e mai ripreso, da nessuno, NESSUNO archeologo sardo. http://maimoniblog.blogspot.it/2015/06/libero5.html

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    4. Atropa grazie, un grazie grosso grosso, un grazie grossissimo. Tu non sai, forse, quanto mancherebbe, se ti stancassi di provvederci tu, se concludessi che davvero non serve a nulla e non ne vale proprio la pena, quanto mancherebbe la tua capacità e la tua efficacia (perché tutto questo non può non essere efficace a qualcosa) nel richiamare le nozioni giuste, sottolinearne i collegamenti, rimarcarne le conseguenze, fino pure allo scomodo indicare le mancanze. Ancora grazie, con la preghiera di non smettere (e che il purgatorio del ritiro della tua ordinata rassegna su Monteprama Blog dei documenti epigrafici del Nuragico abbia presto termine –nella lista degli argomenti quel totale di soli 3 alla voce epigrafia è tristissimo).
      La forza che agisce su una placca e che porterà a smuoverla con un terremoto potrà ben dirsi efficace anche quando la sua azione risulti ancora (magari a strumenti poco sensibili) non smuovere nulla.

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    5. Grazie Francesco, hai fatto bene a ricordarmi quei tre post residui con il tag Epigrafia, così lo abbiamo eliminato anche da lì. E sostituito con "simbolismo". Perché ti assicuro che so esserlo anche io sarcastica, mica è difficile.

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    6. Ma non saremo mica nell'equivoco che il sarcastico cui ti riferisci sarei io nei tuoi confronti? Dimmi di no, dimmi chi sarebbe sarcastico nei confronti di chi (e cosa c'entrerebbe cambiare categoria agli articoli), o spiegami, se mi hai interpretato sarcastico, dove nasca l'equivoco.

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    7. Capito, tutto sotto "Simbolismo", buono a sapersi (e chiamiamolo pure sarcasmo).

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    8. Due anni fa un'abitante del Sinis, mi raccontò che da bambina era solita correre appresso agli zii mentre questi frugavano tra le rovine di tharros, riportate all'attenzione della gente dagli scavi degli anni 55/64. Gli zii e gli altri tombaroli cercavano solo oro, da rivendere ad un tizio che passava a ritirarlo ogni 15 giorni, lo trovavano l'oro, ma sopratutto trovavano in abbondanza ciò che purtroppo per loro non aveva nessun valore, questi piccoli oggetti finivano con rabbia a mare. La bambina ha sentito più volte distintamente imprecare: "nuda de valori, sceti carrabususu cagausu" ( nulla di valore solo scarafaggi di merda) pare che fossero così abbondanti rispetto all'oro da essere paragonati a qualcosa di altrettanto abbondante e solo apparentemente inutile

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    9. Gianni Atzori mi diceva che non c'era casa di Cabras (ma anche di Oristano) che non avesse qualche scarabeo. Tutti scavavano e tutti qualcosa trovavano. E non tutti buttavano in mare. Naturalmente l'oro e l'argento venivano al primo posto. Ma anche il bronzo era assai ricercato Musei prestigiosi di tutto il mondo, come si sa, hanno reperti stupendi rinvenuti in quelle reiterate, anomale... campagne di scavo. Chissà quanti 'scarabei del cuore' sono finiti in collezioni private di tutto il mondo! Ma c'era molta ignoranza e l'archeologia era conoscenza di pochissimi. Oggi mi hanno mandato una foto con una scritta (con i soliti 'segni') che si trova, pensate, un po', a ...Cala Luna. Degli amici carissimi di Urzulei mica degli archeologi! Oggi c'è ben altra attenzione generale e ben altra consapevolezza!

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    10. Che la foto non te l'avessero mandata degli archeologi, Gigi, qualcosa ce lo diceva.
      O il mio è spirito di patata fuori-luogo, perché invece un simile invio non sarebbe avvenuto, nel silenzio, per la prima volta?

