fig.2. Lettere in evidenza
Sulla ‘fiasca del pellegrino’ trovata in Sardegna esiste ormai una cospicua letteratura (1). I non pochi rinvenimenti hanno permesso agli archeologi di studiarla più o meno approfonditamente e anche di dire che essa, per quanto possa avere influssi esterni come ‘genere’ di manufatto, è ascrivibile interamente alla cultura nuragica. Soprattutto i cosiddetti ‘pendagli’, le fiaschette in miniatura non sembrano possano essere soggetti a dubbi di sorta circa la loro identità. Poco o nulla invece si è detto di criticamente scientifico sulla ‘scrittura’ di esse e, se si esclude, il pronunciamento pressocché unanime quanto 'superficiale circa le presunte lettere latine (fig.2) della fiaschetta di Ruinas di Oliena (2), non c’è nessuno che interpretando compiutamente la simbologia, più o meno scoperta, di alcuni dei manufatti, miniaturistici e non, abbia spiegato il motivo dei segni, chiaramente ‘topici’, ricorrenti nella formazione dell’oggetto.
Sulla ‘fiasca del pellegrino’ trovata in Sardegna esiste ormai una cospicua letteratura (1). I non pochi rinvenimenti hanno permesso agli archeologi di studiarla più o meno approfonditamente e anche di dire che essa, per quanto possa avere influssi esterni come ‘genere’ di manufatto, è ascrivibile interamente alla cultura nuragica. Soprattutto i cosiddetti ‘pendagli’, le fiaschette in miniatura non sembrano possano essere soggetti a dubbi di sorta circa la loro identità. Poco o nulla invece si è detto di criticamente scientifico sulla ‘scrittura’ di esse e, se si esclude, il pronunciamento pressocché unanime quanto 'superficiale circa le presunte lettere latine (fig.2) della fiaschetta di Ruinas di Oliena (2), non c’è nessuno che interpretando compiutamente la simbologia, più o meno scoperta, di alcuni dei manufatti, miniaturistici e non, abbia spiegato il motivo dei segni, chiaramente ‘topici’, ricorrenti nella formazione dell’oggetto.
Non è nostra intenzione parlare qui delle
varie fiaschette dal punto di vista prettamente archeologico. Per questo c’è (e per certi versi avanza) la letteratura di cui si è detto. Nostra intenzione è invece, in
coerenza con quanto si va dicendo da tempo (3) sia sulle
tipologie sia sulle forme della scrittura presenti in Sardegna, portare
l’attenzione sui significati. Non sulla base di una simbologia astratta, solo 'pensata', destinata, attraverso elucubrazioni, più o meno fantasiose, a lasciare le cose come stanno e -come si dice - a non portare da nessuna parte, ma sulla base di una
simbologia ‘concreta’; concreta come quella che vede il pronunciamento di senso solo dopo la rigorosa identificazione dei segni o delle
lettere della fonetica e quindi della lingua che accompagna sempre i prodotti di natura
religiosa. Non esistenti questi e/o senza vita se non accompagnati ad essa.
Per comodità di esposizione partiamo da un
passo dell’articolo pubblicato da Atropa
Belladonna un paio di anni fa (4);
‘Della
fiasca trovata al villaggio nuragico di Ruinas (Oliena) recante lettere incise …,
abbiamo già parlato diffusamente ….
Qui cito le parole di
Guirguis, che in tutta onestà scrive …:
"Tra le fiasche del pellegrino
con quattro bugne di provenienza sarda [..]i due problematici rinvenimenti
del Nuorese, da Oliena (villaggio nuragico in loc. Ruinas) e da una collezione
privata dalla stessa regione."
Quest'ultimo io non lo
conosco. Non è mai stata fatta un'analisi paleografica ed epigrafica delle
lettere incise. Il reperto, che secondo Bartoloni è "un esemplare di imitazione,
in ambiente nuragico" … viene considerato come "Il solo
oggetto che ricolleghi il territorio di Oliena al mondo fenicio-punico"
…, ma le lettere sono state ascritte ad ambito latino del III sec. a.C. e unica
prova della presenza romana nel luogo in questione …, mentre la produzione
dell' oggetto si fa risalire all' VIII-IX sec. a.C. ….
