domenica 1 maggio 2016

L'esercito di terracotta

di Atropa Belladonna

Marzo 1974: in una zona ricca di campi coltivati  alcuni agricoltori stanno lavorando a meno di 2 km da una collina artificiale, una delle tante sotto cui si trova un’emergenza archeologica di grosse dimensioni, non scavata. Emergono alcuni frammenti di statua; non sono i primi, per decenni in quella regione si era parlato di pezzi di statua, frammenti di ceramica, manufatti in bronzo. Sono però i primi frammenti che attraggono l’attenzione di alcuni archeologi, per una serie di fortunate circostanze.

No, non siamo a Monte Prama, Cabras, nonostante l’incredibile coincidenza della data e delle circostanze di ritrovamento: marzo1974, agricoltori al lavoro, pezzi emersi già prima di quella data, all’erta del mondo archeologico.

Siamo invece nel cuore della Cina, distretto di Lintong della città di Xi’an  (provincia di  Shaanxi). Quei pezzi trovati per caso nel 1974 sono l’avanguardia di una scoperta straordinaria; è l’esercito di terracotta a guardia della «città dei morti» del primo imperatore della Cina, un tiranno unificatore di 7 stati e colui che pose il primo mattone della grande muraglia: Qin Shi Huang, salito al trono dello stato di Qin nel 246 a.C., riuscì a unificare i 7 stati dopo una lunga guerra e nel 221 si proclamò imperatore. Morì nel 210 e fu sepolto nella tomba – una piramide a gradoni- che ancora oggi non è scavata, all’interno della città dei morti, dentro la collina artificiale (fig. 1). 


Figura 1: disegno del sito archeologico con il mausoleo del re e imperatore Qin Shi Huang (259-210 a.C.). In alto a destra la posizione delle fosse con l’esercito di terracotta, distanti circa 2 km dalla tomba e 1.6 km dalle mura esterne  che racchiudono mausoleo e giardini. La tomba non è ancora stata scavata, mentre alcuni siti nei pressi  sì: parte delle mura, fossa degli acrobati, fossa dei carri di bronzo. Immagine da questo sito: http://impressivemagazine.com/2013/06/15/terracotta-army/ .

Fin dal giorno della sua ascesa al trono come re di Qin, a 13 anni, Qin Shi Huang reclutò lavoratori per costruire la sua città dell’aldilà, quella di voler vivere per sempre era un’ossessione che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita; un secolo dopo lo storico Sima Qian scrisse che 700000 uomini lavorarono alla costruzione del mausoleo e della città dell’aldilà. Ma nessuna fonte storica parla dell’incredibile esercito di terracotta, stimato in oltre 8000 guerrieri, che oggi ci fa rimanere letteralmente a bocca aperta. L’armata, distribuita in 3 fosse  visitabili (vedi oltre) che ogni anno vedono oltre un milione di turisti, è solo una piccola parte della necropoli che l’imperatore progettò come una vera e propria città dei morti-come se fossero vivi ((fig.2): modellata sulla pianta città di Xi’an, che allora si chiamava  Chang'an. Xi’an è una delle città più antiche della Cina ed è anche il punto d’accesso orientale alla Via della Seta.

Figura 2: pianta del sito archeologico con il mausoleo del re e imperatore Qin Shi Huang, le mura che lo circondano assieme ad un giardino e, sulla destra, la posizione delle fosse con l’armata di terracotta. Da: https://www.travelchinaguide.com/attraction/shaanxi/xian/terra_cotta_army/


Ci sono letteralmente migliaia di foto in rete dell’armata di terracotta e del mausoleo, gli scavi sono ancora in corso e se ne prevede la fine tra decine di anni. A fine articolo ne accludo alcune delle mie, tra quelle che mi hanno più impressionato. Come sito informativo questo è uno dei migliori: https://www.travelchinaguide.com/attraction/shaanxi/xian/terra_cotta_army/
La dinastia imperiale Qin non durò a lungo (221-206 a.C.), ma influenzò enormemente gli sviluppi successivi culturali politici  della Cina per molti secoli a venire: il Primo Imperatore unificò il sistema amministrativo e monetario, standardizzò la lingua e il sistema di scrittura, introdusse il concetto di manodopera a costo zero o molto basso- e non a caso produsse la prima rivolta contadina della Cina.

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Forse ciò che mi ha colpito maggiormente in questa visita al Museo dell’esercito di terracotta è la scelta espositiva, di valorizzazione e di custodia, cioè come è stato concepito il museo: mi ha colpito perché è esattamente ciò che ho sempre sognato per Monte Prama. Già nel 1975 il governo cinese diede il permesso per costruire il museo in situ: furono gli archeologi stessi a richiederlo, sia per motivi di protezione e custodia degli scavi, sia per la futura esposizione. L’architettura è semplice, nulla di grandiosamente pomposo o raffinato: 3 padiglioni tipo hangar costruiti sopra ed attorno alle tre fosse (oggi 4). Lì si fanno esposizione, scavi, restauro, custodia, protezione. Il museo venne aperto al pubblico il primo ottobre 1979, 5 anni e mezzo dopo la scoperta. Molti degli abitanti sono diventati, dopo corsi appositi, collaboratori a scavi e restauro. I terreni sono stati confiscati e pagati, non con la soddisfazione di tutti (ma a questo si potrebbe certo rimediare).
Nella grande area attorno al museo negozi, locali per mangiare, bancarelle, negozi di souvenir, servizi vari. Nel grande parcheggio dove arrivano in continuazione autobus di linea,  auto private e  gite organizzate c’è un vero e proprio mercato-forse troppo chiassoso per le nostre abitudini, ma certamente  non scandaloso: nessun archeologo si sognerebbe di mischiare le cose e gridare allo scandalo. Perché un po’ di economia, con un milione di visitatori per anno, si può anche fare.

Successivamente alle fosse dei guerrieri, a fine anni ‘90,si è iniziato a scavare la collina del mausoleo: tra le due cerchie di mura sono emerse sculture in bronzo, sculture di «acrobati», altre statue di suonatori, notabili, guerrieri a riposo; in parte sono esposte nei padiglioni sopra le fosse, in parte sono esposte al museo di Xi’an (che si trova a 22 km dal sito), in parte in altri 4 piccoli musei, sempre in situ. La ricchezza di sensazioni e di comprensione data da una scelta espositiva di questo tipo è infinita. Al museo di Xi’an vi sono solo riproduzioni dei guerrieri e per me è giusto così. Anche se la ricchezza e l’enormità del sito richiederà e ha già richiesto scelte accessorie, questa scelta iniziale di mantenere l’esercito il più compatto possibile e nel suo luogo d’origine, ha dato un risultato espositivo straordinario.

