domenica 6 dicembre 2020

Enoch, le porte del sole e il 21 di aprile. Terza parte


Enoch al lavoro

di Sandro Angei


7. Enoch gioca col Genesi, yhwh non bara ma lui si!

    A questo punto della trattazione si pongono altre domande:

 Perché Enoch fece iniziare l'anno proprio il giorno dell'equinozio di primavera?

 E perché proprio l'equinozio di primavera piuttosto che quello d'autunno?

 Come fece Enoch a stabilire con esattezza il giorno dell'equinozio?


   Partiamo col rispondere alla 2° domanda. E' evidente che, dal punto di vista antropologico, l'inizio dell'anno debba coincidere con la ripresa del ciclo vitale della natura, che ha inizio appunto a partire dell'equinozio di primavera.

   La risposta alla 1° domanda è di carattere astronomico e ideologico, ma anche e soprattutto di carattere antropologico.
   Notiamo innanzi tutto che Enoch segue la settimana scandita nel libro della Genesi per individuare il giorno esatto in cui far iniziare l'anno - il mercoledì -, giorno di creazione dei luminari. Questo ci fa capire il suo sistema di calcolo. Vediamolo.
   Enoch divide l'anno secondo la sequenza 30+30+31 giorni per trimestre per 4 volte per un totale di 364 giorni.
  91 giorni di ogni stagione sono però composti da 13 volte 7 giorni, in ragione di ciò i giorni della settimana sono in accordo numerico con le stagioni e con l'anno solare di 364 giorni, perché in tal modo sia le stagione che il capodanno iniziano sempre con lo stesso giorno (vedi la citazione nel capitolo 4).  In seguito Enoch si rammenta dei primi versi del libro della Genesi e visto che i due grandi luminari furono creati il quarto giorno, ossia il mercoledì, lui fa coincidere questo giorno col capodanno, per tanto il primo giorno dell'anno e il primo di ogni stagione cadono sempre di mercoledì. Va oltre, però, e seguendo il Genesi nota che l'uomo e gli animali terrestri e tutte le sementi che danno frutto - cibo per l'uomo - furono creati il sesto giorno ossia di venerdì.*

* Naturalmente Enoch non scriveva usando i nomi dei nostri giorni della settimana, ma secondo i giorni della creazione enumerati nel libro della Genesi.

   Enoch, sapendo far di conto, nota che i 30 giorni del primo mese contengono 4 settimane con l'avanzo di 2 giorni, per tanto se il primo giorno dell'anno iniziava di mercoledì, il 28° giorno cadeva di martedì, il 29° di mercoledì, il 30° di giovedì e il primo giorno del secondo mese cadeva di venerdì - il nostro 20 di aprile.



   Per tanto Enoch con ogni probabilità sfruttò questa caratteristica che gli dava l'opportunità di far coincidere le cadenze del suo calendario con le cadenze della creazione nel rispetto della legge divina  (si comportò in sostanza come un compilatore di rebus, che cerca le parole adatte al suo scopo e qualche volta - nei bilitteri, forza la definizione per adeguarla al risultato).

   A questo punto dobbiamo domandarci se Enoch seguì pedissequamente il libro del Genesi oppure fu lui (o altri prima di lui - i suoi maestri) a imbastire in tal modo la sacra scrittura per far coincidere i giorni della settimana con i giorni cardine dell'anno e con quel particolare giorno del secondo mese.
   Rammentiamoci che Enoch era uno scriba e in quanto tale deteneva le "chiavi della scrittura". Per tanto chi meglio di lui poteva manipolare la sequenza della creazione?! Bastava lasciare un giorno di distanza tra la creazione dei due luminari maggiori e la creazione dell'uomo e dei frutti per lui creati, per far tornare i conti. E questo a prescindere dal giorno di creazione dei luminari. Se per ipotesi i luminari fossero stati creati di martedì nulla ostava nel far creare a yhwh l'uomo il giovedì; lo stesso giorno in cui gli dona erbe, sementi e frutti di cui cibarsi.

