di Francu Pilloni
portamemoria-miguel.org |
Oggi
si parla nuovamente di fatti tragici di terrorismo, purtroppo.
Ho
avuto la ventura di incontrare, giovedì scorso, una persona assai
interessante che non è certamente un personaggio, dato che lavora
presso un’azienda internazionale stanziata a Londra, che vende
analisi politiche sui rischi per il capitale e per gli investimenti
nei vari scenari mondiali.
Si
chiama Efisio Sanna. Efisio come il nonno paterno, è nato
nell’interland milanese in un paese dal nome che termina in -ate,
forse Vergate, ma non sono sicuro, da padre sardo emigrato che ha
lavorato in un’industria chimica, e da una madre friulana. Laureato
in filosofia e psicologia sociale o del lavoro, vive e lavora nel
Regno Unito.
È
venuto in occasione della morte del padre il quale, dopo il
pensionamento, era tornato a vivere in Sardegna, nella vecchia casa
di proprietà.
Ricordavo
Efisio per una volta che, da ragazzo, venne in occasione della festa
di agosto con la famiglia: un tipo curiosissimo che non stava mai
fermo e s’arrabattava a parlare in sardo con tutti inventandosi i
termini e mischiando il sardo al dialetto lombardo, ma chiedeva a
ogni inciampo il significato delle parole che non conosceva. Insomma,
un po’ una peste, un po’ una macchietta. Adesso è analista in
quella società di intelligence che
vende ai grandi investitori le probabilità di rischio, fra le quali
la percentuale dovuta a atti di terrorismo.
Mi
è venuta la curiosità di chiedergli quanto il rischio di atti
terroristici influenzi i flussi degli investimenti nelle varie arie
geografiche:
D.
- Senti, Efisio, ma davvero il rischio attentati è così rilevante
nella decisione di un investimento?
R.
- Intanto dipende dal tipo di investimento. Per un’istituzione
finanziaria, ubicata al 20° piano di un grattacielo, il rischio
terrorismo conta relativamente; ma se si tratta di un capannone
industriale nella periferia di una grande città, conta molto di più.
Ti faccio un esempio: chi andrebbe oggi a investire in Siria, in
Iraq, in molti stati africani o dell’America latina? Il rischio è
…
D.
- Ho capito. Significa allora che l’Isis ha il potere di dirottare
anche il capitalismo da qui a lì?
R.
- Allontanarlo da un territorio, certamente; ma indirizzarlo, questo
no. Non esiste solamente l’Isis, ma altri movimenti, spesso
contrapposti nel territorio come in una guerra civile, organizzazioni
criminali che nulla hanno di politico, … avrà
sentito parlare dei pirati al largo della costa somala. Sì?
Ecco, noi studiamo anche questi fenomeni; io sono a capo del team che
studia questo aspetto del problema.
D.
- L’Italia è ad alto rischio?
R.
- No. Molto meno a rischio di Francia, Spagna, Germania, Inghilterra,
… la stessa Austria, per quanto riguarda il terrorismo.
D.
- Allora perché i capitali fuggono dall’Italia?
R.
- Per altre ragioni, evidentemente. Per la malavita comune
organizzata, per esempio.
D.
- E perché il terrorismo islamico non colpisce in Italia? Perché la
polizia e i servizi segreti funzionano bene, come si sussurra?
ReteB.it |
D.
- Vuoi dire che in Italia non funzionerebbe?
R.
- In Italia la credibilità nelle istituzioni presso i cittadini non
è poi così alta. La gente appare divisa non da ideali, ma da
esigenze contingenti che mutano dall’oggi al domani. Interessi
volubili, insomma. Per questo i partiti e i movimenti politici
nascono, regnano e spariscono troppo in fretta, nel giro di due o tre
decenni.
D.
- E allora? Non capisco.
R.
- Allora basta guardare la storia di questo paese. Quarant’anni fa,
al tempo del terrorismo rosso e nero, di fronte al pericolo il popolo
si strinse insieme lasciando perdere le minuzie che dividevano; i
partiti avversari concordarono per fare un governo e una lotta contro
gli eversori.
D.
- Questo lo sappiamo.
R.
- Certo, lo sapete, ma l’avete dimenticato. Diversamente, perché i
partiti mostrano di non trovare un minimo denominatore comune
riguardo all’immigrazione, alla scuola, ai riferimenti della
politica estera e a tutti i problemi complessi del momento storico
che stiamo vivendo?
D.
- Si vuol far credere che il terrorismo ci risparmia, perché
altrimenti ci riunirebbe?
R.
- Non so quanto consapevolmente ciò avvenga, però avviene.
D.
- Significa che noi Italiani ci destabilizziamo da soli?
R.
- Questo però lo ha detto lei.
In
effetti sono stato io a introdurre il concetto come una domanda, ma è
qualcosa che pensavo da tempo.
La domanda come mai l'Isis non colpisce l'Italia me l'ero fatta senza trovare la risposta,la sua deduzione,signor Francu,dopo il colloquio con il signor Efisio,mi sembra tristemente veritiera.
RispondiEliminaChe dice, signora Grazia, ci facciamo un blog esclusivo per noi due?
RispondiEliminaHo appena letto, su Il Fatto Quotidiano, come un blogger abbia scritto, solo 24 ore prima dei fatti, "adesso servirebbe un attentato" in Francia, in considerazione delle divisioni interne.
L'attento riunirà i Francesi, almeno temporaneamente?
Non lo so. So però che i Francesi non sono Italiani. Ovviamente.
Concordo signor Francu,sul blog,lei sarà il maestro,io l'allieva.
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