Il grande sito della necropoli di Qin Shi Huang ha davvero pochi rivali, se non altro per la sua estensione e per il grandissimo numero di statue. Ma se pensiamo a Monte Prama, a quello che presumibilmente c’è attorno, e all’epoca in cui sono state prodotte le statue (600-800 anni prima di quelle di terracotta di Xi’an), è forse un sito meno straordinario? Non dimentichiamo che lì c’è anche una necropoli unica nel suo genere per l’epoca.   Possibile che in Cina si costruisca un museo-laboratorio-scavo e lo si apra al pubblico 5 anni dopo la scoperta, mantenendo le statue insieme nel sito archeologico stesso, e invece a Monte Prama si sono esposte le statue restaurate dopo 40 anni, riuscendo perfino- in modo incredibile- a dividere le sculture tra due musei distanti 100 km l’uno dall’altro? E con quali motivazioni poi si è operata questa divisione? Nessuna seria, nessuna che andasse oltre ai punti di vista di qualche potente o al provincialismo di un egoistico desiderio da «ne vogliamo un po’ anche noi».  Questa divisione non è giustificabile, sotto nessun aspetto; solo quello del debole e fallace argomento del «museo diffuso».
A Xi’an sono state la dedizione, la veloce reazione e la competenza degli archeologi, cioè degli addetti ai lavori, seguite dalla reazione immediata delle autorità civili a far conseguire il risultato straordinario di aprire al pubblico un sito-museo così complesso, dopo soli 5 anni.

Dal 2010 l’armata di terracotta è patrimonio Unesco, mentre dal 2014 -40 anni dopo la sua scoperta- i guerrieri di Monte Prama sono stati incredibilmente divisi.

Fin dal 1976 il sito di Lintong a Xi'an è stato messo sotto i padiglioni-hangar che sarebbero poi diventati parte del museo. Nel maggio 1974, due mesi dopo la casuale scoperta  dei primi reperti, un giornalista con il naso lungo e fine, Lin Anwen, rese noto su China News che nel Lington Culture Club (una sorta di associazione culturale che si occupava delle questione archeologiche nel distretto) erano conservate 3 statue restaurate dal gruppo culturale stesso: Anwen le aveva viste mentre era in visita alla sua famiglia a Lintong, essendo la moglie un membro del Culture Club; il giornalista mandò il suo reportage "The terracotta warriors and horses of the Qin dynasty unearthed in the tomb area of the first emperor" all'editore di "The People's Daily" e quella fu una grandissima mossa perchè mise sotto gli occhi del mondo la scoperta e finì sotto gli occhi di alti ufficiali cinesi. Il 30 giugno 1974 Li Xiannan, vice-premier del governo cinese all'epoca, reagì subito invitando "caldamente" gli amministratori provinciali a mettere il sito sotto protezione ad iniziare gli scavi. Il resto è noto: già nel 1978 le statue ebbero la prima pagina del National Geographic. Una storia incredibilmente fortunata, ma la fortuna bisogna anche un pò cercarsela.

Quando nel 2013 andai  per la prima volta a Monte Prama non c'era nulla, quello che ora è terreno di scavo era nel 2013 ancora coltivato, normalmente, come se lì non ci fosse nulla. Il sito era stato richiuso nel 1979, dopo gli scavi Tronchetti, e i lavori agricoli continuati indisturbati da allora-impossibile capire i danno che hanno fatto in 35 anni. E non c'era neppure una targa, un cartello, un indizio: non siamo riusciti a capire, all'epoca, dove era la necropoli. 

E ora ecco le mie foto dell'esercito di terracotta: sabato 23 Aprile 2016.

Figura 3: sin. l’ingresso ai padiglioni delle fosse 1, 2 e 3 dell’armata di terracotta. I visitatori all’ingresso stanno camminando sopra le fosse 1, 2 e 3, che si trovano sotto la hall e a cui si accede da delle scalinate. Dx, la fossa 1, in alto a destra la scalinata d’accesso alla fossa 1

Figura 4: le fosse dell’armata di terracotta sotto la hall del museo e una visuale ricostruita del terreno prima degli scavi (Da: China’s first emperor and his terra-cotta army, Series of New Silk Road Books, 2012)

Figura 5: il grandioso spettacolo della fossa 1, nel suo padiglione, e alcuni scavi in corso

Figura 6: sin. Scavi nella fossa 1. Dx, restauri nella fossa 1

Figura 7: restauri nella fossa 1

Figura 8: Fossa 2, a sin. Una figura emerge dallo scavo (da un poster esposto nel padiglione); a destra scavi in corso

Figura 9: i “comandanti” della fossa 3


Figura 10: fossa 3, scavi in corso.

Figura 11: ruota di carro, fossa 3 (foto da un poster)

Figura 13: emerge una statua con armatura in pietra calcarea, fossa 3 (foto da un poster)

Figura 14: emerge la statua di un arciere in ginocchio, con armatura in pietra calcarea e i colori originali; fossa 3 (foto da un poster)

Figura 15: gli scavi  vicino al mausoleo, non hanno restituito figure in assetto di guerra o di difesa, ma figure di acrobati (come questa), ufficiali e guerrieri a riposo, funzionari civili, suonatori.

Figura 16: alla dinastia Qin seguì la dinastia Han (206 a.C. – 8 d.C.), che non produsse figure di terracotta a grandezza naturale come quelle della famosa armata; ma ne produsse altre, in miniatura. Queste sono al museo di Xi’an (Shaanxi History Museum) , in origine colorate.

54 commenti:

  1. Non so quando riuscirò a leggere, ma la firma l'ho letta :-D

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    1. Non potevo davvero, non potevo non condividere questa esperienza

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  2. Bentornata Aba,con un articolo interessantissimo e giustamente polemico.Siamo italiani baracconi,superficiali ed altro.

