Sui documenti di
Allai, ritenuti dei falsi, ci siamo espressi più volte già da di dieci anni e più (1)
spiegando perché essi non possono essere considerati tali. Nessuno, proprio
nessuno, agli inizi degli anni ’90 del secolo scorso, poteva inventarsi forme e
contenuti di scrittura che si è iniziato a capire solo da pochissimi (2)
anni.
La scritta della lastra
mortuaria di Giorre Utu Urridu (3),
quella dell’architrave di Aidu Entos
di Bortigali (4), quella riportata sulla
facciata del Nuraghe Rampinu di
Orosei (5), quella rinvenuta presso il Nuraghe Sanilo di Aidomaggiore (6),
quella della lastra tombale di Tharros (7), quella della pietra di
Aidomaggiore (8), quella denominata la ‘trilingue’
di San Nicolò Gerrei (9), alle quali si aggiungono le
scritte dei ‘ciottoli’ di Crocores
nel lago Omodeo (10), offrono una chiara
dimostrazione che sia gli scribi nuragici che quelli etruschi (11)
usavano il mix alfabetico - linguistico, la numerologia e l’ideografia nel
comporre i documenti. Gli stessi magnifici sigilli (12) di Tzricotu di Cabras si è detto, sin dagli inizi della loro scoperta (13), essere stati realizzati secondo
un particolare ‘modus scribendi’ che tende a far sì che il componimento si
configuri, quanto a lettura, un vero e proprio rebus ai limiti della comprensione , da
sciogliere secondo le norme e le convenzioni di ‘scuola’, per poter intendere nel
profondo e non superficialmente il senso sia particolare che generale dei
significanti (14).
Anche la pietruzza di
Bidonì denominata ‘Crocores 6’ (15) risulta scritta secondo le regole del mix.
Vediamo come, partendo dalla lettura e dalla interpretazione
del documento su base numerologica.
In esso si nota subito che le lettere alfabetiche sono rigorosamente
disposte su nove linee per gruppi di tre. Il documento quindi denuncia, già
dal suo primo aspetto, un intento ‘numerologico’ ovvero la presenza di un
‘senso’ che si può ricavare solo se si conoscono i particolari valori che hanno
sia il numero ‘tre’ sia il numero ‘nove’. Detti valori li conosciamo già perché
per detta convenzione il tre ha quello
logografico di ‘Dio, Luce’ mentre il nove ha il valore, sempre logografico, di ‘continuo, eterno’. Quindi, secondo quella
che abbiamo chiamato ‘iterazione logografica’ (16) il significato è ‘ luce eterna’
o ‘eternità della luce’.
Vediamo ora di capire se e come la lettura ‘normale’, quella
attuata con i segni dell’alfabeto che solitamente in etrusco risulta regressiva
(da destra verso sinistra), illumina o viene illuminata da quella numerologica.
Essendo la composizione in ‘scriptio continua’, cioè non essendoci agevolazione
alcuna per poter capire il contenuto attraverso una qualche divisione delle
voci, dobbiamo procedere noi a individuare i lessemi e la sintassi, cioè l’organizzazione
della frase con i vari suoi costituenti (nomi propri o comuni,congiunzioni,
verbi, ecc.).
La ‘lectio continua’ ci dà la seguente sequenza alfabetica:
TIN / CIU/ TIS / θVF /NNI /θNE / VNI/ MAE/ TEC
Abbiamo un testo
dove le voci subito comprensibili sono, nella prima e nella settima linea, quelle di TIN
e di UNI, le due massime divinità del pantheon
etrusco. Il resto invece è alquanto ostico e risulterebbe incomprensibile se
noi non sapessimo, attraverso la conoscenza di Crocores 3 e Crocores 4,
che CI è voce etrusca che significa
‘tre’ e che ‘ U’, sulla scorta degli stessi documenti è, con ogni
probabilità, una esclamazione latina di giubilo
(in etrusco la 'o' passa ad 'u') con significato di oh, o!. Quindi
ricaviamo la sequenza TIN TRE O!