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  12. salve, mi consentite un'ipotesi sulle probabili origini egizie dell'inumato, penso che non sia da escludere visto i frequenti contatti con le terre dei Faraoni che il soggetto in questione abbia prestato servizio in quelle terre e ne abbia condiviso certe credenze e costumi portandosi dietro al rientro in patria qualche piccolo ricordo con qualche episodio di balentia riconosciuto dai compagni di ventura così tanto da assicurarsi una sepoltura degna a eroe, tra l'altro chi ci assicura che sia rientrato vivo in patria...... insomma una bella storia

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  13. Cara Aba, a parte la inguaribile 'feniciomania', non si riesce ancora a capire che le obbiezioni (fatte già anticamente dal Pais) a proposito della famosa palla o disco presente tra le corna nei guerrieri di Medinet Habu o su altro ancora, non hanno senso alcuno. E per un motivo semplice semplice: che nessuno dei bronzetti per armatura è uguale all'altro. Non c'è, si può dire un'arma uguale all'altra, una tunica uguale all'altra, un elmo uguale all'altro, una corazza uguale all'altra, un bracciale salva polso uguale all'altro e persino uno scudo o un pugnaletto perfettamente uguale all'altro. I nuragici avevano quasi un'ossessione per la variatio, sia che questa riguardasse l'architettura (non c'è mai una tomba di Giganti o un pozzo sacro o un nuraghe che possano dirsi d'essere uguali) sia la bronzistica ( navicelle, tori, arieti, scrofe, volpi, cani, modellini di nuraghe,ecc. ecc.)sia, soprattutto, la documentazione scritta. Variavano persino il 'seriale'! Ad esclusione (ma una comprensibile eccezione) degli occhi dei Giganti. Pertanto non ha più forza alcuna l'obbiezione dei Sherden diversi come armamento. Non ci stupisce per nulla un 'diverso' e insolito armamento dei Sherden guerrieri in Egitto. Per non considerare il fatto che gli scribi egiziani possano, per motivi di pronta individuazione 'nazionale', aver scelto un certo tipo di armatura 'individuale' per renderla poi, in qualche modo, 'standard'. Il dato è così irrilevante che oggi quasi nessuno più l'obbiezione la fa propria. E gli studiosi francesi ed altri ancora, osservando i bronzetti, se ne sbattono di una filologia con inpossibili confronti. Ma il punto non sta qui. Non bisogna fare obbiezioni e argomentare sull'armamento ma semmai sul dato 'reale', ovvero del perché sia attestata nella documentazione scritta nuragica, arcaica e non, la voce 'SHRDN. Perché il dio dei sardi sia chiamato 'AB ShRDN? A questo semplice dato bisogna saper rispondere ed opporsi se si è capaci. Altrimenti è tutto puerilmente inutile. E direi anche fastidioso perché non di rado sembra essere fumo su fumo e un cosciente menare il can per l'aia.

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    1. Io sarò maligna e malpensante, ma non credo sia un caso che il direttore del museo Egizio di Torino sia venuto in Sardegna per una conferenza l'anno scorso in Giugno a Sassari, poi è andato a Massama sempre a giugno dell'anno scorso e quest'anno ha parlato qualche giorno fa a Cabras, al museo archeologico. 3 conferenze in Sardegna in un anno; e non credo che non gli siano stati mostrati lo scarabeo di Mone prama, quello di S'Arcu 'e is Forros, quello indubitabilmente di epoca ramesside di Monte Sirai, quello del nuraghe Nurdole e quelli esposti al museo di Cagliari e di Sassari; tutti mischiati è vero, ma dove un occhio esperto non può non distinguere tra antichi e meno antichi.

      Aggiungo che nel 2012, in marzo, pubblicai nel blog di Gianfranco un mio post dove tentativamente assegnavo all'epoca ramesside o appena dopo lo scarabeo di Monte Prama. Non è più visibile nella sua interezza, ma sarò lieta di fornire l'articolo originale a chi me lo chiederà. http://gianfrancopintore.blogspot.it/2012/03/un-paio-di-scarabei-sardi-ed-un-paio-di.html
      Nello stesso anno Cinzia Olianas pubblicò un bel raffronto con uno scarabeo del catalogo Tiradritti ( C. Olianas, Lo scaraboide dalla Tomba 25 di Monti Prama: confronti e considerazioni, Kubaba, 2012, 3: 39-52.) assegnato alla XIV dinastia -e comunque ante 1400 a.C. http://monteprama.blogspot.it/2013/05/lo-scarabeo-di-monte-prama-1979-2013.html : è decisamente lo scarabeo più simile al nostro, ma nonostante ciò il nostro mantiene delle peculiarità uniche, come le incisioni sui fianchi.
      http://www.lombardiabeniculturali.it/reperti-archeologici/schede/G0160-00135/?view=ricerca&offset=142

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  14. No, pubblicalo. Non perché qualcuno si ricreda (figurarsi!) ma per far comprendere come si usa la scienza con serietà, indispensabile intuito e continuo irreprensibile metodo filologico. L'arroganza della dottrina dei pasticcioni e degli epigrafisti della domenica alla lunga non paga.