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    1. No Grazia, non é stato per quei motivi che la vicenda di Monte Prama é stata così squallida. E in buona parte lo é ancora. Lo testimonia il fatto che le sculture sono state divise in due musei:una cosa assurda, ma non da baracconi o superficiali, anzi -consciamente pianificata.
      Al museo dell'esercito di terracotta un poster spiega le ragioni perché si é fatta quella scelta espositiva. E indirettamente fa capire perché per Monte Prama si é fatto ciò che si é fatto

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    2. Hai ragione Aba,dopo aver scritto il commento ho anche pensato che lo scempio fosse stato fatto scientificamente ed è ancora più grave della baracconaggine.

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  3. Non sapevo che la Cina fosse così...vicina.

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    1. Non sai quanto e c'è anche un'altra analogia tra i due siti, non meno sorprendente: nessun testo storico parla dei guerrieri di terracotta, come nessun testo parla delle statue di Monte Prama. Lo storico Sima Qian , che scriveva nel secolo successivo al primo imperatore, descrisse nei dettagli la costruzione del mausoleo, della città dei morti con le sue mura; ma non scrisse mai delle statue, 8000 statue! e nessun testo successivo lo fece: eppure che li ci fosse "qualcosa" lo si sapeva. Durante la dinastia successiva le statue furono distrutte (non una era intatta) e parzialmente incendiate;il terreno che copriva le fosse coi guerrieri fu reso terra bruciata e abbandonato; nel medioevo vi furono sepolti due dignitari della dinastia Ming e prima vi sono sopra le fosse due tombe del periodo Han occidentale (206 a.C., 24 d.C.). Vi sono 12 tombe di epoca moderna sulla fossa II (non chiedetemi che fine hanno fatto i corpi!). Gli agricoltori locali raccontano che i loro avi avevano visto sia frammenti ceramici che statue (quando scavavano pozzi).

      Eppure nessuno mai ne ha scritto. Così come è successo per Monte Prama. Confesso che mi sfuggono totalmente i motivi.

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  4. Salutando con immenso piacere Atropa, che ci fa un grande regalo, non posso che applaudire alla intraprendenza e lungimiranza cinese. Quello che oggi Atropa ci mostra io lo vidi in un altro sito archeologico, quando nel 2009 andai in Cina quale testimone di nozze di un caro amico.
    In quell’occasione ebbi modo di "vivere cinese" nel vero senso della parola, toccare con mano la realtà di questo grande paese e del suo popolo, ricco di storia e tradizioni millenarie (purtroppo annientata in gran parte da Mao), che oggi rivivono nei gesti e nell’arte di coloro che allora, sfidando la legge, custodirono il sapere di arti millenarie.
    Questo mi fu raccontato lì in Cina e questo rende onore alla storia di questo popolo.
    Visitando quel po’ di Cina che mi fu consentito dal tempo (mi trovavo a Chengdu), ebbi modo di visitare un sito archeologico, con le medesime caratteristiche del sito descritto da Atropa. Stesso cliché: sito archeologico in fase di scavo sotto un enorme capannone a campata unica, con annessa esposizione museale e negozi di souvenir, il tutto fruibile dai visitatori, migliaia di visitatori (certo lì i numeri son ben diversi dai nostri, pensando che Chengdu mi fu presentata come una “piccola” città di soli 12 milioni di abitanti: e non esagero).
    A Cabras invece si bandisce una gara per il progetto di ampliamento del museo civico, teso a mettere in bella mostra quel che si ha e quel che nel frattempo è stato trovato a Monte Prama.
    Quel che è stato trovato a Monte Prama, non sono solo statue, ma è un sito archeologico al quale sono state strappate quelle statue; è un sito archeologico che non può essere portato in un museo, per tanto è il museo che deve essere portato a Monte Prama, restituendo a quel luogo i suoi giganti di pietra e la dignità della giusta attenzione a un luogo unico, in un’isola unica, in una nazione unica al mondo.

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    1. Completamente d'accordo e l'ho sempre scritto e pensato, anche se il mio pensiero era nebuloso, non lo avevo mai visto realizzato. E ammetto che non sapevo che anche in altri luoghi della Cina si fosse fatta la stessa scelta.
      E' anche vero che le punizioni per chi ruba dai luoghi archeologici cinesi non sono certo applicabili da noi: lì a Xi'an chi ha rubato la testa di una statua, ha pagato con la sua. Ed è anche vero che la confisca dei terreni-pagati pochissimo dal governo- è stata fatta con una immediatezza che da noi sarebbe impensabile. Ma ci sono delle vie di mezzo e io credo che a Monte Prama e per Monte Prama si sarebbe potuto fare di più e meglio; la divisione delle statue è stata voluta, fortemente voluta. Perchè Monte Prama era ed è un simbolo molto forte.

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    2. Te lo immagini un gemellaggio tra Xi'an e Cabras? che bello! due siti unici, in due parti del mondo lontanissime: si potrebbero fare mostre, anche digitali e in remoto, di un sito nell'altro e viceversa. Tutto il mondo conosce l'esercito di terracotta, tutti gli europei, tutti gli americani, tutti i cinesi; chissà quanti cinesi conoscono Monte Prama? secondo me ben pochi.