La sequenza seguente TISθ la si capisce grazie ad una sicura
base interpretativa: dal fatto cioè che
i documenti di Crocores 3 e Crocores 4, scritti in mix (cioè con una
presenza di voci latine, greche ed etrusche),
nella seconda linea (figg. 2 e 3) riportano entrambi la voce verbale
‘TINETI’ che è l’imperativo presente (τίνετε) del verbo τίνω (ricompensare). Si osservi però che qui, rispetto a Crocores 3 e a Crocores 4, abbiamo la ‘
variatio’
dell’ imperativo aoristo (17) ovvero ‘tis(a)θ(e/i)’ che è la
forma etruschizzata del greco τίσατε, con la presenza della dentale aspirata al
posto della sorda.
fig. 2 e fig. 3
Il significato della sequenza iniziale è dunque TIN CI U
TIS(A)T(I/E): ricompensate Tin con tre O!
(ricompensate TIN con tre invocazioni del grido di giubilo ‘oh’). Incipit che
vale quello di Crocores 3 e Crocores 4 (v ancora. figg. 2 e 3) con la
differenza che in questi, nel mix, c’è l’
esclamazione greca μᾶ (= μᾱ γᾶ: madre terra) seguita da una voce verbale
latina (TRE (= TIN) CI M(a)! V(a)L(e)TE: salutate TIN con tre μᾶ!). μᾶ
è voce greca eolico - dorica, un grido rituale di invocazione come il precedente ‘U’ (oh!) riferito a Tin.
Dopo la suddetta
sequenza si presenta una ‘V’ seguita da una voce (FNNIθNE) che precede quella
di VNI. Voce ancora greca perché essa è composta dall’agg. φανός (18) + (I)NE/I (19).
Ora, se noi, tenendo ben presente la composizione in mix, diamo alla ‘V’ il valore della congiunzione
‘VE’ latina avremo: e alla splendente e
graziosa VNI (20).
Se così, come
pensiamo, stanno veramente le cose, viene logico ritenere che le ultime voci ‘MA’ ‘ETE’ e ‘C’ siano la prima un’esclamazione, la
seconda un verbo riferito a UNI e l’altra una congiunzione (C, CE = que latino) che va collegata sintatticamente
con il ‘VE’ e cioè ‘V(E)…C(E) : ve …ce ( et etiam: e anche). Il μᾶ! è l’esclamazione, stavolta sillabica, che
si riscontra nei due μ(ᾶ!) di Crocores
3 e Crocores 4 (v. figg. 2 e 3). Dopo l’esclamazione
si trova, con ogni probabilità, la seconda persona plurale dell’imperativo presente,
etruschizzato (21), del verbo ἳημι (ἳετε). Quindi con quest’ultima sequenza lessicale ricaveremo il significato completo della
scritta rituale, composta, tra l’altro, con un certo parallelismo: Ricompensate TIN con tre o! ed inviate anche il μᾶ! (22) per
la splendente e bella VNI.
Ora, come dobbiamo raccordare
le due scritte, quella numerologica e quella in caratteri lineari e con le voci
in mix? Il modo più agevole sembra poter essere quello di intendere
l’espressione testuale una sola (e quindi avere una sola lettura). Cioè ‘Ricompensate TIN (il sole) con tre o! ed inoltre inviate il ‘ma!’ per la
splendente e bella VNI (luna)/ (che sono) luce continua. Oppure pensare alla presenza di due letture ma
coinvolgendo in quella numerologica anche il valore ideografico del supporto,
cioè la durezza e quindi la durata nel tempo della pietruzza, praticamente
immortale. In questo caso si avrebbe prima ‘immortalità della luce continua’ (con
riferimento ai due astri sole e luna) seguita
poi dalla esortazione a venerare con voci di esclamazione e gesti simbolici rituali le due
divinità.
Comunque sia, appare molto chiaro che il documento lapideo Crocores 6 è congegnato in mix come Crocores 3 e Crocores 4. Infatti, in tutti e tre i documenti si ricorre
‘magicamente’ alla numerologia anche con le tre
lingue nascoste (latino, etrusco e greco). Magia accresciuta forse anche dai tre alfabeti perché se è vero che i
significanti appartengono tutti al system etrusco (anche le E sinistrorse sono
ascrivibili a forme peculiari etrusche) è vero anche che alcuni dei segni (si
pensi alle ‘I’ che possono essere anche latine e greche, oppure alle stesse E
che possono essere del greco arcaico) non sono esclusivamente del codice
etrusco.