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  15. Una domanda Aba. Lo scarabeo, da quanto so, in egizio potrebbe significare 'rinascere, risorgere'. Essere quindi un verbo (fonetica) e non solo un simbolo. E' così?

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    1. Lo scarabeo è anche un geroglifico, Kheper (L1), che significa "svilupparsi" "venire in essere", o semplicemente "divenire". Come geroglifico c'è anche sullo scarabeo di S'Arcu 'e is Forros (ma non è l'unico esempio in Sardegna). E' anche un segno bivalente nella crittografia amunica: acrofonicamente prende il valore di N (da Ntry divino); oppure può essere usato come avatar di Ra. http://monteprama.blogspot.it/2013/10/gli-scarabei-sigillo-della-sardegna-e.html

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    2. In realtà il primo significato è "esistere" , essere- la cosa più semplice; ma in modo dinamico, non un oggetto inanimato

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    3. Se posso dirlo in camera caritatis, questo semitico HYH dal significato di "essere", "divenire", "avvenire", mi sollecita un accostamento non so quanto illecito (magari perché comprovatamente anacronistico, però proprio non lo saprei) con il nostro eja, che possiamo tradurre con “e sia”, “e vada così”, “così avvenga”, se non semplicemente con “sì”, la cui etimologia allora mi intriga; a cercarla (l’etimologia di “sì”) non la trovo come me la sarei aspettata, ma provo lo stesso a esprimervi quanto avrei detto di poter trovare: “sì” non dal latino “sic” (= così), ma dal latino “sit”, terza singolare del tempo presente e del modo congiuntivo dal verbo sum, es, fui, esse, cioè di nuovo “essere”, quindi di nuovo “e sia”, “e vada così”, “così avvenga”. Dopodiché, ancor più arditamente, si potranno avvicinare questi eja e HYH agli yes e ya (magari a proposito, anche, di Sardi in Europa)?
      E ora Gigi (con chi altri possa) sia doverosamente severo; non si lasci passare (nell’interesse di tutti) mezza stupidaggine.

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    4. Contrariamente a quanto tu possa pensare ritengo che tu sia nel giusto e che que nostro modo di dire sia un 'relitto' del semitico. E non certo il solo! Ma la traduzione risulta più semplice se pensi alla attuale frase 'non esiste'. Quindi, secondo me, è proprio 'esiste'. E quindi sì. Ma c'è un altro modo in ebraico per dire 'esiste, c'è, Egli è': è 'aysh o 'ash. Due documenti lapidei sardi del Sinis (che prima o poi pubblicheremo) lo attestano in modo certo. Comunque, pur condividendo la tua intuizione, penso che su HYH = SI bisognerebbe chiedere ad un semitista. Quanto alle ...stupidaggini sai bene come calibrarle: in modo da non esserlo, comunque. Lo facessero coloro che ci vogliono bene! Spesso e volentieri sono stupidaggini secche perché presuntuosamente imperdonabili.

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    5. Francesco, credo che, grazie alla tua intuizione, si possa andare indietro nel tempo, a cercare altri agganci in lingue scomparse. Per esempio, il sanscrito "eya-ruve" corrisponde a 'così fatto'. Ottimo, inoltre, il collegamento del professore con l'ebraico 'aysh o 'ash per dire 'esiste, c'è, Egli è', se pensiamo al termine etrusco "ais" o al sanscrito "isa, aisa" per indicare "dio". Il verbo essere in ebraico è "hayah"(e notare la forte somiglianza di hayah con il vostro eya a rimarcare profondi scambi linguistici antichi, mentre 'esistere' si forma con un raddoppio(hayah qayam) היה קים

