La porta del toro
luminoso
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L’architettura della luce
Con la parte
settima, pensavo di aver terminato l’articolo su Murru mannu, ma…
Nel 1993 durante
una campagna di scavi fu scoperta a Tharros una scritta graffita nell’intonaco
di un concio isodomo di un muro di contenimento venuto alla luce nella zona
artigianale di Su Murru mannu.
Muro di
contenimento che viene esplicitamente dichiarato essere stato realizzato con
conci isodomi di riutilizzo di un probabile tempio.[1]
Nel 1994 il Prof.
Giovanni Garbini pubblica su Rivista di studi fenici la sua interpretazione
epigrafica, deducendone che si tratta di una scritta filistea relativa alla
pratica divinatoria dello ZBL, la terra dei morti.
Su Monte Prama
blog nel mese di novembre 2012 fu pubblicato a firma del Prof. Gigi Sanna un
articolo intitolato: “Scritta di Tharros. Garbini: la buia ‘dimora’
filistea di Ba’al Zebul’. No, il tempio luminoso e la dimora eterna di ‘el yhwh
(I)”,[2] col quale egli confuta la tesi di G. Garbini, interpretando la
scritta nel seguente modo: “Tempio della luce, dimora eterna del santo yh
padre, santo il toro”.
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A volte le
epigrafi benché lette in modo letterale, ma slegate dal preciso contesto per il
quale furono create, hanno un significato intelligibilmente piatto, oscuro
quasi, ma lette alla luce di un contesto più ampio possono risultare foriere di
un significato chiaro, razionale e ben preciso. E’ il caso della epigrafe
appena descritta, che nella decifrazione data dal Prof. Sanna si attaglia
perfettamente alla “porta del toro luminoso” studiato in questa
sede e del quale questo articolo è la naturale, benché inaspettata,
prosecuzione.
Diciamo subito che
la scritta di Tharros è o era (non si sa con certezza), in un blocco del “muro
di contenimento” distante circa 20 metri verso nord est dalla cosidetta “postierla” di Murru mannu, ossia la
“Porta del toro luminoso” (così da me battezzata). Per tanto vicinissima al nostro monumento e con molta
probabilità essa, la scritta, si riferisce in modo quasi didascalico proprio al
nostro “tempio della luce” del sole/toro luminoso.
Questo dato è
importantissimo perché collocherebbe la porta del toro luminoso tra le
costruzioni di massima valenza religiosa di Tharros, almeno in periodo
nuragico, quando quella porta fu costruita per magnificare la divinità solare.
A questo punto la
mia ipotesi di studio si fa più corposa che mai e se questa qui riportata non vogliamo definirla prova, di certo è un validissimo indizio, visto che
stiamo parlando di un tempio smembrato i cui conci furono riutilizzati
presumibilmente in situ.
Immagine tratta da Google Earth
Operando le mie
ricerche sulla documentazione esistente della epigrafe, ho constatato che il
Prof. Giovanni Garbini nella trascrizione su carta della scritta, ha
evidenziato un particolare sfuggito all’attenzione del Prof. Sanna.
Fig. 1
Immagine tratta da: Garbini G., Iscrizioni fenicie a Tharros -III; in Rivista di studi Fenici , 22, 1994.
Si tratta di un punto posizionato, vicino alla svastica,
sotto lo zayin a destra del lamed (cerchiato di rosso nella figura 1), che il
Garbini mette scrupolosamente in evidenza, ma al quale naturalmente non da
alcun significato.
Prendendo atto di
questo importante dato si può perfezionare la scritta interpretata dal Prof.
Sanna, che recita come già detto: “Tempio della luce, dimora eterna del
santo yh padre, santo il toro”; che a pensarci bene sembra monca, in
quanto definisce “santo” il toro, senza averlo citato prima. Ecco che quel
“punto” colma la lacuna e modifica la frase in tal modo: “Tempio della
luce, dimora eterna del toro, santo yh padre,
santo il toro”; frase che vuole specificare che il toro
non è yh ma è una sua espressione.