   Questa ipotesi non è affatto peregrina se leggiamo attentamente i primi versetti del Genesi.

   Al versetto 12 vi è scritto: la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. Questo accadde il 3° giorno e solo il giorno successivo Dio creò i due luminari maggiori.
Dal punto di vista strettamente tecnico è possibile che "germogli, ebre e piante" possano spuntare dalla terra in assenza di luce, ma ciò mi sembra un dettaglio piuttosto secondario nell'economia della creazione - non è fondamentale nella gestione del creato. In sostanza se quel dio avesse creato i luminari il martedì e "asciugato la terra che produce germogli" il mercoledì, probabilmente nessuno avrebbe avuto qualcosa da eccepire: anzi! Per tanto Enoch aveva la possibilità di scambiare le "pedine" nella sua "scacchiera" per far tornare i conti. Poteva benissimo creare i luminari il 2° o il 3° giorno e l'uomo il 6° se ciò fosse servito al suo scopo, senza che questo potesse in qualche modo nuocere all'economia della creazione.

   Enoch, in sostanza (facciamo una seconda similitudine), si comporta come uno scrittore di gialli. E' lui che gestisce la storia e gli intrecci per arrivare alla conclusione che si è prefissato; e benché la storia appaia complessa e articolata; è solo una illusione.
   In alternativa dovremmo pensare che davvero l'universo fu plasmato da un dio creatore che tutto ha previsto e tutto ha scritto nelle Tavole del cielo.

    Perché Enoch avrebbe escogitato tutte questo marchingegno astronomico?

   Il motivo, espresso in modo chiaro nelle note al libro di Enoch, è dettato in primis dalla ricerca di un connubio tra la perfezione numerica ma astratta del suo dio, con le leggi della meccanica celeste; in secondo luogo è dettato dal perfetto abbinamento di quel connubio con la sequenza della creazione operata da yhwh. In sostanza il suo è un motivo prettamente teologico atto a garantire un sistema perfetto.

   Per quanto riguarda la tradizione ebraica, che inaugurava il nuovo anno nel momento in cui la spiga del grano, benché ancora verde, era già ben compiuta, posso pensare (ma è solo una ipotesi tutta da dimostrare) che ciò potrebbe essere frutto di un semplice travisamento di quel che Enoch elaborò nel suo calendario; perché il vecchio patriarca non esordì dichiarando esplicitamente quale fosse il primo giorno dell'anno, ma iniziò descrivendo i primi 30 giorni che conducono dritti dritti al 20 di aprile.    Certamente la questione non è così chiara e netta, perché non dobbiamo dimenticare che gli Ebrei seguivano un calendario soli-lunare, ma seguivano, lo ribadiamo, anche e pedissequamente la maturazione del grano per festeggiare il loro capodanno.

   I Sardi, che probabilmente nulla avevano da spartire con gli Ebrei se non i libri più antichi del Vecchio Testamento, seguivano invece la legge del sole creato dal  quel Dio dei padri (vedi infra), quel yhwh o yhw che sia, di estrazione Cananaica, in conformità della quale Enoch formò il suo calendario.

   Visto da questa prospettiva possiamo dire che il popolo Sardo Nuragico si attenne con scrupolo al calendario enochiano (?), chiamiamolo così; il solo a scandire in modo preciso e sicuro i momenti della vita dell'uomo, così come furono programmati tutti i "segni del cielo" ad opera di yhwh.
   Gli eruditi di teologia ebraica ci avvertono che le date degli accadimenti non sono in ricordo di un evento, ma sono la "lettura" di ciò che Dio ha predeterminato nel momento iniziale della creazione. A conforto di questo si legge nel "nostro libro" che "Il Dio del nostro autore non è un Dio, come quello biblico classico, che poteva pentirsi e cambiare di opinione; poteva minacciare per chiamare gli uomini sulla retta via, ma poteva anche non mandare il castigo. Il Dio dei padri era un Dio che viveva nella storia degli uomini, che costruiva il futuro insieme con loro: il Dio dei Giubilei è un Dio perfetto, che non può non avere, in tutti i sensi, l'attributo  dell'immutabilità. Per tanto Dio scrisse, o comunque fece esistere dei documenti, detti Tavole celesti, nei quali è contenuto sia l'ordinamento dell'universo, sia la serie degli avvenimenti, sia la Legge che regola il comportamento dell'uomo. E' nelle Tavole celesti che sta scritto il vero calendario, che devono usare gli ebrei [omissis]... Dall'insieme si ricava l'impressione che l'autore volesse difendere in ogni modo l'immutabilità e la trascendenza di Dio." (mio il sottolineato ndr. col quale si vuol rimarcare che quel "Dio dei padri" assomiglia tanto a quel yhwh cananaico venerato in Sardegna dalle genti nuragiche)