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    6. Per non uscirne bene, ringraziati anzitutto Gigi e Giancarlo per la considerazione, vi propongo allora un passo ulteriore, consapevole (come tutti qui) che la materia è scivolosissima in quanto complicata e insieme estesa (nello spazio e nel tempo), consapevole che tutto facilmente sembra disponibile a regalare almeno apparenti appoggi a pressoché qualsiasi ipotesi e consapevole, infine, che quando qualcosa ci risulta facile è più probabile che non l’abbiamo capita. Dopo il nostro “eia” il pensiero va in modo naturale all’altra nostra esclamazione affermativa, “emmo”; nella mia ignoranza considero i termini sovrapponibili, certamente interessato a qualsiasi chiarimento su loro differenze. Ora, non so se “emmo” abbia un’etimologia nota, ma sulla scia delle precedenti osservazioni, non intuendo corrispondenze con il Semitico e nemmeno con il Latino (ma alla fine ci torneremo), ho tentato una verifica col Greco antico: “e” (eta) può essere, di nuovo, la terza singolare del congiuntivo del verbo essere (eimì), mentre il “mo” che fa seguito in “emmo” mi fa cadere su “muo” (omega finale), verbo dal significato “mi taccio”. Quindi “emmo” riconducibile a “(così) sia, mi taccio”, senso che mi ricorda quello appreso da ragazzino circa il mitico augh degli Indiani d’America (ora da scafati si va su Google e si scopre quanto sia stata in gran parte un’invenzione dei raccontatori del West, per quanto “le comunità di Uroni, quando uno di loro terminava un discorso in un'assemblea, usavano rispondere in coro con un forte e sospirato ‘haau’, più forte quando approvavano quanto era stato detto”), ma anche mi ricorda (il senso di “così sia, mi taccio” per “emmo”) quello di “amen” (“così sia”, giustappunto usato per chiudere una produzione verbale e farvi seguire il silenzio). E “amen”, per chiudere (si fa per dire) il cerchio (un cerchio che ha percorso un giro magari forzoso ma pure inutile, perché arrivati ad “amen” si potrebbe buttar via il resto), deriva appunto dall’Ebraico. Quindi mi ripeto “amen” e di seguito “emmo”, chiedendomi come si scrivesse in Semitico il primo e in Nuragico il secondo.

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  16. Mi ha fatto molta impressione la suggestiva ipotesi che l'inumato della Tomba 25 di Monti Prama sia la vittima, o il protagonista se si vuole, di un sacrificio religioso.
    Quel "giovane toro" immolato per la felicità di tutti non mi ha riportato alla mente il "vitello grasso" ucciso per celebrare il ritorno del Figliol prodigo, ma altri e ben più famosi episodi.
    Il dio Il-Yh-Iavè cananaico-ebraico-sardo nuragico è ben tosto e coerente, come solo un dio può esserlo, non umanamente. Fu Lui, infatti, a ordinare il sacrificio di Isacco, il principe-toro di una discendenza promessa, confidando nell'obbedienza cieca di Abramo, Toro-Faraone-Patriarca di una discendenza sì promessa, ma messa fortemente in discussione. Fu sempre Lui stesso a proporre il sacrificio del suo Principe-Figlio, lasciando l'incombenza questa volta ai Tori-faraoni ebrei-romani-giudei, che non furono fermati, né vollero farlo.
    Fu dunque il Faraone-toro padre a sacrificare il faraone-toro-figlio della Tomba 25, per la redenzione, la pace, la prosperità di tutto il popolo?
    Se così fu, il riso sardonico fu effettivamente del padre che certo non calava l'arma sul proprio figlio a cuor leggero, ma con perfetta simulazione del contrario, così come ancora oggi intendiamo quel particolare forma di risata.