Conclusioni
Conclusioni
Il documento di Crocores di Bidonì (Crocores 6) non può
essere un falso. I motivi sono gli stessi, i non pochi di cui si è detto nello spiegare Crocores 3 e Crocores 4 (23). Inoltre Crocores 6 si caratterizza per avere un particolarissimo mix lessicale
greco - etrusco - latino ed una fonetica
(inserita in una specifica ‘griglia’ numerologica) altrettanto particolare, al
di fuori della portata conoscitiva di qualsiasi falsario. Spiccano inoltre nella singolare
composizione del testo la ‘variatio’ temporale, ovvero il ricorso al tempo aoristo
del verbo τίνω al posto del tempo presente di Crocores 3 e Crocores 4, nonché il riporto per intero dell’esclamazione μᾶ,
quella riportata in ‘semplice’ consonantismo negli altri due documenti. Sotto l’aspetto
paleografico la stesse forme rare, ‘peculiari’, della lettera ‘m’ e della lettera ‘e’ sono indizio di volontà da parte dello scriba di
comporre un documento assai ricercato, oscuro, di difficile interpretazione, ostico ai più.
Note ed indicazioni
bibliografiche
1.
Sanna G., 2007, Gli etruschi nella
Sardegna centrale tra il VI e i II secolo a.C.; in Paraulas, Rivista di economia, storia, lingua e cultura sarda, Anno
X, n. 30, pp. 3 - 12.
2. Si veda http://maimoniblog.blogspot.com/2018/01/i-documenti-etruschi-di-allai-falsi.html
3. http://monteprama.blogspot.com/2014/12/scrittura-nuragica-gli-etruschi-allievi.html
http://monteprama.blogspot.com/2014/12/scrittura-nuragica-gli-etruschi-allievi_10.html
2. Si veda http://maimoniblog.blogspot.com/2018/01/i-documenti-etruschi-di-allai-falsi.html
3. http://monteprama.blogspot.com/2014/12/scrittura-nuragica-gli-etruschi-allievi.html
http://monteprama.blogspot.com/2014/12/scrittura-nuragica-gli-etruschi-allievi_10.html
4. In detta scritta (scambiata per latina e intesa generalmente dagli
studiosi come testo di confine: Iliensium
jura in Nurac Sessar) , si legge ILI NVR /IN NURAC SESSAR HE (La luce di ILI nel nurac rosso). In essa
parole semitiche ( ILI, NUR, SSR, H) sono mescolate a voci latine (IN) e a voci
sardo semitiche (NURAC).
5. http://ricerca.gelocal.it/lanuovasardegna/archivio/lanuovasardegna/2009/10/11/SN8PO_SN801.html
6. La scritta è in caratteri latini ma con voci greche ed etrusche (URSE TIN ERCA UNI: Sorgi TIN vai UNI). Di essa parleremo in un articolo specifico.
7. http://maimoniblog.blogspot.com/2016/01/antiquarium-arborense-di-oristano-la.html
8. http://monteprama.blogspot.com/2014/05/ardauli-conserva-e-salva-norbello-tre.html
9. http://sotziali.blogspot.com/2013/03/la-stele-trilingue-un-pezzo-di-storia.html
10. V. nota 1.
11. http://monteprama.blogspot.com/2015/01/cerveteri-liscrizione-iv-secolo-ac-del.html
12. Si continua, purtroppo, a parlare di ‘tavolette’ o ‘placchette’ circa i manufatti nuragici quando essi altro non sono, per prove scientifiche inconfutabili, che i sigilli dei cosiddetti 'Giganti’ di Monte ‘e Prama. In particolare il sigillo A1 risulta essere uno ‘specimen’ ovvero una matrice per la composizione della serie dei sigilli cerimoniali riguardanti i Giganti ‘tori’ ed il loro rapporto ‘post mortem’ con il loro padre ‘toro’ luminoso supremo. Per la loro singolare realizzazione si veda il recente studio di livello scientifico di Sandro Angei http://maimoniblog.blogspot.com/2018/04/il-sigillo-a1-di-tzricotu-matrice-per.html
13. Anni 1995 -1996. V. G. Atzori - G. Sanna 1996, Omines. Dal neolitico all’età nuragica. Castello ed. Quartu Sant’Elena, VI, pp. 86 - 109. Nello studio iniziale degli ‘strani’ e ostici documenti (praticamente poco o nulla si sapeva di essi, neppure del materiale in cui insistevano i numerosi segni), si è capito subito il dato fondamentale caratterizzante il system, ovvero il mix dei segni alfabetici riconducibili tutti (o quasi tutti) ad alfabeti semitici (in particolare l’ugaritico, il cosiddetto 'protosinaitico' ed il cosiddetto 'protocananaico').