Secondo Ugas (che però non
fa riferimento specificamente a questa fiasca) il segno a serpentello, il
segno a I ed il segno ad Y, rappresentano i grafemi S, I e U nel sistema di
scrittura derivato dall' alfabeto greco di tipo euboico ed impiegato dai
Nuragici ….
Vista l' unicità del reperto
e l' assenza di altre prove archeologiche fenicio-puniche o romane nel
villaggio nuragico di Ruinas (Oliena),
sia la produzione della fiasca che le lettere incise (non escluderei che
fossero state incise a caldo) appaiono facilmente ascrivibili ad ambito sardo ….
(La serie dei puntini è
nostra e riguarda rimandi bibliografici o note a pià di pagina)
Atropa
Belladonna dunque tocca i tasti giusti circa la sardità (nuragicità)
totale della fiasca, appellandosi alla
‘unicità’ del reperto di Oliena, all’assenza di prove di influssi ‘fenicio -punici nel territorio ed infine
alla scrittura (ai segni della scrittura graffiti in una delle superfici
della fiaschetta) che però non sarebbe romana ma nuragica. Sul perché della
scrittura nuragica del manufatto, non romana (e senza il condizionale),
cerchiamo di dare qui il nostro iniziale contributo critico. Quello che porterà
anche a scoprire altra scrittura
presente non solo nella fiasca di Ruinas
ma in tutte le fiasche e fiaschette di forma identica o simile.
Per questo fine, così come abbiamo fatto per i documenti di Santu Antine e di Monte Olladiri (5), procediamo con il passare in
rassegna, uno per uno, i detti segni sia per cercare di individuare con
precisione la loro tipologia sia per
ottenere, attraverso la ‘certezza’ dei valori fonetici, un senso linguistico.
Un senso che alla fine ci possa illuminare, possibilmente, anche sul significato
dello stesso supporto.
I segni presenti su di uno dei dorsi della
fiaschetta sono in tutto quattro. Uno
‘enfatizzato’ (6), posto al di sopra e tre, in perfetta linearità, al di sotto. Di essi due sono identici,
a barretta verticale (il primo e il terzo), due diversi. Su base pigramente
repertoriale (7) sono stati
giudicati rispettivamente una vocale (‘i’), un’altra vocale (‘ypsilon’), una
seconda vocale ‘i’ ed infine una consonante ‘ sigma’. Così la pensa anche
l’ Ugas rimandando, ancora una volta, ai segni all’alfabeto greco. Forti di
questa sbrigativa, approssimativa, ma fideistica interpretazione, la sequenza
ottenuta, quasi ‘legittimata’ per il parere dei più, è I/SIY
oppure I/YIS se si legge da destra verso sinistra. Cosa significa? Nulla che si
sappia, dal punto di vista linguistico. Sarà lingua nuragica? Boh! Lo si lascia
‘volentieri’ ai glottologi indoeuropeisti e non! O forse sarà una semplice
‘sigla’ romana, sconosciuta? Si può dire. Tanto quando si parla di ‘sigle’ (8) si sta comodi, incensurabili e irreprensibili: non
si deve rendere conto di nulla a nessuno. Le sigle sono sigle e basta. Caspita, quanto sembra difficile
ammettere il fiasco del tentativo ermeneutico con un semplice, simpatico, modesto perchè onesto ‘non ci capisco nulla!’
Vediamo
ora, forti della semplice, scontata considerazione che nella storia della
scrittura i segni si trovano spesso eguali per forma (omografi) ma diversi per
suono (non omofoni), di procedere diversamente per metodo e di analizzarli su
base scientifica documentaria ( e non solo comparativa) onde cercare di capire la tipologia e il suono di
essi. Per vedere se così riusciamo ad ottenere non solo una retta sequenza sul
piano epigrafico e paleografico ma anche un qualche significato.