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  17. Gigi c'è uno studioso dell'Università di Toronto che ha ripreso il tema del legame tra Yahweh e Kheper, lo scarabeo egizio. Questo è avvenuto in particolare dopo che ci si è resi conto che i re Giudei dei primi secolo del I millennio a.C., utilizzavano lo scarabeo alato e il sole alato con chiara simbologia egiziana, nei loro sigilli. L'articolo è : Sarlo, D. Winged Scarab Imagery in Judah: Yahweh as Khepri, 2014, e lo trovi su Academia https://www.academia.edu/5562359/Winged_Scarab_Imagery_in_Judah_Yahweh_as_Khepri

    In particolare il paragrafo 3.2.3 "Egyptian kheper and Hebrew HYH
    The etymological origin of the Egyptian word for scarab is the verb kheper ‘to come into
    being’, or more simply, ‘to be’. It is interesting then that the word Yahweh
    is also thought to come from a verb meaning ‘to be.’ To my knowledge, the philological
    connection between these two gods has not been addressed by scholars. Yahweh’s name may
    well be a Hebrew translation of an Egyptian idea, that is, it is possible that the name originates with the figure of Khepri and reflects the importance of the sun in ancient Israel. It is perhaps more plausible that a false etymology was given in order to equate the two gods after the fact. In Exodus 3:14, the name אהיה אשׁר אהיה , “I am he who comes into being,” is given. This brings to mind the cartouches of 18th Dynasty Pharaohs, which contain similar titles referring to the sun in its rejuvenating quality (Assmann 2001: 60–61). That the image of the scarab is used in these titles to represent the verb ‘to be’ is especially intriguing. Though this in itself does not prove that Yahweh was seen as Khepri, it is certainly suggestive, and such a link between these two deities certainly warrants recognition and further investigation."

    Che è poi l'idea che mi era venuta scriventodi lassù il significato di Kheper, solo che lui l'ha detta meglio

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  18. Sì, l'uguale significato di 'essere' in entrambe le religioni è molto intrigante. Anche se (ma ho ben capito?) Cheper non è un Dio come YHWH. Io penso però per la tomba n. 25 a ben altro. Perché c'è anche un monile (collana) da capire ( con l'aiuto dello scarabeo) oltre degli 'oggettini' in bronzo che non mi sembrano proprio anepigrafici e molto curiosi per la loro particolare forma geometrica. E tutti sappiamo quanto conta l'aritmetica e la geometria, cioè la numerologia, in nuragico. Ho fatto delle domande circa quel 'corredo' a dir poco bizzarro. Che non ha l'eguale in nessuna parte del mondo. E ho invitato tutti a 'leggerlo' con maggiore attenzione. Silenzio. Pazienza! Eppure mi sento (anzi ho il dovere) di insistere. Anche perché la lettura di Minoja sembra quella di un cieco che tocca e legge solo con la mano. Vi dico solo che quel corredo ci dice tre cose: a)lo 'stato' dell'inumato b) chi è l'inumato c)di chi è figlio l'inumato ovvero il giovane toro di diciotto anni, bello e forte, ma soppresso a diciotto anni!

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  19. Sì Franco, comunque sia il brano dell'uccisione di un figlio o meglio 'il sacrificio' legato al dolore immenso,è molto importante perché esprime il concetto di 'un sacrificio umano' per volere del Dio. Ma non è un padre che si uccide nella Sardegna arcaica, come dalle fonti classiche, ma un figlio. Solo che bisogna pensare (i soliti sigilli di Tzricotu 'docent') che quel figlio è anche 'padre': è un BN/'AB perché, come spiego in SAGRA, i piccoli faraoni sardi erano 'padri' come il loro 'padre' in quanto erano in terra quello che Lui era in cielo. Erano padri luminosi 'tori' del loro popolo. Mi sembra pertanto ragionevole pensare che poi 'quei padri soppressi', con risate rituali tristissime, abbiano creato il 'mito' dei Sardi che uccidevano i loro 'padri' ridendo. Insomma, come del resto sempre nel mito, una certa verità o 'realtà, da interpretare e da capire.

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  20. Io spero ancora che sia morto di... morbillo. Non mi piace questa storia, mi rattrista :(

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  21. Io non penso che I Sardi uccidessero I loro figli,la vita era(è)un bene troppo prezioso e un guerriero troppo importante per la comunità di appartenenza.