14. G.Sanna, 2016, I Geroglifici dei Giganti. Introduzione allo studio della scrittura nuragica, PTM ed., passim, in particolre cap. 3. pp. 41 - 48; cap. 9. pp. 185 - 188.
15. Sanna G., 2007, Gli etruschi nella Sardegna centrale tra il VI e i II secolo a.C.; in Paraulas, ecc. p.7. Crocores è un nuraghe di Bidonì sepolto dall’acqua in seguito alla realizzazione della diga del lago Omodeo (anni venti del secolo scorso). Ricordiamo che tutti gli oggetti di Crocores, sia in ceramica che in pietra, vennero rinvenuti quando, a causa della siccità assai prolungata (fine anni ottanta e inizi degli anni Novanta del secolo scorso), il bacino del lago si trovava completamente asciutto.
16. Per iterazione logografica si intende l’espediente scrittorio scribale attraverso il quale la ripetizione di un numero, di un oggetto o di un animale permette di dare ad essi maggior significato. Questo si ricava attraverso il valore lessicale, sempre lo stesso, del tutto convenzionale, del numero (tre = luce, quattro = forza, cinque = potenza, sette = santo, santità, nove = continuità, eternità). Per es. Tre sette volte = luce santa; tre nove volte = luce continua, immortale; toro nove volte = toro immortale (il sole e/o la luna); yh quattro volte = forza di yh; ILI sette volte = ILI santo; yaziz quattro volte = forza di yaziz, ecc.
17. Il tempo ‘aoristo’ (tempo indefinito) di Crocores 6 è più corretto del presente in quanto si vuole indicare il ricompensare non solo ‘oggi, nel momento’ il dio, ma anche domani e sempre. Sull' aoristo greco come singolare forma verbale temporale antichissima e persasi nel tempo (anche nel greco moderno) si veda il piacevole libro di Andrea (n. femm.) Marcolongo, 2018, La lingua geniale, 9 ragioni per amare il greco, Laterza, Bari -Roma pp. 6 -27.
18. φα(ν)νῇ > FANNI (in fonetica etrusca). L’aggettivo però potrebbe derivare da un non attestato φα(ε)ννίς, - ίδος (in greco è presente però il nome di persona femminile φα(ε)ννίς, - ίδος : Pau.10. 12.10 ed altri ancora) . Così si spiegherebbe la dentale θ successiva (D > T > θ). Per l’aggettivo greco 'splendente', riferito al sole e alla luna, v. τοῖς φαινοτάτοις θεῶν Ἡλίῳ τε καὶ Σελήνῃ (Hld. 10.4.5).
19. Le nostre conoscenze dell’etrusco non ci consentono di dire con sicurezza circa la presenza del suffisso. Detta presenza sembrerebbe però assicurata dall’aggettivazione topica che in letteratura si ha circa la luna (v. nota seguente).
20. Il F(a)NNIθ(I)NE richiama la famosissima strofa di Saffo sulla bella luna: ἀστερες μέν ἀμφί κάλαν σελάνναν/ ἂψ ἀπυκρύπτοισι φάεννον εῖδος / ὀπποτα πλήθοισα μάλιστα λάμπῃ /γᾶν <επί παῖσαν> . Il φάεννον è in Saffo attribuito agli astri ma solo perché il κάλαν è aggettivo insostituibile, ‘emblematico’ (Marzullo) della luna nei suoi carmi (Degani E. - Burzacchini G., 1977, Lirici Greci. Antologia. La Nuova Italia, Firenze p. 148). Qui se, come sembra, -(i)ne è vezzeggiativo, abbiamo in qualche modo uniti i significati di ‘bello, grazioso’ e di ‘splendente’. Vni, la dea Luna, è nello stesso tempo graziosa e splendente.
21. Nella dittongazione etrusca la semivocale ‘iota’ tende talora a cadere. Si capisce così il IETE che dà ‘ETE’. V. Pittau M., 1997, La lingua etrusca. Grammatica e lessico, Insula Nuoro, pp. 46 - 47.
22. Da Crocores 3 e Crocores 4 sappiamo che ritualmente i 'MA' ripetuti erano tre (CI).
23. V. bibl. nota 2.
5. http://ricerca.gelocal.it/lanuovasardegna/archivio/lanuovasardegna/2009/10/11/SN8PO_SN801.html
6. La scritta è in caratteri latini ma con voci greche ed etrusche (URSE TIN ERCA UNI: Sorgi TIN vai UNI). Di essa parleremo in un articolo specifico.