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  5. Incollo da Wikipedia, dalla voce "Mausoleo del primo imperatore Qin a Xi'an".
    < Secondo la testimonianza dello storico cinese Sima Qian, nato un secolo dopo la costruzione del mausoleo, l'erigenda fu un vero e proprio affare di stato, al quale presero parte oltre 700.000 prigionieri nel corso di quasi 40 anni di lavoro.
    « Il nono mese, il Primo Imperatore venne sepolto presso il Monte Li. Quando il Primo Imperatore salì al trono, cominciarono gli scavi ed i preparativi presso il Monte Li. Successivamente, quanto ebbe unificato l’impero, 700.000 uomini vennero lì mandati da tutte le terre dell’Impero. Hanno scavato attraverso tre strati di falda acquifera e colato il bronzo per il catafalco. Palazzi e pagode per un centinaio di ufficiali vennero costruite ed il sepolcro fu riempito di rari artefatti e meravigliosi tesori. Artigiani vennero incaricati di realizzare balestre e frecce destinate a trafiggere chiunque tentasse di entrare nella tomba. Il mercurio, fatto scorrere tramite un sistema meccanizzato, venne utilizzato per simulare i cento fiumi, il Fiume Yangtze, il Fiume Giallo ed il Grande Mare. Sopra [sul soffitto] vi erano rappresentazioni delle costellazioni celesti, sotto un plastico della terra. Candele vennero realizzate con il grasso del "pesce-uomo" [2] , destinate a bruciare per un lungo periodo.
    Il Secondo Imperatore disse: «Sarebbe inappropriato che le concubine del vecchio imperatore che non hanno avuto figli siano rimesse in libertà». Ordinò perciò che fossero messe a morte e molte ne morirono. Dopo il funerale, venne suggerito che sarebbe stato un grave pericolo se gli artigiani che avevano realizzato i macchinari e contemplato i tesori avessero diffuso questi segreti. Così, terminato il rito funebre e messo al sicuro il tesoro, il passaggio interno venne bloccato ed il cancello esterno chiuso, intrappolando all’interno gli operai e gli artigiani. Nessuno poté scappare. Alberi e vegetazione vennero poi piantati sul tumulo per camuffarlo acciocché sembrasse una collina. »
    (Sima Qian, Shiji, Chapter 6)>
    Quel che cercavo di capire era come il mausoleo fosse venuto a trovarsi sotto la collina. Nessuna onda di tsunami, quindi; più Göbekli Tepe.
    E continuo a chiedermi (sarò ormai noioso) dove si parli dei risultati della ricerca degli (o delle?) tsunamiti nel terreno di copertura delle strutture nuragiche palesemente sepolte.

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    1. Grazie per la condivisone Aba.....La totale ignoranza dei nostri governatori,riduce il patrimonio del mondo "Monti Prama a l'ennesima speculazione gestita dall'alto,con l'intento di muovere soldi e non terra.Solita pubblicità folcloristica del caso e poi calmate le acque tutto ritorna nella normalità,nell'oblio.Sardegna Colonia

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  6. Bentornata, Judichessa de Monti Prama!
    Avevo esplorato la rete cercando notizie di questi guerrieri di terracotta, per questo, solo per questo, non mi torna innaturale il tuo entusiasmo per averli visti a occhio svestito.
    A me mi aveva meravigliato specialmente soprattutto la disposizione dei guerrieri, l'ordine militare in cui furono disposte le statue e, non mi meraviglierebbe, anche secondo statura, se per caso vi fosse differenza.
    Mi venne naturale di pensare che questi guerrieri erano quanto più di "Forza paris" si potesse mostrare.
    Al contrario, a Monti Prama e non solo, non ostante siamo sempre dentro quello slogan che, a questo punto, credo porti pure sfiga perché continuiamo a rappresentare l'esempio contrario, a Monti Prama, dicevo, regna l'altro slogan che non è nostro ma ci appartiene maledettamente da secoli.
    Per una volta mi arrendo di fronte a ottomila guerrieri cinesi.
    Speriamo che facciano prigionieri.

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  7. Grazie Aba di questo reportage. In Italia (iper-conservativa su questi temi) la costruzione di musei "sopra" i siti archeologici è prossima allo zero. Quando va bene si tratta di parchi archeologici a cielo aperto o quando esiste qualche esempio si tenta di fare un lavoro più prossimo all'allestimento temporaneo che ad un museo permanente. Da un lato è comprensibile per la necessità della reversibilità dell'intervento, ma d'altra parte nella storia dell'architettura non mancano le soluzioni e se anche mancassero a cosa dovrebbero servire gli architetti e i progettisti se non a trovarle? Un museo sopra monte prama, non la sento un'eresia, anzi. Sarebbe un sogno, anche perché credo nella stratificazione...Ogni sito ovviamente presenta problematiche e soluzioni diverse che vanno affrontate caso per caso e soprattutto per fasi. Ma l'idea contemporanea di museo, oggi già rivolta alla ricerca e al laboratorio, sembra dura da far digerire.

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    1. Sì è proprio il concetto di museo-e laboratorio non dimentichiamolo-che è totalmente impensabile. Ma come tu dici le soluzioni architettoniche e protettive si troverebbero, caso per caso. Costruire per padiglioni dà il vantaggio del "LEGO", della modularità. Ma il museo in situ è anche moltiplicativo delle presenze, ha un valore aggiunto enorme.

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  8. Per quanto non ci porterà da nessuna parte e per quanto non si possa (e non si voglia) lontanamente pensare ad alcuna parentela, già che ancora siamo su questa pagina sarà pur lecito osservare, a proposito di analogie (in senso lato) tra esercito di terracotta e statue di Monte Prama, la forte somiglianza tra le basi dei personaggi: si vede chiaramente (per esempio in figura 8: i comandanti della fossa 3) che almeno molte figure umane dell'esercito di terracotta hanno l'appoggio su una piatta base quadrata con i piedi paralleli poco discosti; e qualcuno accenna sensibilmente a proiettare gli arti superiori lontano dal baricentro (pur senza raggiungere il marcato squilibrio degli ultimi pugilatori di Monte Prama con scudo avvolto). Alcune di queste figure (cinesi) magari avevano a bilanciarle cose come lancie consolidate alle mani e poggiate al suolo che davano loro un terzo punto d'appoggio, ma intanto le vediamo restare erette senza sostegni. Ora non so se il ridotto numero di statue cinesi in pietra proponga le stesse caratteristiche, né arrivo a comprendere appieno tutta la differenza che può passare, in proposito, tra terracotta e pietra; solo, appunto, mi sembra questo un aspetto che può valere la pena cogliere.
    Quanto all'esposizione dei nostri giganti fuori contesto e per di più divisa, ricordo che quando già ne parlammo io non mi schierai tra gli scandalizzati, soprattutto sembrandomi questo allora un aspetto comunque rivedibile, non certo un danno permanente. Mi consolo per esempio guardando al fatto che i giganti a Cagliari sono stati visti da tantissimi, sardi o meno, che non tutti sarebbero già andati a vederli a Cabras (e consideriamolo che sono stati esposti anche a Cagliari, mica sparsi tra il Limbara e i Sette Fratelli: non li hanno certo voluti nascondere). Se poi, come ci sembra giusto e come stiamo alimentando, continua a diffondersi la sensibilità per cui li si preferisce ricongiunti a Cabras (magari realizzato l'ampliamento del museo) o sulla loro collina (magari quando si sarà messo in luce tutto il sito e si sarà capito meglio come stavano messi), ogni passo sarà una conquista e una festa.