    Da questa concezione teologica delle natura "predeterminata" dalle leggi divine, che siano esse cosmiche o legate all'uomo, non si può non cogliere la funzione di quelle date scandite dalla sequenza 30+30+31, nel momento in cui, a ridosso dei primi trenta giorni dopo l'inizio dell'anno, si celebrava nei pozzi sacri di Sardegna la maturazione del grano. Giorno questo non dedicato alla luce in quanto tale (questa era scandita dal mercoledì, come abbiamo visto), ma dedicato al rapporto tra yhwh o yhw col popolo a lui fedele. Quel 31° giorno dopo l'equinozio che cadeva, come abbiamo visto, proprio di venerdì. E se diamo retta al significato che nel "libro di Enoch" viene dato dai commentatori al mercoledì, tutto si traduce in un continuo rimando a ciò che yhwh fece all'inizio dei tempi. Questa considerazione supporta la tesi che vuole Enoch artefice dell'aggiustamento della sequenza creativa proprio alla luce di quanto scoperto nei pozzi sacri di Sant'Ansastasia, Santa Cristina e Funtana coberta. Per tanto, come il mercoledì caratterizza i giorni della luce -  equinozi e solstizi -  Il venerdì ha valore per l'uomo, tant'è che in Genesi 1 vi è scritto a partire dal versetto 27:
"27 Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.
28 Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra».
29 Poi Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo.
30 A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne.
31 Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
   Questo avvenne il sesto giorno, ossia il venerdì.
   Benché nel "nostro libro" i commentatori scrivano che il venerdì era per gli Ebrei il giorno particolarmente adatto per gli arrivi perché permette e sottolinea il riposo sabbatico, lasciamo questa usanza agli Ebrei, a quelli venuti dopo, ai nipoti dei nipoti di Enoch. Noi pensiamo che il venerdì sia da intendere, come Enoch (pensiamo) lo intese, ossia quale giorno in cui yhwh creò l'uomo e gli diede "ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme" e che questi saranno il suo cibo. Di certo non può sfuggire al lettore attento il significato allusivo che ritroviamo nella data del 21 di aprile registrata dal popolo Sardo  nei pozzi sacri e nella postierla di Murru mannu in Tharros,  nel momento in cui studiando quei magnifici monumenti avanzammo l'ipotesi che quella data fosse una data di previsione del futuro raccolto.

   L'apparente rottura da parte di Enoch (o chi per lui) con la tradizione ebraica legata al calendario lunare, che sembrerebbe evidente per quanto l'esegesi del libro di Enoch pone (si ricordi che il libro è datato al 3° sec. a.C.), potrebbe essere intesa, invece, quale ritorno alle origini pre-ebraiche di quel yhwh venerato in Cana'an e in Ugarit. Quello yhwh che tanto somiglia allo yhw nuragico.
   