7. http://maimoniblog.blogspot.com/2016/01/antiquarium-arborense-di-oristano-la.html
8. http://monteprama.blogspot.com/2014/05/ardauli-conserva-e-salva-norbello-tre.html
9. http://sotziali.blogspot.com/2013/03/la-stele-trilingue-un-pezzo-di-storia.html
10. V. nota 1.
11. http://monteprama.blogspot.com/2015/01/cerveteri-liscrizione-iv-secolo-ac-del.html
12. Si continua, purtroppo, a parlare di ‘tavolette’ o ‘placchette’ circa i manufatti nuragici quando essi altro non sono, per prove scientifiche inconfutabili, che i sigilli dei cosiddetti 'Giganti’ di Monte ‘e Prama. In particolare il sigillo A1 risulta essere uno ‘specimen’ ovvero una matrice per la composizione della serie dei sigilli cerimoniali riguardanti i Giganti ‘tori’ ed il loro rapporto ‘post mortem’ con il loro padre ‘toro’ luminoso supremo. Per la loro singolare realizzazione si veda il recente studio di livello scientifico di Sandro Angei http://maimoniblog.blogspot.com/2018/04/il-sigillo-a1-di-tzricotu-matrice-per.html
13. Anni 1995 -1996. V. G. Atzori - G. Sanna 1996, Omines. Dal neolitico all’età nuragica. Castello ed. Quartu Sant’Elena, VI, pp. 86 - 109. Nello studio iniziale degli ‘strani’ e ostici documenti (praticamente poco o nulla si sapeva di essi, neppure del materiale in cui insistevano i numerosi segni), si è capito subito il dato fondamentale caratterizzante il system, ovvero il mix dei segni alfabetici riconducibili tutti (o quasi tutti) ad alfabeti semitici (in particolare l’ugaritico, il cosiddetto 'protosinaitico' ed il cosiddetto 'protocananaico').
14. G.Sanna, 2016, I Geroglifici dei Giganti. Introduzione allo studio della scrittura nuragica, PTM ed., passim, in particolre cap. 3. pp. 41 - 48; cap. 9. pp. 185 - 188.
15. Sanna G., 2007, Gli etruschi nella Sardegna centrale tra il VI e i II secolo a.C.; in Paraulas, ecc. p.7. Crocores è un nuraghe di Bidonì sepolto dall’acqua in seguito alla realizzazione della diga del lago Omodeo (anni venti del secolo scorso). Ricordiamo che tutti gli oggetti di Crocores, sia in ceramica che in pietra, vennero rinvenuti quando, a causa della siccità assai prolungata (fine anni ottanta e inizi degli anni Novanta del secolo scorso), il bacino del lago si trovava completamente asciutto.
16. Per iterazione logografica si intende l’espediente scrittorio scribale attraverso il quale la ripetizione di un numero, di un oggetto o di un animale permette di dare ad essi maggior significato. Questo si ricava attraverso il valore lessicale, sempre lo stesso, del tutto convenzionale, del numero (tre = luce, quattro = forza, cinque = potenza, sette = santo, santità, nove = continuità, eternità). Per es. Tre sette volte = luce santa; tre nove volte = luce continua, immortale; toro nove volte = toro immortale (il sole e/o la luna); yh quattro volte = forza di yh; ILI sette volte = ILI santo; yaziz quattro volte = forza di yaziz, ecc.
17. Il tempo ‘aoristo’ (tempo indefinito) di Crocores 6 è più corretto del presente in quanto si vuole indicare il ricompensare non solo ‘oggi, nel momento’ il dio, ma anche domani e sempre. Sull' aoristo greco come singolare forma verbale temporale antichissima e persasi nel tempo (anche nel greco moderno) si veda il piacevole libro di Andrea (n. femm.) Marcolongo, 2018, La lingua geniale, 9 ragioni per amare il greco, Laterza, Bari -Roma pp. 6 -27.
18. φα(ν)νῇ > FANNI (in fonetica etrusca). L’aggettivo però potrebbe derivare da un non attestato φα(ε)ννίς, - ίδος (in greco è presente però il nome di persona femminile φα(ε)ννίς, - ίδος : Pau.10. 12.10 ed altri ancora) . Così si spiegherebbe la dentale θ successiva (D > T > θ). Per l’aggettivo greco 'splendente', riferito al sole e alla luna, v. τοῖς φαινοτάτοις θεῶν Ἡλίῳ τε καὶ Σελήνῃ (Hld. 10.4.5).