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    1. Non credo proprio che le avrebbero viste meno persone se fossero state tutte a Cabras le statue: in fondo è a metà strada tra Sassari e Cagliari, e facilissimamente raggiungibile anche da Nuoro. Quanto ad Olbia, la quale che piaccia o meno è la capitale turistica della Sardegna, è sicuramente più vicina a Cabras che a Cagliari. Questa proposizione per me è un mito, del resto non falsificabile e neppure verificabile.
      Sicuramente il museo di Cabras avrebbe messo un pò in ombra quello di Cagliari, e del resto sarebbe stato solo giusto perchè è più curato, più moderno, più bello e facilissimo da raggiungere (raggiungere quello di Cagliari se non sai la strada è un incubo).

      Sì, l'ho notato anche io che ci sono le basi quadrate e i piedi paralleli a Xi'an, ne ho fotografato tantissime di quelle basi. Però le caviglie sono più grosse e robuste.

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    2. Atropa, vero, proposizione non falsificabile e neppure verificabile; vogliamo allora dire che chi ha visto i giganti a Cagliari e non li avrebbe visti ancora a Cabras è sostanzialmente appena una quota di popolino del cagliaritano (popolino, alias fascia di popolazione allo stato non sufficientemente motivata da questi reperti e dalla materia attinente per superare le personali resistenze o difficoltà a coprire la maggiore distanza con Cabras)? E vogliamo dire che quello che è arrivato a questa quota di popolino non vale quanto invece è stato tolto a chi avrebbe fatto i chilometri necessari per ammirare le statue tutte insieme (considerato che nel cagliaritano si concentra la nostra più consistente fetta di popolazione)? Non saprei, restiamo nell’inverificabile, ma continuo a non vederci una delle questioni più impellenti (e tanto meno delle più scandalose) tra quelle che ci possono interessare (considerato, ribadisco, che l’esposizione congiunta può essere decisa in qualsiasi momento, magari anche attraverso il coinvolgimento di almeno una parte di quanti le hanno apprezzate a Cagliari e ancora non le avrebbero cercate a Cabras; e considerato, ancora, che quando si sarà meglio studiato e capito il sito, questa sì questione tra le più impellenti, maturare l’opportunità dell’esposizione sul luogo sarà tanto più facile).

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    3. Credo che non ci siamo capiti: tu stai parlando principalmente degli abitanti del comune di Cagliari, che sono 150000 inclusi coloro a cui delle statue frega nulla. Io sto parlando di un possibile ordine di grandezza di milioni di utenti, principalmente non dalla Sardegna. Che arrivano con la nave a Olbia, Cgliari o Porto Torres; che arrivano con l'aereo a Cagliari, Olbia o Alghero (e se ci fosse la volontà anche a Oristano); che arrivano con l'auto da ogni luogo di vacanza o di dimora della Sardegna. E per tutti quelli, Cabras è sicuramente più centrale di Cagliari; e non solo, Tharros rappresenta una meta quasi obbligata -da decenni- per chi arriva in Sardegna cercando turismo archeologico. E' uno dei pochi luoghi di vacanza dove c'è tutto aperto da Pasqua a fine ottobre.

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    4. Aggiungo da mia esperienza personale estiva, che la gita a Tharros è una delle mete preferite dei cagliaritani al fine settimana. Quindi Francesco ti prego, non raccontarmi storie: non si è voluta realizzare l'esposizione intera a Cabras e basta, per volontà molto forte e impositiva del soprintendente; cui non si è saputo o voluto opporsi a livello politico e sociale.
      ma guarda, se a voi Sardi non importa, figurati se importa a me! certo dopo aver visto in Cina cosa sarebbe potuto essere il sito di Monte Prama, piange il cuore. Ma so anche che a Monte Prama questo tipo di scelta espositiva non si farà mai, la probabilità è = zero. Sarebbe una cosa troppo bella e i Sardi hanno pudore, quasi vergogna, di farsi troppo belli agli occhi del mondo. Peccato, peccatissimo, ma io sono rassegnata alla vostra rassegnazione. Stento sempre a crederlo, ma ormai mi devo arrendere.
      Quello cui non posso arrendermi è che la mancanza di valorizzazione di quel sito ha tolto e ancora in gran parte sta togliendo A TUTTI un pezzo di storia fantastico.

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    5. Per una volta, nonostante le apparenze, dovremmo invece esserci capiti, perché quando chiedo (ammettendo che restiamo nell'inverificabile) se valga più quanto arrivato agli uni (che non sono solo tra gli stretti residenti nel comune di Cagliari) piuttosto che quanto tolto agli altri sto parlando di entrambe le categorie, cioè anche dei milioni di potenziali (o reali) turisti.
      Semplicemente si può valutare in modo diverso, scandalizzandosi di più o di meno e prendendo intanto quel che può venire di buono da una scelta certamente contestabile ma che non ha nulla di definitivo, specie nell'ottica di quanto ancora si va e si andrà scoprendo.

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    6. Sei un illuso Francesco sulla "non definitività". E per capirlo basta che leggi i pannelli museali: sono stati apposti nel 2014 e sono già totalmente obsoleti, perchè basati sul modello "fenici di Tharros". Le datazioni di ossa, ceramiche tipo sa osa, scarabeo e altro parlano una lingua ben diversa, almeno due secoli addietro; nel libro del 2014 si confessa, chiaramente, che le datazioni erano sul tavolo della Soprintendenza già dall'ottobre 2013; e si afferma anche, con una sfacciataggine incredibile, che si è preferito non tenerne conto "per non inficiare un modello ben consolidato"! ti rendi conto di cosa stiamo parlando, dell'abisso scientifico che ruota (ancora) attorno a quel sito definito dal soprintendente attivo nel 1974 un tempio punico? I visitatori dei musei di cagliari e Cabras escono con la certezza che le statue sono dell'VIII secolo e non prima, così come lo scarabeo. E escono così perchè scripta manent: forever; evidentemente costa troppo ristampare i pannelli.
      Ma non voglio più discuterne, davvero, mi fa nausea.