   Per rispondere alla 3° domanda è necessario partire da considerazioni geometriche e topografiche; quelle atte a individuare una direzione geografica capace di definire in modo assoluto e con estrema precisione il momento dell'equinozio.
   Il metodo, chiamato "metodo del cerchio indiano", fa uso dell'ombra di uno gnomone che, in un lasso di tempo a cavallo del mezzogiorno, ossia quando il sole è in meridiano, interseca in due punti una circonferenza con origine al piede dello gnomone stesso (ho descritto il metodo in un mio racconto- studio pubblicato in questo blog). Con questo procedimento, che se praticato con la necessaria accuratezza e piuttosto preciso, si riesce a individuare la direzione di levata del sole agli equinozi in qualsiasi parte della terra e qualsiasi giorno dell'anno (eccettuate le regioni polari dove si potrebbe calcolare solo nel periodo vicino al solstizio d'estate). Ecco che partendo da questo dato iniziale, ponendo due segnali nel territorio, orientati nella direzione Est-Ovest trovata, si coglie con precisione il giorno degli equinozi, bastante la pazienza necessaria di vigilare giorno per giorno.
   Per tanto il giorno dell'equinozio non è valutabile con precisione a vista, ma lo è con estrema precisione se si fa uso della geometria, della topografia e dell'astronomia.
 Al che vi è solo da scegliere quale dei due equinozi prendere in considerazione per dare inizio all'anno solare. Ma questo lo abbiamo già chiarito.

8. Il capodanno enochiano coincide col capodanno  nuragico

   Ecco che abbiamo appurato perché (ma si ribadisce che questa è solo una ipotesi di studio aperta ad obiezioni là dove possano queste sorgere) il calendario elaborato da Enoch aveva inizio il giorno dell'equinozio di primavera. E se quanto osservato a proposito delle caratteristiche che connotano il 31° giorno dopo l'equinozio, possiamo ben pensare che pure il capodanno nuragico iniziasse il giorno dell'equinozio di primavera.

   La data del 20 di aprile, venerdì (leggi 6° giorno) del calendario enochiano, si discosta di poco dalla data scoperta in 4 monumenti sardi riconducibili alla civiltà nuragica. Ma questo probabilmente è dovuto più alla ricerca della precisione matematica operata dal sottoscritto nel momento in cui ispeziona il dato astronomico, che non all'evento in se, che perdura nell'arco di qualche giorno.

   Per questa coincidenza tra i due calendari si possono ammettere due soluzioni, entrambe valide: Enoch e i sacerdoti astronomi Sardi stabilirono la data del capodanno in modo del tutto autonomo osservando il ciclo di levata e calata del sole durante l'anno; oppure vi fu uno scambio di conoscenze, che pure è plausibile.

   La prima soluzione è del tutto legittima visto che l'oggetto di studio era lo stesso per entrambe le culture e per tanto solo il quoziente intellettivo dell'astronomo e il suo acume di osservatore potevano influire sul risultato finale. Per tanto se le evidenze astronomiche osservate sono le stesse da sempre e l'uso di coltivare i cereali si diffuse a partire del neolitico in gran parte dei territori europei a partire da quelli mediorientali (questa è la teoria accreditata), è verosimile che culture diverse, benché in seguito tra loro isolate, fossero pervenute a risultati simili; per certi versi lo stesso principio del filo a piombo che si manifesta identico pressoché in tutto l'universo, lì dove la forza di gravità opera in modo macroscopico.

   La seconda soluzione è pure legittima in uno scenario dove la circolazione di idee nel bacino del Mediterraneo è attività consolidata già in tempi estremamente lontani, e che verosimilmente ebbe inizio, almeno in Sardegna, già nel neolitico col commercio dell'ossidiana.

   Questa seconda soluzione, se risultasse vera, dà modo di ipotizzare che quel calendario in qualche modo fosse condiviso da genti Sarde e genti del medio oriente, e dati i periodi in gioco (III sec.a.C. per il libro dell'astronomia di Enoch e almeno il 1000 a.C. per il pozzo sacro di Santa Cristina, se non addirittura un arco di tempo compreso tra il 1550 e il 1150 a.C. per il pozzo sacro di Funtana coberta di Ballao), potremmo suggerire che il metodo era ben consolidato in Sardegna, almeno 7 secoli prima della stesura del libro dell'astronomia di Enoch, senza avanzare l'ipotesi, per carità (!), che quel calendario “solare” fosse stato concepito e utilizzato per la prima volta proprio qui in Sardegna8

   Vero è, che i Sardi di quel periodo escogitarono un metodo a dir poco geniale per riconoscere le date da festeggiare, visto che non stavano lì a contare i giorni a partire dall'equinozio, ma installarono un “meccanismo solare automatico” capace di segnare la data del rituale con la luce del sole all'interno di un pozzo sacro, quello di Santa Cristina ad esempio.