19. Le nostre conoscenze dell’etrusco non ci consentono di dire con sicurezza circa la presenza del suffisso. Detta presenza sembrerebbe però assicurata dall’aggettivazione topica che in letteratura si ha circa la luna (v. nota seguente).
20. Il F(a)NNIθ(I)NE richiama la famosissima strofa di Saffo sulla bella luna: ἀστερες μέν ἀμφί κάλαν σελάνναν/ ἂψ ἀπυκρύπτοισι φάεννον εῖδος / ὀπποτα πλήθοισα μάλιστα λάμπῃ /γᾶν <επί παῖσαν> . Il φάεννον è in Saffo attribuito agli astri ma solo perché il κάλαν è aggettivo insostituibile, ‘emblematico’ (Marzullo) della luna nei suoi carmi (Degani E. - Burzacchini G., 1977, Lirici Greci. Antologia. La Nuova Italia, Firenze p. 148). Qui se, come sembra, -(i)ne è vezzeggiativo, abbiamo in qualche modo uniti i significati di ‘bello, grazioso’ e di ‘splendente’. Vni, la dea Luna, è nello stesso tempo graziosa e splendente.
21. Nella dittongazione etrusca la semivocale ‘iota’ tende talora a cadere. Si capisce così il IETE che dà ‘ETE’. V. Pittau M., 1997, La lingua etrusca. Grammatica e lessico, Insula Nuoro, pp. 46 - 47.
22. Da Crocores 3 e Crocores 4 sappiamo che ritualmente i 'MA' ripetuti erano tre (CI).
23. V. bibl. nota 2.
Difficilissimo da apprezzare se non si conosce il greco. Ma questo articolo non mi sembra confezionato per noi poveri mortali fuori dal gregge; è confezionato per coloro che il greco lo conoscono a fondo e capiscono l'eccezionalità di questo oggetto.
RispondiEliminaDetto questo, “mi vien che ridere!” come diceva Lando Buzzanca parecchi decenni fa, leggendo di un personaggio che su Facebook ritiene di “leggere” la documentazione nuragica fuori dai canoni espressi dal Prof. Sanna. Oppure di quell'altro personaggio che per denigrare (ho eliminato i suoi tre commenti) sbandiera “curricula” altrui per sentirsi importante... lui?! Questi non hanno ancora capito (?!) che lo studio della scrittura nuragica è una cosa seria, mica per corbellerianti, come disse taluno confezionando un neologismo!
C'è un personaggio che probabilmente non ha ancora capito che fin quando non scriverà in termini obiettivi riguardo l'articolo che va commentando con sfarfallio d'ali; ossia: finché non entrerà nel merito della scrittura, scrivendo del perché lui ritiene etc. etc.; sarà escluso dal nostro antivirus.
RispondiEliminaQuesta è una scrittura antica bulgara. Gli Etruschi sono bulgari. Ci sono tombe come gli Etruschi in Bulgaria. Questo non è greco, questo è bulgaro. La lingua greca è apparsa più tardi. Lo stato greco esiste da 120 anni. I bulgari vivono nei Balcani da 7.000 anni!
RispondiEliminahttps://bulgariatravel.org/%D0%BA%D0%B0%D0%B7%D0%B0%D0%BD%D0%BB%D1%8A%D1%88%D0%BA%D0%B0-%D0%B3%D1%80%D0%BE%D0%B1%D0%BD%D0%B8%D1%86%D0%B0/
https://bulgariatravel.org/%D0%B0%D0%BB%D0%B5%D0%BA%D1%81%D0%B0%D0%BD%D0%B4%D1%80%D0%BE%D0%B2%D1%81%D0%BA%D0%B0-%D0%B3%D1%80%D0%BE%D0%B1%D0%BD%D0%B8%D1%86%D0%B0-%D1%81%D0%B5%D0%BB%D0%BE-%D0%B0%D0%BB%D0%B5%D0%BA%D1%81%D0%B0/
http://institutet-science.com/kivotyt-na-orfeeviya-zavet/
http://institutet-science.com/obrochna-plochica-gradeshnica/
http://institutet-science.com/sakralna-plochica-karanovo/
http://institutet-science.com/biblia-bessika-otkrita/
http://institutet-science.com/ancient-concepts-in-ogam-script/