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  22. Personalmente mi sono fatto la domanda del perché quell'unico 'faraone' abbia avuto il 'privilegio' del cosiddetto 'corredo', cioè il conforto di quei particolarissimi segni distintivi. Perché Lui sì e gli altri no? Perché quell'unicum? La risposta potrebbe essere questa: il giovanissimo forse non era ancora 'faraone' ma stava per esserlo, non era ancora consacrato come uno dei padri figli del Dio. Non era ancora un re 'divinizzato' (e destinato poi al sacrificio), privo del sigillo cerimoniale . La 'scrittura' nella tomba con la sua magia e il suo tenore tendono forse a specificare, ad eliminare il dubbio, a dare certezza, sul suo status e quindi a garantire la sua rinascita come figlio toro luminoso del Dio luminoso? Insomma, ci troviamo forse davanti ad un sigillo 'diverso', per il Padre, circa la sua autenticità di divino anche se non ancora divinizzato? Anche se non ancora 'padte'? Non dimentichiamoci i 'sigilli cerimoniali' di Tzricotu. Senza i quali il buio è profondo. Tutti i giovani faraoni o re sardi divinizzati si presentavano post mortem davanti al padre loro con un sigillo originalissimo che solo da lui poteva essere compreso e riconosciuto dato il suo aspetto misterioso. Era la scrittura sacra del sigillo, il 'certificato', che garantiva, con la magia del tutto 'tre' nascosto, sulla identità e quindi sulla rinascita dei tori della luce. Questo 'certificato' scritto per la rinascita ad opera e del padre e della madre (APAC ATIC) ho cercato, come qualcuno forse ricorderà, di dimostrarlo per i sarcofaghi - urne cinerarie etruschi.

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    1. Il corredo però non è l'unica unicità di quel defunto: c'è un grafico nel riferimento 6 che mostra molto chiaramente la diversità del rapporto isotopico N15/C13, un marcatore della dieta. E lui è diverso, da tutti gli altri -finora. Ha mangiato in modo più ricco di proteine in generale e forse più ricco di pesce/vissuto in clima più aridi.
      Non è diverso solo per il corredo.

      Ieri ci interrogavamo con Romi su quel vago in bronzo subtriangolare e entrambe abbiamo avuto l'impressione di un oggetto con simbologia egizia, tipo un occhio. Ti riporto invece le parole di Minoja, che comunque ne riconosce l'origine egizia (anche se poi invoca i soliti Fenici come "portatori" di conoscenza):"[..]anche in questo caso appare difficile inquadrare tipologicamdnte l’oggetto, che non sembra trovare confronti apprezzabili nella produzione di ornamenti in bronzo di fattura nuragica. Per rinvenire confronti in qualche modo significativi dal punto di vista formale dobbiamo infatti rivolgerci ad altre classi di produzione; all’ambra, che offre a confronto un singolare vago a sezione triangolare, di dimensioni confrontabili con il nostro esemplare, da Sa Carcaredda, ma soprattutto, e ancora una volta, alla manifattura del vetro. In questo caso viceversa il raffronto può essere offerto dai numerosi esemplari di vaghi triangolari e subtrianolari decorati ad occhio di dado, frequenti nei contesti fenici dell Isola, ma come abbiamo visto presenti anche in almeno un contesto funerario
      nuragico, vale a dire la menzionata tomba di Motrox’e Bois, caratterizzata da elementi di particolarità nel quadro delle necropoli ascrivibili ad un momento di passaggio alla prima età del ferro. Si tratta di oggetti che conoscono una notevole circolazione all’interno del Mediterraneo nella piena ed avanzata eta del ferro; ornamenti ritenuti di probabile origine egizia, ma acquisiti precocemente nell’ambito delle produzioni levantine, la cui circolazione in ambito tirrenico è stata messa in connessione con i traffici dei mercanti fenici verso l’Occidente"

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    2. Poteva essere un grande pescatore,magari di tonni o di pescispada,che non dovevano certo pesare 30 kg come quelli che oggi rubano dal mare sardo per far crescere in gabbia e vendere a peso d'oro in oriente.Il rais è stato una importantissima.Mi sembra di vederle queste battute di pesca,con pesci da 500kg......

