mercoledì 12 dicembre 2018

L’ITALIA E IL TERRORISMO


di Francu Pilloni

portamemoria-miguel.org
Oggi si parla nuovamente di fatti tragici di terrorismo, purtroppo.
Ho avuto la ventura di incontrare, giovedì scorso, una persona assai interessante che non è certamente un personaggio, dato che lavora presso un’azienda internazionale stanziata a Londra, che vende analisi politiche sui rischi per il capitale e per gli investimenti nei vari scenari mondiali.
Si chiama Efisio Sanna. Efisio come il nonno paterno, è nato nell’interland milanese in un paese dal nome che termina in -ate, forse Vergate, ma non sono sicuro, da padre sardo emigrato che ha lavorato in un’industria chimica, e da una madre friulana. Laureato in filosofia e psicologia sociale o del lavoro, vive e lavora nel Regno Unito.

È venuto in occasione della morte del padre il quale, dopo il pensionamento, era tornato a vivere in Sardegna, nella vecchia casa di proprietà.
Ricordavo Efisio per una volta che, da ragazzo, venne in occasione della festa di agosto con la famiglia: un tipo curiosissimo che non stava mai fermo e s’arrabattava a parlare in sardo con tutti inventandosi i termini e mischiando il sardo al dialetto lombardo, ma chiedeva a ogni inciampo il significato delle parole che non conosceva. Insomma, un po’ una peste, un po’ una macchietta. Adesso è analista in quella società di intelligence che vende ai grandi investitori le probabilità di rischio, fra le quali la percentuale dovuta a atti di terrorismo.
Mi è venuta la curiosità di chiedergli quanto il rischio di atti terroristici influenzi i flussi degli investimenti nelle varie arie geografiche:
D. - Senti, Efisio, ma davvero il rischio attentati è così rilevante nella decisione di un investimento?
R. - Intanto dipende dal tipo di investimento. Per un’istituzione finanziaria, ubicata al 20° piano di un grattacielo, il rischio terrorismo conta relativamente; ma se si tratta di un capannone industriale nella periferia di una grande città, conta molto di più. Ti faccio un esempio: chi andrebbe oggi a investire in Siria, in Iraq, in molti stati africani o dell’America latina? Il rischio è …
D. - Ho capito. Significa allora che l’Isis ha il potere di dirottare anche il capitalismo da qui a lì?
R. - Allontanarlo da un territorio, certamente; ma indirizzarlo, questo no. Non esiste solamente l’Isis, ma altri movimenti, spesso contrapposti nel territorio come in una guerra civile, organizzazioni criminali che nulla hanno di politico, … avrà sentito parlare dei pirati al largo della costa somala. Sì? Ecco, noi studiamo anche questi fenomeni; io sono a capo del team che studia questo aspetto del problema.
D. - L’Italia è ad alto rischio?
R. - No. Molto meno a rischio di Francia, Spagna, Germania, Inghilterra, … la stessa Austria, per quanto riguarda il terrorismo.
D. - Allora perché i capitali fuggono dall’Italia?
R. - Per altre ragioni, evidentemente. Per la malavita comune organizzata, per esempio.
D. - E perché il terrorismo islamico non colpisce in Italia? Perché la polizia e i servizi segreti funzionano bene, come si sussurra?
Visualizza immagine di origine
ReteB.it
R. - Che funzionino meglio che altrove è un fatto, ma non solo per questo. Veda, l’Isis agisce per destabilizzare lo Stato in cui colpisce, per costringerlo a risposte controproducenti che abbassano la credibilità verso le istituzioni nei cittadini.
D. - Vuoi dire che in Italia non funzionerebbe?
R. - In Italia la credibilità nelle istituzioni presso i cittadini non è poi così alta. La gente appare divisa non da ideali, ma da esigenze contingenti che mutano dall’oggi al domani. Interessi volubili, insomma. Per questo i partiti e i movimenti politici nascono, regnano e spariscono troppo in fretta, nel giro di due o tre decenni.
D. - E allora? Non capisco.
R. - Allora basta guardare la storia di questo paese. Quarant’anni fa, al tempo del terrorismo rosso e nero, di fronte al pericolo il popolo si strinse insieme lasciando perdere le minuzie che dividevano; i partiti avversari concordarono per fare un governo e una lotta contro gli eversori.
D. - Questo lo sappiamo.
R. - Certo, lo sapete, ma l’avete dimenticato. Diversamente, perché i partiti mostrano di non trovare un minimo denominatore comune riguardo all’immigrazione, alla scuola, ai riferimenti della politica estera e a tutti i problemi complessi del momento storico che stiamo vivendo?
D. - Si vuol far credere che il terrorismo ci risparmia, perché altrimenti ci riunirebbe?
R. - Non so quanto consapevolmente ciò avvenga, però avviene.
D. - Significa che noi Italiani ci destabilizziamo da soli?
R. - Questo però lo ha detto lei.

In effetti sono stato io a introdurre il concetto come una domanda, ma è qualcosa che pensavo da tempo.

3 commenti:

  1. La domanda come mai l'Isis non colpisce l'Italia me l'ero fatta senza trovare la risposta,la sua deduzione,signor Francu,dopo il colloquio con il signor Efisio,mi sembra tristemente veritiera.

    RispondiElimina
  2. Che dice, signora Grazia, ci facciamo un blog esclusivo per noi due?
    Ho appena letto, su Il Fatto Quotidiano, come un blogger abbia scritto, solo 24 ore prima dei fatti, "adesso servirebbe un attentato" in Francia, in considerazione delle divisioni interne.
    L'attento riunirà i Francesi, almeno temporaneamente?
    Non lo so. So però che i Francesi non sono Italiani. Ovviamente.

    RispondiElimina
  3. Concordo signor Francu,sul blog,lei sarà il maestro,io l'allieva.

    RispondiElimina