Conclusioni
   Dopo questa lunga e articolata trattazione possiamo tirare le somme per dire che lo scenario che traspare dal libro dell'astronomia di Enoch stimola una lettura tra le righe  del prezioso libro, tanto da indurci a qualche riflessione: se vi fu un momento in cui gli uomini (la collettività?) appresero l'uso "segreto" della scrittura e l'estrazione e lavorazione dei metalli, di certo vi fu un momento in cui scrittura e estrazione e lavorazione dei metalli già esistevano ma erano appannaggio - segreto - di pochi individui (la casta sacerdotale?); se ciò può essere accettato come vero possiamo individuare due epoche prima del Diluvio Universale.

    Nella prima epoca l'uomo scopre i metalli e le sue leghe, e la potenzialità del loro uso in tutte le attività umane e il potere che queste leghe (bronzo)  possono donare; contestualmente  fa uso della scrittura, quella che da tempi immemorabili, fu riservata al dialogo criptico con la divinità (tutti i segni pervenuti dal neolitico e oltre non sono "decoro" ma scrittura - di questo ci avverte Marija Gimbutas); ma tutto è circoscritto all'ambito religioso dove il potere è detenuto dalla casta sacerdotale. Non vi è condivisione allargata delle idee, tant'è che le comunità sono serrate e la chiusura è infranta solo con la forza. In una società siffatta la consanguineità e normale, e tutto ciò che sta al di fuori è visto con diffidenza a tutti i livelli, sia interni che esterni a quella comunità.
  Un'epoca questa durante la quale si elaborò, attraverso l'osservazione, un calendario basato sul moto solare che si cercò in modo forzoso (lo abbiamo visto) di ricondurre ad unico principio di carattere teologico.
 Questa è l'epoca in cui visse Enoch.

   Ad un certo punto però  avviene la rottura che dà inizio alla seconda epoca. L'uomo comune si ribella a quel potere sacerdotale, gli "ruba" i segreti per l'estrazione dei metalli dalla "terra" e gli "ruba", cosa ancor più grave, il segreto per forgiare utensili di bronzo; apprende il segreto della scrittura, con la quale può interagire con i propri simili decriptandola, tanto da poter comunicare, capire e farsi capire attraverso quei simboli fino ad allora criptici. In tal modo oltretutto può consolidare quel che era aduso trasmettere solo mnemonicamente. Si rende conto, in definitiva,  che fuori dalla sua comunità, che fino a quel momento era il "suo mondo" vi è l'opportunità di crescere e vivere meglio cooperando e, cosa importante, si rende conto che "mischiando" il sangue può accentuare la generazione di figli di più sana e robusta costituzione. L'unione di questi "tre peccati", che secondo il nostro modo di intendere moderno guida l'uomo al progresso, lo condurranno verso il castigo divino attuato da yhwh col diluvio universale.
 
   Secondo questa ricostruzione si potrebbe ora inquadrare lo scenario in qui visse e operò la comunità nuragica. Una civiltà quella nuragica che sembrerebbe prendere tutti i caratteri di quella prima epoca; ma lo studio interdisciplinare di quella genia, e certe ipotesi di studio da più parti avanzate, ci fa percepire anche la sensazione che vi sia stata in un certo momento una sorta di diaspora che condusse comunità sorte e sviluppate in un dato luogo verso altri territori; e questo, benché intendibile anche a senso unico se vogliamo, non dobbiamo interpretarlo  aprioristicamente da oriente verso occidente, ma anche da occidente verso oriente. L'affermazione non vuole essere campanilistica ma dettata da quelle possibilità che non dobbiamo e non possiamo escludere a priori.