Sulla
presunta vocale ‘I’, il segno ‘enfatizzato e separato dagli altri, abbiamo
detto, anche da poco (9), e crediamo che non sia il caso di insistere
data la sua notevolissima attestazione, in diacronia, nella documentazione
nuragica: da Tzricotu di Cabras alla
pietra dell’Antiquarium arborense di
Oristano. Quindi, nella fiaschetta di Oliena, per schiacciante prova da documentazione nuragica, non si hanno delle ‘i’ ma si hanno solo delle
‘yod’: due sicure consonanti e non due vocali.
Passiamo ora alla presunta vocale ‘ypsilon’ e alla,
sempre presunta, consonante ‘sigma’ finale. E' evidente che anche il primo segno, se guardato con
sufficienza e senza sapere, può apparire greco o latino, sennonché da tempo
abbiamo segnalato l’esistenza del segno a ‘V’ come grafema nuragico (10), attestato più volte nelle scritte sarde (v. figg. 3 - 4 - 5 - 6) ma anche nella documentazione
esterna (fig.7), forse siriana o palestinese, grazie ad un ritrovamento finito però,
purtroppo, nel mercato clandestino e quindi in un’asta pubblica (11).
Fig.5. Pietra di Villamassargia. Fig.6. Dattiloscritto di Pietro Lutzu.
Fig. 7. Punta di freccia di provenienza siro -palestinese (?)
Quanto al secondo, è quello (noto) che ha giocato davvero un brutto tiro, con fraintendimenti clamorosi, agli epigrafisti frettolosi, sbadati e soprattutto carichi di vecchi pregiudizi circa la non esistenza della scrittura nuragica (12). La lettera ad ‘esse’ con andamento sinistrorso è stato attribuita (perché riportata, per errore, specularmente quindi con andamento destrorso) all'’alfabeto romano. Ma anche se il ‘gramma’ fosse stato destrorso, ciò non avrebbe dovuto significare granchè per un epigrafista scrupoloso, attento alla ‘storia’ dei segni’ alfabetici consonantici. Infatti, il segno è quello comune a ‘serpentello’, ancora chiaramente pittografico, secondo l’origine e il modello del segno del codice semitico ‘protosinaitico’. Serve, come tutti sanno, a notare acrofonicamente (da nchs נחש,) sempre la ‘nun’. Nella scrittura nuragica il grafema è riportato in maniera quanto mai varia: semplice, con due spire,con tre spire, con la testa, senza la testa, orientato a destra o a sinistra, diritto, obliquo, in legatura o in nesso. Una tabella sintetica accompagnata da alcuni documenti (v. figg. 8 - 9 - 10 - 11 -12 -13 -14 -15 - 16 -17) contenenti tutti, anche più volte, la consonante nasale pittografica, può dare meglio l’idea della sua cospicua presenza e, nel contempo, della notevole varietà formale (13).
Fig. 12 . Tavv. A3 e A5 di Tzricotu di Cabras Fig. 13. Pietra Nuraghe Pitzinnu di Abbasanta Fig. 14. Anello di Pallosu di San Vero Milis
15, Pietra di Barisardo+ trascr. e valori fonetici dei segni Fig. 16. Pietra di Terralba
Fig. 17. Scritta della Sala da ballo di S.Giovanni (Tharros) + trascrizione (completa)
Dopo questa lunga, ma necessaria, esemplificativa esposizione
documentaria crediamo che non vi siano dubbi che al nuragico certo della
fiaschetta corrisponda, sin dall’inizio, ovvero dal IX - VIII secolo a.C. (14), il nuragico certo della scritta. Pertanto
ha avuto gioco agevole Atropa Belladonna per poter dire: Vista l' unicità del reperto e l' assenza di
altre prove archeologiche fenicio-puniche o romane nel villaggio nuragico di
Ruinas (Oliena), sia la produzione della fiasca che le lettere incise (non escluderei che fossero state incise a
caldo) appaiono facilmente [grassetto
e sottolineatura sono nostri] ascrivibili
ad ambito sardo.
Già, 'facilmente'. Dunque, anche in questo caso e ancora una volta non c’entrano i codici (15) o le lingue (sigle) classiche e
tanto meno c’entra il ‘fenicio - punico’ (espressione questa davvero ‘magica’, salvifica, usata da taluni in tutte le salse per dire nulla). C’entra invece, in
tutta evidenza, il codice con lettere pittografiche arcaiche di ispirazione
protocananaica e le lettere omografe ma non omofone della scrittura degli
scribi nuragici.