Posso azzardare
questa aggiunta epigrafica alla luce della ormai attestata scrittura numerale,
secondo la quale possiamo dare al punto il valore ideografico di toro in quanto
(son parole del Prof. Sanna) “… il passaggio metonimico dall'uno alla
prima lettera dell'alfabeto ovvero lo “aleph” è semplice ed è evidente
che lo scriba usa la trasposizione per realizzare “altro” nella scrittura e più
precisamente il “toro”.[3]
L’inserimento
della voce all’interno della frase è del tutto coerente con ciò che la stessa
vuole indicare, ossia la “porta del toro luminoso”, che coincide
con la “dimora eterna del toro” descritta nella epigrafe.
Potrebbe con
questa prova, chiudersi il cerchio?
Fig. 2
[1] In: www.tharros.sardegna.it/sito-archeologico/monumenti/quartiere-artigianale-di-su-murru-mannu/ si legge: “Il quartiere artigianale rimase
in uso dal V alla fine del IV sec. a.C. Nel secolo successivo il potente
interro determinato dall’attività metallurgica venne tagliato per l’impianto
delle fondazioni di una struttura monumentale, forse in qualche modo legata
alle fortificazioni. Tale struttura venne costruita interamente con conci di
reimpiego, in parte provenienti da edifici sacri; ciò risulta dalla sagomatura
di alcuni blocchi e dalla presenza di tre iscrizioni puniche di carattere sacro
incise sul fine intonaco di altrettanti conci.”
Ciao Sandro, non voglio in alcun modo dissentire o polemizzare con te, ma ricordo che all'epoca del rirovamento il TG3 mandò in onda un servizio (devo avere la videocassetta da qualche parte)in cui il graffito o parte di esso, veniva interpretato come una sorta di ringraziamento,formulato da un viaggiatore di epoca fenicia, per aver ricevuto la grazia di rientrare a casa dopo un periglioso viaggio a Cipro.
RispondiEliminaCiao Romualdo, la scritta a cui tu ti riferisci è una delle tre trovate nel muro di contenimento del quartiere artigianale, come ho riportato in nota 1
EliminaRitengo che l'ipotesi sia fondata (se il punto veramente esiste) perché nella parte inferiore della scritta (non riportata nell'articolo con l'immagine completa trascritta dal Garbini) c'è una serie fittissima di punti e di aste (entrambe con significato di numero 1 o 'toro') che ovviamente non hanno altro senso se non quello di tendere ad esaltare l'aspetto della 'potenza' e dell'infinito (del ripetuto e del ciclico ) della divinità. E' davvero un peccato che quella scritta con segni e requisiti tipicamente nuragici non si possa visionare. Comunque, sembra proprio che il 'triangolo luminoso' interno e la 'porta del toro luminoso' esterna siano scritte che vanno in sintonia con quella, la sola apparentemente epigrafica, studiata dal Garbini ma non correttamente intesa.
RispondiEliminaA giudicare dalla fotografia in testa all’articolo parrebbe proprio di si, d’altronde il Garbini non ha disegnato un punto ma un cerchietto, equiparandolo a quelli posti tra lo zig zag e quelli indicati più sotto (vedi Fig. 2): sono tutti cerchietti a voler precisare con sicurezza che quelli da lui riportati non sono segni accidentali od ombre ingannevoli.
EliminaHo visto gli ingressi: 200.000. E' un bel traguardo, date le traversie. Auguri a tutti i collaboratori!
RispondiEliminaSi, è un bel traguardo, tenuto conto del silenzio che incombe. Un silenzio come fosse un cielo grigio di nuvoloni carichi di pioggia che annientano i raggi solari, ma prima o poi quelle nuvole cadranno giù a piccole o grandi gocce.
RispondiEliminaEmmo!
RispondiEliminaIl commento di Gigi, sulla ripetitività dei segni di forza e di infinito della scritta, mi ha fatto pensare a mia madre che non mi conservò il quaderno di prima elementare, dove la maestra ci fece tracciare pagine e pagine di puntini e di stanghette, perché lo riteneva inopportuno, visto che io, figlio unico sino all'età di quasi sei anni, avevo imparato a leggere e a scrivere per l'impegno di mio padre. Dunque, la maestra non lo sapeva certamente, ma nella prima settimana di lezione ci insegnò, senza saperlo, la preghiera nuragica dei nostri padri antichi.
