lunedì 21 gennaio 2019

Il dio BES nascosto. Un piccolo capolavoro lapideo e l'arte dei nuragici di criptare gli oggetti apotropaici. Che fine ha fatto la 'statuina'? Perchè di essa non si parla?


di Gigi Sanna


 


Questo è uno dei capolavori dell'arte scultorea dei nuragici, il  capolavoro dell' 'OZ (parola semitica) ovvero della 'potenza' ed energia divina che ha sempre la meglio sul male. Si tratta del dio Bes che difende e protegge gli uomini stritolando simbolicamente il drago (nell'immagine scolpito con la sola testa).
     Fu sequestrato, insieme ad altri reperti, litici e non, ad un collezionista di San Gavino dai carabinieri e consegnato da essi alla Sovrintendenza di Cagliari Ma fu 
pubblicato in 'Sardoa Grammata' (p. 283), prima del sequestro, dal sottoscritto nel 2004 con una foto tratta dalla copertina di un libro di archeologia dello stesso collezionista (signor M.Sanna). Questi non si era minimamente reso conto del contenuto della pietra e l'aveva orientata erroneamente  (foto n.1) .
Come ognuno può vedere dalla nostra trascrizione e dal giusto  orientamento, la 'protezione' del Dio è resa nascosta dal disegno schematico, molto ermetico, che non consente di individuare subito il tema o soggetto che vi è inciso. Tipico modo questo di procedere dei nuragici, molto attenti nel creare, nello scrivere e nel disegnare dei veri e propri rompicapo  con gli oggetti apotropaici.
Nel 2015 ( più di dieci anni dopo) ho cercato di interessare di nuovo gli studiosi e la Sovrintendenza riproponendo il Bes nella mia pagina di facebook. Ancora niente! Da allora, del 'capolavoro' (per me lo è!), nessuna parola. Con ostinazione e scoperto menefreghismo. Quasi fosse nulla.
Pare che si trovi ancora negli scantinati del Comune di San Gavino. 'Imboscato' in eterno. Che tristezza la 'storia dell'arte' arcaica della Sardegna! A partire dalla sublime statuaria dei Giganti 'tori' divini!

3 commenti:

  1. Nel 2015 in facebook mi chiesero se il documento fosse anche scritto. Allora non era possibile dire e i tentativi fatti per una decifrazione valevano ben poco. Oggi, con la sfilza di oggetti scritti apotropaici nuragici ed etruschi, un numero davvero impressionante e sempre in crescita, attinente soprattutto al codice funerario, posso dire che il significato è ' forza della protezione (il Bes) continua (il serpente)'. Un oggetto dunque che poteva stare indifferentemente dovunque: in una tomba,in un tempio, in un'abitazione.

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  2. Perdoni Gigi se questo commento, dal respiro leggero e dallo sguardo (diciamo) generale, cade nella discussione al suo articolo (spero non gli dispiaccia troppo), ma aspettavo di festeggiare il post successivo a “Unu milione” (che aveva sì una elle di meno rispetto a quello rimasto ultimo nel primo blog, eppure lo stesso mi lasciava un poco inquieto) e ora non riesco a trattenermi dal farlo insieme al rivolgere un pensiero al Maestro Pilloni che (fortunata concomitanza) mette un nuovo anno nel mirino: auguri Francu, a contarne ancora tanti insieme, continuando a leggerti (per stare al tema, se posso osare, a te la forza della protezione continua)!

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  3. Io l'avrei scritto con due elle, prendendo lo spunto dal Marmillese.
    Se infatti scrivessi "milione", sarei costretto a pronunciarlo "mibioni", per effetto di quella particolarità, che avrà pure un nome specifico in linguistica, per cui pronunciamo meba per mela, sobi per soli, Simaba per Simala, Tuibi per Tuili, ... con la elle debole che si trasforma i b debole, come quella di Sabudu (sabato) che pure viene scritto Sabudu. Si tratta del fenomeno della betacizzazione della elle.
    A San Gavino e pure a Oristano dicono unu millioni, ma a Cagliari, per quel che conta ed è molto, dicono unu milioni.
    Bissenti Porru scriiat milioni, ma su suu fut Campidanesu altu, de is sennoris de Casteddu chi narànt platu a su prattu (piatto), plantu e planu al posto di prantu e pranu (pianto e piano) e così via.
    Il sardo che si è salvato è quello del popolo, dei poveri, contadini e pastori in prima fila, ma non per questo di minor valore, perché meno infiltrato da parlate straniere, e più significativamente resistente alle novità, oltre che resiliente perché molto legato a su connotu.

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