Ora, l’aver sgombrato il campo e l’aver
sconfessato definitivamente coloro che hanno parlato di presenza di presunte
lettere ‘romane’ risulta tanto più importante perché dal punto di vista storico,
com’è noto, gli irriducibili studiosi ‘romanisti’, spesso inclini ad assecondare acriticamente ‘miti’
al contrario (16), si sono affrettati quasi a gridare a tutti i venti
che la romanizzazione aveva toccato profondamente anche zone interne della Sardegna (17).
Con l’intento evidente di stigmatizzare così, grazie ad un bel colpo ‘secco’, perché ritenuto
di valenza scientifica, l'evidente costruzione mitopoietica dei ‘lilliani’ dei ‘sardisti’ e degli indipendentisti (18), i fanatici di una fasulla ‘costante resistenziale’. Crediamo che sia inutile
il sottolineare che questi sono purtroppo - dettando la danza l’auctoritas senza controllo critico e
imperando la faciloneria - i magnifici risultati a cui può portare un uso
allegro e superficiale dell’epigrafia. Risultati di nessuna attendibilità perché supportati da mitopoiesi, stavolta sì reale, perché esito di speculazione e perché ciò che si afferma lo si afferma senza alcuna base scientifica .
Ma
vediamo di ricapitolare. Nella fiaschetta di Ruinas di Oliena :
- non
si hanno scritte romane né greche.
- il
codice di scrittura, pittografico e lineare assieme, è quello ampiamente attestato in periodo nuragico per oltre
un millennio.
- non
si riscontrano vocali ma tutte consonanti. Secondo la norma, perché il codice, in quanto interpreta e traduce una lingua semitica, è sempre di natura consonantica.
Ergo, cambieremo un presunto, quasi tutto
vocalico, I/U I S (al solito senza
significato alcun e da lasciare ‘volentieri’ ai gottologi!) nel giusto, tutto
consonantico, Y/ ‘ Y N (yod/ ‘ayin, yod, nun); sequenza questa che mostra senso (e ottimo senso,
si direbbe) se solo, ancora secondo la norma, si leggerà dall’alto verso il
basso (la ‘yod’ posta isolata e con enfasi all’inizio) e , sempre secondo norma (19) da sinistra verso destra le altre lettere : Y(hwh)
‘ayin (occhio di Yhwh).
Ma
cosa c’entra in una ‘fiasca del pellegrino’ nuragica l’occhio di yhwh? Che senso dare? Che significato può avere quel dato
epigrafico, così nascosto, nel
manufatto? Esiste solo quella di scrittura (microscrittura) o ne abbiamo dell’altra (molto) più
‘manifesta’? La stessa fiaschetta può essere scrittura? Scrittura assai consolidata?
Secondo precise convenzioni scribali?
(continua)
Note ed indicazioni
bibliografiche.
- V. L’ampia bibliografia in Atropa Belladonna, 2013, La ‘fiasca del pellegrino’ per i nuragici; in Monte Prama Blog.it (3 giugno).
- Atropa Belladonna, 2013, Fiasca del pellegrino con lettere: davvero sono latine? in Monte Prama Blog.it (23 aprile); eadem, 2013, La fiasca del pellegrino del villaggio nuragico di Ruinas (Oliena), in Monte Prama Blog.it (25 apprile): eadem, 3013, Fiasca di Ruinas: il mistero si infittisce (26 aprile).
- Sanna G. 2004, ’g ’ab sa‘an yhwh. Il dio unico del popolo nuragico, S’alvure Oristano.
- Atropa Belladonna, 2013, La ‘fiasca del pellegrino’, ecc. cit.
- Sanna G, 2016, Da Santu Antine e da Monte Olladiri. Litterae infelices, lectio nulla. Ma, in fondo, fa poco o niente: sempre scrittura è. Nuragica; in maimoni blogspot.com ( 21 ottobre).
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