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    7. E non voglio neppure immaginare che non si capisca il dato scientifico delle datazioni di Luca Lai, questo no: perchè non potrei immaginare tanta ignoranza in chi deve tutelare il patrimonio storico e archeologico. Quindi posso solo pensare alla malafede.

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    8. Che scienza è mai questa che preferisce “non tenerne conto per non inficiare un modello ben consolidato”?! Qual’è la SCIENZA che si basa su questi presupposti?! Quali SCIENZIATI sposano un tale sillogismo, aberrato e mortificante per chi studia serenamente e con passione?! Chi glielo dice al Dott. Luca Lai che i suoi studi sono perfettamente inutili se applicati all’archeologia, che vaglia solo ed esclusivamente (non posso pensare diversamente), i dati mediante la formazione classica e tiene alla larga quella scientifica?!
      Nel campo della fisica e non solo, ogni giorno (lo sentiamo continuamente), vengono messe in discussione teorie che stanno su ormai da un secolo e gli studi di Einstein, finora sempre confermati, sono comunque sempre in bilico, pronti ad essere riveduti se necessario.
      Quel’è la SCIENZA che non può essere riveduta?! O forse è il caso di chiedersi: Qual’è la scienza che non deve essere riveduta e PERCHE’?!
      Sono infuriato al solo pensiero che si voglia NASCONDERE la verità dei fatti in modo così palese e provocatorio.
      Abbiamo avuto comunque anche recentemente la prova che si vuole nascondere e/o far finta di nulla. Un esempio eclatante lo abbiamo avuto nel far passare sotto silenzio l’articolo sulla “postierla di Murru mannu” per il quale ho chiesto a viso aperto alla Dott. Cipiciani di avanzare obiezioni al proposito, cosciente e pronto, se in torto, ad essere fustigato da tutti. La prima risposta è stata: Sign. Angei, lei è laureato in archeologia? La seconda: il SILENZIO… PERCHE’?!

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    9. Signor Angei quando lessi che le si chiedeva se lei era laureato in archeologia,mi vergognai per chi le aveva fatto la domanda ed il SILENZIO,a pare mio,è una bella risposta di ammissione di vera ignoranza.Il grande guaio è che queste persone ricoprono incarichi importanti.

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  9. "Rassegnata alla vostra rassegnazione".Parole molto tristi ma,purtroppo,veritiere,perchè,volendo,ci si potrebbe ribellare alle scelte oscene e disastrose, per la cultura sarda,dei cosìdetti responsabili.

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  10. Ho parlato di recente con una giovane archeologa. Ed è 'rassegnata' anche lei. Queste, in sintesi, le sue parole sullo stato dell'archeologia (compresa l'ermeneutica ufficiale):'Prima che si cambi e si respiri aria fresca bisogna che muoia una certa generazione e forse anche quella successiva'.

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  11. Scusatemi,cosa sono questi toni dismessi?Se avessi dovuto rassegnarmi per tutte le battaglie perse combattute contro il sistema non riuscirei piū a guardarlo allo specchio.L'isola di San Pietro è stata devastata per dare spazio all'edilizia,cosí nel tempo ho combattuto per cercare salvare il patrimonio archeologico e naturalistico dagli appetiti COMUNALI e dai silenzi e complicità delle forze dell'ordine,che mai hanno fermato I cantieri che case sopra cimiteri punici(?).Mai rassegnazione,deluso forse........Oggi gli stessi che hanno devastato si fanno portatori di conoscenza e dopo aver pulito 3 tombe che avevano riempito di spazzatura e sepolto sotto una colata di cemento parlano di "storia" con un museo multimediale che mostra quello che hanno distrutto.Il mondo Sardo va cosí .......Indignati diamo prime pagine all'assessore regionale coinvolto in storie di droga e ci dimentichiamo di chi ruba soldi pubblici,inquina con fabbriche obsolete,di chi produce army in terra sarda,ma mai si parla di una classe politica Che con le bistecche su gli occhi non fa nulla volutamente per il patrimonio archeologico Sardo.Come molto presuntuosamente mi sono permesso di dirvi, è che si deve divulgare la vostra conoscenza anche fuori dal blog,con convegni nelle istituti scolastici e nei paesi o con delle publicazioni cartacee in tutto la Sardegna.SU LA TESTA compagni di viaggio il tempo è dalla nostra parte.......I soldi facili stanno finendo.....Dopo avervi steso con le parole vi auguro una buona giornata e a si biri

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  12. "I soldi facili stanno finendo",beato lei signor Thor che è così fiducioso.Purtroppo stanno auumentando gli incarichi dati a persone incompetenti e tutti gli arresti di questi giorni fanno capire che si continua a delinquere nonostante i controlli.E' molto difficile essere ottimisti in questo momento storico.

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  13. Io ottimista?Assolutamente no,signora Grazia,io penso,visto come va il mondo che non ci sia futuro,ma questo non mi impedisce di vivere con consapevolezza la quotidianità senza pensare al dopo.Per soldi intendo quelli buttati nelle industrie dove I nostri,anzi,scusatemi I vostri politici hanno puntato per il futuro dell'isola e dei loro conti in banca.L'europa non ci sta più e vuole indietro quello che è stato dato in maniera illegale a industrie improduttive da 20anni ma bacino di voti per i politici di turno.A visto oggi che bella figura ha fatto quello che parlava di Sardegna fatti Bella?Mi permetta,non vorrei usare un linguaggio scurrile ma BELLA CAGARA.Su la testa

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  14. Signor Thor,diciamo che lei è più combattivo di me e fa bene,le delusioni sono così grosse che ormai ho poche speranze.Pensi che la persona condannata oggi in Sardegna,era,per me,un mito anche se persone più sagge di me,come il signor Francu,hanno cercato di aprirmi gli occhi.