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  23. Sì, non è l'unicità. Ma il corredo è unico perché lì si trova la scrittura 'con' o 'metagrafica' che tu voglia chiamarla. Ci si serve di quelle forme e di quei disegni (che non hanno visto: mentre li vedono a decine nella mia pagina fi facebook!) per scrivere 'attraverso'. Quante volte lo ripeto! E non è un caso che Minoja si arrampichi sugli specchi per avere ragione in qualche modo sull'identità di quei piccoli manufatti che non sono che dei significanti o segni fonetici secondo le convenzioni degli scribi nuragici. Non è solo identificando i piccoli bronzi che si capisce, ma comprendendo il loro significato nell'ambito del sistema comunicativo ed espressivo generale. Sull'oggetto triangolare 'occhio' ho detto anch'io subito la mia ( ma non perché me lo suggerisca l'egiziano). E mi fa piacere che condividiate l'ipotesi. Comunque il rebus è proprio un rebus semplicemente perché la scrittura è a rebus. Collana, scarabeo, supporto (sostegno), la scritta all'interno di esso, triangolo, quadrato con i puntini, rettangolo, cerchietto non chiuso e ultimo l'oggettino che non si riesce a capire cosa sia, sono i segni che vanno decrittati. Ma facendolo con 'logica', seguendo cioè le 'regole' dell'acrofonia, della numerologia e dell'ideografia. Ti mando per posta privata la mia interpretazione. Non dico di più perché mi sono stancato di dire certe cose. Mi sono stancato di dire che i bronzetti sono scritti. Meravigliosamente scritti. Un' ultima cosa: guardati l'occhio di bue nella testa (resh) monumentale taurina di Murru Mannu.

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    1. Chi non ha fb è condannato all'oscurità o ha altre possibilità di accedere al sapere?

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    2. Lo so, purtroppo. Ma 'bisogna' averlo. Io stesso tempo fa mi sono rassegnato ad albergare in un luogo che per il 90% detesto. Ma basta poco per averlo. Ma per accedere al 'sapere'(grande o piccolo che sia) bisognerebbe leggersi la 'letteratura' di tre Blog riguardante gli argomenti che trattiamo. Facebook è, al solito, un luogo di cazzeggio. E spesso ci si diverte, magari non facendolo capire.

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  24. Magari morì di scarlattina, portata (direbbe qualcuno) da un pre-colonizzatore levantino che, per ilo fatto di viaggiare insieme alla malattia esantematica, i Greci chiamarono rosso-fenicio, e fenicio fu in eterno.
    Quanto alla morte, caro Thor, sappiamo che correnti superiori di pensiero non la consideravano il male assoluto e comunque una soluzione coraggiosa e migliore di una vita con o di una vita senza.
    Per stare ancora in ambito nuragico, sappiamo che Iosto si uccise perché convinto di non poter vivere con l'onta della sconfitta, mentre il padre Ampsicora si diede la morte perché non vedeva un futuro senza il figlio vicino.
    Come molti, io direi anche troppi, credono ancora adesso, la morte è la via più breve e immediata per raggiungere il Padre il quale, se buon padre è come io credo che sia, similmente al nominato Ampsicora, non credo che sia molto in ansia per vederci prima di aver compiuto la nostra vita, così come naturalmente si svolge (su questo potrebbe dire meglio Sandro Angei, lo dico per tirarlo in ballo).
    Il defunto della Tomba 25 potrebbe essere anche la vittima di fatti che si rincorrono nella storia dell'umanità, come il dramma di Caino e Abele, di Romolo e Remo, o la tragicomica storia di Giacobbe ed Esaù cambiando, se si vuole, la pietanza da zuppa di lenticchie a grigliata mista di pesce.

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    1. L'onta della sconfitta,poteva portare a scelte radicali come quella Iosto,ma forse a torto penso che gli antenati vivessero in simbiosi con la natura praticando culti non cruenti ma simili a quelli oggi vengono ancora praticati da frangie di sensitivi o pagani....Ciao Francu

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  25. No, Francesco, 'emmo' va riportato ad 'immo' latino. Così la pensano all'unisono i glottologi e i linguisti. Solo che personalmente non sono d'accordo su di una 'derivazione' latino romana. 'Emmo' potrebbe essere sardo -latino antico, nel senso che in Sardegna lo sia aveva in quanto lingua sorella del latino e non lingua 'madre'. Ho cercato di dimostrare ciò sulla scorta di documenti nuragici che danno lessico indoeuropeo (si pensi solo alla 'BIDENT(E) di Is Locci Santus), cioè un 'latino' che viene molto prima del romano. Non ne vogliono sentire per quanto l'evidenza sia l'evidenza. Ma pazienza! Toccare il Wagner vuol dire profanare il volto di Dio! Ma qui mi fermo, anche perché proprio non siamo in tema. E' ben altro quello su cui si discute con questo magnifico post di Aba. Cerchiamo di dare al Gigante quello che è del Gigante. E c'è tanto su cui investigare. A partire già dall'intuizione di Aba sulla postura dell'inumato, cioè del 'dormiente' ma che, guarda caso. possiede un oggettino che 'lo sveglia'.