   Notiamo infatti che la società nuragica venera un solo dio (y, yh, yhw, yhwh, come scopre il Prof. G. Sanna)  e la scrittura, geroglifica, circola solo in ambito religioso ad opera degli scribi. La forgiatura dei metalli avviene, anche quella, in ambito sacerdotale (vedi ad esempio il sito nuragico di Villanovaforru) tant'è che i forni fusori li troviamo in quel contesto e i manufatti di bronzo parrebbero essere confezionati solo ad uso sacro. Tant'è che in tutti i monumenti di carattere religioso troviamo tutti quei manufatti che in un modo o nell'altro hanno attinenza con la sfera del sacro: bronzetti, spade e pugnali rituali, spilloni, utensili di vario genere, tra le quali spiccano punteruoli, asce, mazze e picconi. A cosa servivano questi ultimi e perché erano tanto importanti? Servivano a cavare la pietra, lavorarla in conci come gli "architravi" di ingresso di tante torri nuraghe, oppure per costruire edifici come il pozzo sacro di Santa Cristina o le tombe dei giganti come quella di Iloi, ad esempio; a null'altro fuori da quell'utilizzo.
   Si obietterà che vi sono anche attrezzi per gestire il focolare, ma non di certo il focolare domestico, ribatto. Si obietterà ancora che vi sono pure armi da combattimento: spade, pugnali, punte di lancia; ma anche queste sono appannaggio di una casta elitaria e guerriera, e fanno comunque parte di quel modo d'essere di una comunità blindata come quella della "prima epoca" (tant'è che nel libro di Enoch - LXIX vers. 6 si legge: "E il terzo, il suo nome è Gadriel: è colui che mostrò tutti i colpi mortali ai figli degli uomini, fece errare Èva e mostrò mezzi di morte ai figli degli uomini : corazza, scudo, spada per uccidere e tutti gli strumenti di morte ai figli degli uomini. [7] E, dalla sua mano (questi strumenti) uscirono contro coloro che dimorano sulla terra: da allora fino a nei secoli". Per tanto Enoch descrive un soggetto appartenente ad una "casta" adusa all'arte della guerra.
 .
   In questo contesto culturale "blindato" possiamo collocare gli eventi astronomici coi quali si iniziò a computare il tempo. Quel tempo creato da quel yhwh pre-israeletico, basato sulla perfezione del numero e sulla perfezione del moto solare.

La data del 22 di aprile nella porta del sole di Murru mannu in Tharros, e la data del 21 aprile nei pozzi sacri di Sant'Anstasia, Santa Cristina e Funtana coberta sono punti fermi di quell'antico calendario cadenzato - 30+30+31 - descritto nel libro apocrifo di Enoch .

   Ma questa è una ipotesi... solo una ipotesi.

Dedicato ai nostri avi, che in qualche modo conobbero e usarono quel calendario.

Note e riferimenti bibliografici:

8  Per quanto scritto in nota 4, alla ricerca della probabile latitudine in cui avvennero le osservazioni astronomiche, non possiamo escludere a priori la Sardegna.




2 commenti:

  1. Bravissimo Sandro, un altro colpo segnato.
    Se fossi direttore di un pertinente Dipartimento universitario metterei qualche ricercatore a vagliare anche questo tuo ultimo lavoro, spiegando tranquillamente che o ti si smonta o bisogna renderti merito e introdurti tra gli autori da studiare e far studiare (e citare).
    Ho recuperato la lettura in queste feste (era nei programmi) e posso solo dolermi per quanti continueranno a non fruirne; vorremmo sempre scrivere per tutti, ma quando ci si spinge a tanto si sa che si arriverà a pochi.
    Conclusa la lettura della terza parte sono ritornato all’incontro con Enoch, a punta Maimoni: ha scelto bene, il patriarca, convocando te a quell’appuntamento; e d’altronde chi nel III o II secolo a.C. (nell’omonimo libro, o nuovo “pentateuco”) ha fatto parlare l’Enoch antediluviano (ed eneolitico; ossia del primo dei due periodi antediluviani, come tu dici) lo ha fatto in fondo come, ispirato, hai fatto tu.
    Infine, tre domande da scolaro (varie):
    se le due “isole nella terra” sono il Mar Nero e il Mar Caspio, le cinque (più ordinarie) isole nel mare quali sono? Cipro, Creta, Sicilia, Sardegna e Corsica, scontatamente, o ci possono essere dubbi al riguardo?
    La seconda (per perderci senza costrutto nelle ragioni sottese alla formazione del Canone): il Gadriel della terza parte e l’Uriel della seconda sono comunque arcangeli solo apocrifi (“La Chiesa cattolica, senza reprimere necessariamente queste tradizioni, si è vista costretta nei secoli -soprattutto nel Medioevo- ad arginare la fantasia e l'improprio uso di queste tradizioni -fino alla chiara superstizione, se non anche all’occultismo e al satanismo-, prescrivendo il culto e la venerazione dei soli tre arcangeli citati espressamente dalla Bibbia”; da una risposta sugli arcangeli apocrifi di tale padre Filippo Belli, docente di Sacra Scrittura); nelle due parti sembrano agire un ruolo simile, ma Gadriel (non da solo) presso gli uomini (e le donne) e di sua iniziativa, Uriel presso il solo Enoch e per volere (se ho ben capito; forse qui starà il punto) di YHWH; quindi Ariel non risulterà tra gli “angeli caduti” per volere divino, ma (lo scrivi tu, o riporti altri?) per volere dell’uomo; e questo risentimento dell’uomo (contro Ariel e quindi contro lo stesso Enoch) in verità non lo capisco tanto; ti va di tornarci sopra?
    E la terza, più pertinente: non direi mi siano sfuggite prove addotte di una reale anteriorità, in ambito ebraico (o comunque al nostro Oriente), delle nozioni astronomiche-calendariali attribuite a Enoch; perché, naturalmente, riconoscerle all’età in cui si racconta sarebbe vissuto questo patriarca sarebbe solo, in assenza di riscontri, pura ingenuità. Sarebbero quindi nuragiche le prove più antiche delle conoscenze attribuite (nel III-II secolo a.C.) al periodo del mitico Enoch? Mi accorgo di muovermi tra le righe di quest’ultima parte dello studio, dove si incontra la nota 8; ma magari, qui, vorrai diffonderti (appena).

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  2. Grazie per le domande Francesco... e grazie per le tue parole gentili, ma forse non merito tanto.

    1° risposta: - Non penso ci siano dubbi nella identificazione delle cinque isole più grandi del Mediterraneo con quelle elencate.

    2° - La differenza tra Gadriel e Uriel sta nel fatto che il primo è un angelo caduto, il secondo è un arcangelo a tutti gli effetti. Secondo me, e lo scrivo nella seconda parte dello studio, Uriel fu messo “in panchina” dall'uomo per via del suo imbarazzante insegnamento di carattere astronomico, perché l'astronomia non rientrava nel canone liturgico essendo considerata una “scienza cattiva” nel Libro dei Vigilanti (VIII 1-3). E questo lo spiega molto bene il curatore nella sua introduzione al libro di Enoch (cap. 5 – La datazione dei libri di Enoc).
    Per quanto riguarda Enoch,(secondo me naturalmente); pure lui fu messo in panchina dall'uomo perché non sapeva tenere i segreti. Se il Volgo avesse capito che il Diluvio fu mandato da yhwh perché l'uomo imparò a scrivere e a forgiare utensili di metallo per proprio conto, di certo qualche “vaffa-day” lo avrebbe organizzato.

    3° - Non saprei dirti Francesco a chi spetti il primato; fatto sta che qui in Sardegna, per quanto posso estrapolare dai miei studi, possiamo vantare l'esistenza di un calendario tutto solare che aveva inizio il giorno dell'equinozio di primavera con la prima scadenza mensile ben sincronizzata col calendario di Enoch ma anche con la sequenza creativa del Genesi.

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