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    1. Signora Grazia,l'innominato più che un mito mi è subito apparso un mirto.Come tutti quelli del suo gruppo è per le energie fossili e se la mortovesme srl ha aumentato lo smaltimento di scorie lo dobbiamo a lui.Non riesco a capire come questi venditori di fumo abbiamo potuto creare aspettative tra I sapiens.Ve salüu

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  15. Rassegnarsi (chi ci osservi da fuori, ma anche, riflessivamente, noi stessi) alla nostra rassegnazione … è un tema interessante. Mi è subito venuta in mente (da algherese e, accudito, sassarese, come ama ricordarci Mikkelj) la “nuova” strada a 4 corsie tra Alghero e Sassari, nuova appunto solo da noi, ancora, ché altrove (o in quegli altrove coi quali prevalentemente tendiamo a confrontarci) questo titolo lo avrebbe perso da anni, mentre qui … non è nemmeno finita: progettata quando ero giovane, dei 4 lotti previsti 3 hanno faticosamente e tra molte attese visto la luce, del definitivo progetto del quarto si stanno ancora aspettando tutte le approvazioni, mentre si discute se i fondi necessari, già promessi, siano ancora lì o abbiano preso nel frattempo altre strade. A proposito di rassegnazione ricordo, sarà stato ai tempi della inaugurazione del primo o del secondo lotto, le parole di mio padre: “io quando sarà finita di sicuro non ci sarò più, tu spera di vederlo.” Ora lui (a proposito, forse, del non rassegnarsi alla propria rassegnazione) ce la sta mettendo tutta a campare per vedere (tra l'altro) la fine di questa strada, ma tra poco saranno 95 e la sua profezia, a dispetto dei margini che sarebbero stati larghissimi in quegli altrove coi quali tendiamo a confrontarci (e larghi in diversi altri, e sufficienti quasi ovunque), rischia purtroppo di risultare azzeccata. ¿Saranno quindi anche esperienze del genere a renderci rassegnati, a farci guardare troppo facilmente all’avanzare del progresso, per quel che ci riguarda, con la prospettiva delle generazioni a venire (come la stessa giovane archeologa diceva, rassegnata, a Gigi)? Potremmo buttarla sulla relatività: il tempo dipende dallo spazio; e nel nostro spazio, dove le specie evolvendosi isolatamente diventano più piccole, dove il veloce continentale viene invitato a rallentare (davanti a un paesaggio relativamente indomito, a un bicchiere sufficientemente buono e a qualche pietanza sufficientemente genuina), il tempo (o la sua percezione) subirà una qualche distorsione. Dovremmo opporci con modi più esigenti a questi progressi col contagocce? Non saprei dire quanto realmente incida sui nostri tratti di fatalismo la consapevolezza di secoli di arretratezza economica e quella di altre urgenze diffuse nell’isola (e nel meridione d’Italia, e nel meridione del Mediterraneo) che per molte vie rendono difficoltosi tutti i necessari investimenti sulle infrastrutture in un territorio tanto vasto, poco popolato e con un povero PIL. Mentre è chiaro che sottolineare i presunti vantaggi di un progresso così lento, che si guiderebbe meglio e con meno rischi di farsene travolgere, sarebbe semplicemente vana autoconsolazione.
    E qui metto un punto a questa parentesi sulla rassegnazione, al fondo inutile e forse anche disturbante, che però mi sono concesso perché il pensiero pronto a farvi seguito scarta sulla modernità incalzante perfino noi: sto parlando di internet, il cui impatto sulla stessa nostra isola più o meno stregata è stato altre volte sottolineato, ricordo, da Gigi e da Sandro.

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  16. C'è, allora, che le didascalie e i pannelli museali saranno pure ancora fermi ai Fenici, stesi a tarpare ogni spunto di antica dignità internazionale ai Nuragici, ma basterà andare a leggere su Wikipedia la voce Civiltà nuragica per scoprire che ormai lì sono servite come verità acclarate o tesi più che legittime quelle che qui ancora affrontiamo (e ne conosciamo le ragioni) come oggetto di cruente e apertissime battaglie contro la reazione. Alla faccia degli apparati nei musei, alla faccia della reazione che si oppone alla violazione di dogmi e paradigmi e all’ingresso di queste tesi nelle sedi delle università, è ormai il mezzo di acculturazione più diffuso (e più costantemente aggiornato), Wikipedia, che con tanto di bibliografia spiega per filo e per segno quanto siano datate, superate e fuorvianti le posizioni che negano alla civiltà nuragica dignità paritaria tra quelle coeve nel Mediterraneo –con tanto di marineria, metallurgia, rapporti fino al nord-Europa e aperture alla scrittura, a questo punto tassello altrimenti lacunoso del quale sarebbe paradossalmente più difficile spiegare la mancanza. È appunto da un po' che penso sarebbe interessante pubblicare sul nostro blog l'intera voce Civiltà nuragica da Wikipedia (e nel caso altre più in dettaglio) per vedere, discutendone, che effetto ci faccia e cosa ne pensiamo.

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  17. Non sto parlando di strade Francesco, e neppure del pur importante Internet o della pur importante Wikipedia, che dal punto di vista della letteratura scientifica però contano zero; quello che fa testo sono le pubblicazioni su riviste internazionali, i libri (non come prima: perchè quando un libro esce è già vecchio) e i pannelli museali in bilingue: perchè sono questi che si portano a casa i turisti.
    Sto parlando della rassegnazione di fronte al provincialismo (quante pubblicazioni in inglese trovi su Monte prama?), alla chiusura-che anzi viene promossa, purtroppo, anche e soprattutto da chi proprio lo fa contro i propri interessi. Un esempio? quando si è ventilata l'ipotesi di far viaggiare le statue per qualche esposizione-e io mi ricordo bene che qualcuno aveva parlato anche della Cina- una cosa normalissima e che alcuni guerrieri di terracotta hanno fatto a più riprese, sono state proprio le voci dei Sardi indipendentisti a levarsi e uralre "Giù le mani dal nostro patrimonio" o "Chi vuole vedere le statue venga in sardegna" e cose del genere. Con tanto di sfregamento di mani proprio dei loro avversari politico-culturali che hanno pensato "bene, questo fa il nostro gioco: meno vengono conosciute queste antipatiche e grandiose statue, meglio è". Non so se mi sono spiegata. Ma di fronte a ciò io non ho armi; quando ho provato a spiegare che mandare in trasferta a Pechino le statue sarebbe stata una cosa molto buonissima e molto giustissima per la conoscenza del patrimonio archeologico sardo, per la promozione turistica ecc., no ecco la chiusura, totale, proprio di chi dovrebbe essere più aperto (e un bel take-home-message anche per me: fatti i cazzi tuoi che non sei neppure di qui). Perchè solo col confronto all'esterno si cresce e si affermano i sacrosanti diritti a Essere Sardegna. Se fossi sarda e se avessi voglia di fare politica, la chiamerei così una lista: "Essere Sardegna".