RispondiEliminaQuale rivincita su una scuola italiana che ha fatto di tutto per farci dimenticare la nostra lingua materna!
Tornando alla scritta invisibile di Murru Mannu che Garbini dichiara essere Filistea, si può dire che abbia seguito un antico adagio sardo che dice esattamente così: totus is chi assimbillant a babbu, bitteimindeddus a domu, col quale, con sarcasmo assoluto, si chiede che "Tutti quelli che assomigliano a mio padre, portatemeli a casa mia".
Visto che gli uomini (femmine comprese) sono uomini da sempre e, pur avendo lasciato indietro qualche virtù, ha comunque conservato i grandi e i piccoli difetti, si può pensare che i punti e le stanghette impresse sotto la scritta siano segni lasciati da visitatori-imploranti della Porta del Toro Luminoso, nella stessa guisa di quanto fecero nel Medioevo nei Santuari quando si mettevano in marcia per fare i percorsi "santi", tipo quello di Santiago della Compostella?
E se così fosse, o comunque sia, che senso avrà il fatto che nella prima riga ci sono più punti (o cerchietti) che barre, mentre giù i punti sono davvero scarsi e sembrano staccare gruppi di barrette in tre o quattro di esse? e che significato avrà, ancora sotto, quella sorta di H, due barrette congiunte? staranno ad indicare una lode all'ennesima potenza o una sorta di superlativo?
Lo so che già non ci dormite la notte perché quella scritta è insistente e pervasiva, ma vi dico da amico che io non ho fretta.
E fai bene a non aver fretta caro mio, visto che a poco a poco, ossia molto lentamente, il quadro si compone. Se tieni conto che il primo pezzo del puzzle è targato Monte Prama blog ed è del 9 novembre 2012! E forse non è finita qui… visto che quella scritta della scogliera che recita in italiano RUM, ma in lingua semitica da destra verso sinistra, si fa legge: sha‛ar, ossia “porta”, che però letta ancora in semitico ma alla maniera occidentale recita: RUSH. Beh, un pensierino a tharRUSH, lo dedicherei!
EliminaPuò darsi, caro Franco, che quella scritta abbia subito una scarica di pallettoni dei soliti buontemponi! O di coloro che da sempre odiano la scrittura. Quindi, per nuova scienza, contano solo le aste. Quelle che evidentemente insegnava al figlio il guardiano del faro di San Giovanni di Tharros.
RispondiEliminaPer due anni consecutivi ho chiesto se la scritta si potesse ammirare in loco; mi hanno sempre risposto di no, è stata coperta perchè non si rovinasse. E non con il plexiglass, ma con qualcosa di irreversibile.
RispondiEliminaNella Marmilla e non solo, dare del Filisteu a una persona è peggio che chiamarlo Giudeu, che è l'epiteto che indica la falsità fatta persona. Filisteu aggiunge anche la paura che incute lo sconosciuto, essendo granché nominato nei Vangeli, a differenza dei Giudeus che, nella versione preconciliare, sono cussus chi hanti mortu a Deus.
RispondiEliminaEcco che Garbini, dichiarando filistea quella scritta, l'ha inconsapevolmente condannata a morte e così è stato, anche se hanno scelto di confinarla nel buio di una prigione di cui hanno buttato via la chiave.
Irreversibilmente, come dice Atropa. Perché i sardi sapienti non andranno mai contro le sacre scritture e i suoi dogmi: i Nuragici non conoscevano la scrittura.
E se qualcosa traspare, è opera di qualche filisteu.
Sempre che il figlio del guardiano del faro, in mancanza di quaderni, facesse i compiti da quelle parti.
Mi scuso anticipatamente per quella potrebbe essere una stupida domanda......La svastica segno antichissimo che significato ha in questo contesto? Mi avete rovinato la vita e mi sento sempre più ignorante,a fine stagione un nuovo percorso iniziatico dovrà essere intrapreso.Salüi a tütti
RispondiEliminaThor, le domande non sono mai stupide. La stupidità è di chi ha poca intelligenza. Chi fa domande è almeno curioso e propenso ad imparare.
RispondiEliminaLa svastica è simbolo di eternità.