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    1. Un'assicurazione sulla sua vita nr. 2! E apparentemente la cosa non gli appariva blasfema, come non pareva blasfemo ai primi re giudei usare nei sigilli una simbologia egizia come lo scarabeo, più o meno alato, e il sole con le ali.

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    2. Forse sono i defunti stessi come "pupe" di scarabeo che aspettano di venire o tornare alla luce: la femmina di Scarabaeus sacer depone un SINGOLO uovo dentro un involucro di sterco (uno sterco particolare), fatto a pera; involucro che viene posto sottoterra, da cui emerge lo scarabeo adulto. E forse la posizione stessa, accovacciata e ripiegata su se stessa- secondo la Fonzo venivano avvolit strettamente in bende perchè la mantenessero, ricorda la forma dello scarabeo in fase di pupa-con gli arti non estesi.
      Mi rendo conto che è un pensiero così, un pò a vanvera; ma in fondo per quel periodo le sepolture sedute in verticale-e singole- sono rarissime e nessuno ci ha ancora capito nulla.

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    3. Mah! Quando ci si riferisce alla simbologia (e alla scrittura) egiziana e nuragica non sai mai se davvero stai andando a'pera'. Una volta una mia amica docente all'Università mi disse che apprezzava tutto quello che (allora) andavo scrivendo circa l'ipotesi della scrittura ma mi disse anche di non potermi aiutare per quanto era tutto molto 'logico'. Per lei, abituata a 'sentieri aperti', un sentiero diverso era sempre 'sdrucciolevole'. Le dissi di osare e di 'buttarsi' ma proprio non ci riuscì. Non me la presi a male e capii. Come capisco oggi quelli (compresi certi miei alunni) che si entusiasmano, quasi ti benedicono e poi in fondo ti lasciano solo. O quasi. C'è sempre il timore della 'pera' e della figuraccia. Un giorno ebbi un confronto serrato con un valente semitista circa il diadema della santità di Aaronne (il cosiddetto 'musico e ballerino'), mi diede apertamente ragione circa il discorso linguistico e il metodo filologico. Il mio ragionamento non era a 'pera', anzi. E poi? Niente. Si aspetta sempre che ne parli un altro. Il coraggio del 'primo' che appoggi la presunta 'pera' è quasi introvabile e pertanto si procede solo per millimetri e non per metri. Tutto questo per dirti, cara Aba, che anche le più azzardate ipotesi vanno espresse, doverosamente espresse. Naturalmente procedendo con tutto ciò che puè servire da puntello. Senza elucubrazioni pure, insomma. 'Evviva' la pera!

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    4. A carloforte,sono state trovato molte sepolture del tipo da te descritto,sicuramente con piccoli corredi funerari,oggi dispersi o imboscati.Penso che l'isola di San Pietro,sia stata molto sottovalutata dal punto di vista archeologico.Il tempio di Baal era sicuramente qualcosa di pre esistente e gli architravi enormi di un pozzo nelle immediate vicinanze,ora piû basso rispetto al terreno,penso ignorantemente lo confermino.Dovrete venire prima o poi a vedere l'isola sacra,constellata di sepolture in ogni luogo,che tutti al rinvenimento occultano.

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  26. Ho notato che tutti, ma proprio tutti, hanno concentrato l'attenzione dello scarabeo per la datazione della tomba ma non si sono più di tanto soffermati sul motivo di quella presenza. Naturalmente lo sforzo 'rialzista' di Aba ha dato i suoi frutti e nessuno (almeno credo) data più quella tomba al VII secolo a.C.. Ma c'è altro, molto altro per confermare, tra l'altro, la notevole antichità di quella sepoltura. Ma bisogna spremere le meningi. E, come sempre, andare al di là delle apparenze. Perché è lì che ti fregano i nuragici riempendo di senso i loro 'prodotti'. Il 'metagrafico' è la loro specialità (secondi in ciò solo agli egiziani) condiviso poi dagli etruschi.

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