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  18. Quanto alle infrastrutture, guarda non è neppure vero quanto dici: non è che altrove le cose siano tutto rosa e fiori; a Parma siamo stati 25 anni con il sistema tangenziali in costruzione, 8 anni con la "Temporary station", grazie al buco clamoroso lasciato dalla precedente giunta comunale;
    A Cagliari avete la stazione dei treni in aeroporto, cosa che a Bologna e nella stragrande maggioranze degli aeroporti italiani, rimarrà un sogno per sempre. E neppure in agosto ho visto in Sardegna un traffico così paralizzante come quello che noi affrontiamo ogni giorno, o come gli infiniti lavori in corso sulla A15-che in estate occorrono 2 h per farsi 99 km.
    Ma tutto questo non c'entra nulla di fronte a quella rassegnazione "culturale" di cui ti parlavo che purtroppo si esprime troppo spesso anche con "vabbè aspettiamo e stiamo a vedere che succede": quello che si è scoperto a Monte Prama, basterebbe per 10 articoli su riviste internazionali, altro che stiamo ad aspettare di saperne di più! ma se facessimo tutti così, chi lavora nella ricerca, non si pubblicherebbe mai nulla, perchè non si è mai "finito". Invece i dati scientifici vanno pubblicati, ma non sulla quasi inutile rivista "Quaderni" (in italiano!) o sui bollettini autoreferenziati, vanno pubblicati su PNAS, su Journal of Archaeology, su Antiquity, su PloSOne ecc. Su piattaforme dove ci si confronta e si discute, a livello internazionale, perchè solo così si va avanti.

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    1. Scusami Atropa,non penso che si possa fare un paragone tra la viabilità di Parma e quella sarda,noi siamo 3 gatti......Per quanto riguarda le statue dei giganti,anche io penso che sia giusto venire in Sardegna a visitarli,non perchè siano nostro patrimonio,ma se devono generare un indotto è bene siano I sardi a goderne I benefici.Logicamente si potrebbero anche esporre ma non ero favorevole (devo confessarti le mie simpatie per l'indipendentismo)alla buffonata dell'expo.Chi ti ha detto di farti I cazzi tuoi,più che indipendendentista è un ignorante.Perchè chi può non contatta le piattaforme di discussione internationale.Lo stato,e la regione non muoveranno un dito per la scienza,i loro interessi sono altri,vi annoierei nel ripetervelo.Salüi a tütti

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  19. Thor caro: ma non capisci che se ne esponi 4 a Shangai o a Pechino per un mese, poi capace che ti vengano in vacanza 100000 dalla Cina in un botto? ma a parte le considerazioni prettamente economiche, c'è anche il fatto culturale e di dinamica di scambio; è del tutto normale che qualche pezzo vada in mostre anche lontanissime, lo fanno davvero tutti. Come pensi vengano fatte le grandi mostre tematiche? come pensi sia stata fatta quella grandiosa di Karlsruhe nel 1980, sulla Sardegna nuragica? fu quella che fece conoscere al mondo l'arte della Sardegna prenuragica e nuragica.

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    1. Il problema è proprio quello,cosa viene a vedere il popolo dell'esercito di terracotta?Si va ad affrontare un discorso troppo vasto e inutile da affrontare qui,dico solo che non è facile muoversi in sardegna se non hai I tuoi mezzi.........L'EXPO rappresenta ho meglio ha rappresentato l'italiga che non amo,quella dei mangia soldi e delle multinazionali solo profitto a danno della terra.Ancora non sappiamo quando si è speso e quali sono state le ricadute economiche.Il messaggio che si voleva dare era di sostenibilità ma non mi sembra ciò sia avvenuto.Non ho detto che sono contrario agl scambi culturali,i giganti sono patrimonio dell'umanità,sono stanco dell'immagine folkloristica sardegna,e non mi imbarco ancora,su discorsi fumosi.Sono all'oscuro della mostra dell'80 e grazie a te mi informerò.Io caso mai non si fosse capito,sono per la decrescita e per "un altro mondo è possibile"Ve Salüu a tütti.

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    2. Ma che discorso è? perchè le piattaforme google che usi, anche adesso, pensi che siano gratuite per generosità e in mano agli angioletti? O fai parte del mondo o non ne fai parte: non voler mandare le statue all'EXPO perchè non si è d'accordo con fini e organizzazione alla fine ha fatto male solo alla Sardegna, è come tirarsi i calci nelle gonadi da soli; sai quanto gliene frega a loro! non avrebbero certo incrementato le visite alla fiera stessa con un paio di statue.

      E cosa credi che 40 anni fa per il distretto di Lintong, che dista 22 km dalla città di Xi'an(cioè uguale alla distanza tra Oristano e Monte Prama) partissero 15 autobus di linea ALL'ORA come oggi? no, ci si andava in bici: ma se ci sono esigenza e tornaconto le infrastrutture si sviluppano.
      E in ogni caso io abito nelle campagne di Parma e con i mezzi pubblici l'ho già fatto di andare da casa mia al museo di Cabras in 8 ore; il collo di bottiglia non è stato in Sardegna, ma a Parma. Perchè da Cagliari aeroporto un treno ti porta a Oristano in 1h e mezza massimo, poi c'è l'autobus per Cabras (alla stazione) ogni mezza ora. Quasi sempre vuoto. E' vero viaggiare coi mezzi pubblici è in genere difficile in Sardegna, ma non dappertutto. E guarda sono stata a Creta-dove c'è molta meno pianura che da voi- eppure puoi fare tutto ciò che vuoi senza la macchina, ci sono gli autobus, ti portano ovunque; e non da oggi, da oltre 30 anni. Bisogna volerlo però.

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    3. Certo Aba che sono conscio di non essere in mano ad angioletti e faccio parte del mondo anche se vorrei che girasse in modo diverso.Per questo motivo mi impegno nella qotidianità e faccio la differenziata all'acquisto,non mi aspetto più nulla dai nostri "compagni,sempre più compari con I predatori.Alla Sardegna fanno male le multinazionali che la devastano assecondate dai partiti politici e da parti di stato conniventi con il malaffare,che tacciono sullo stato di salute della popolazione.e del territorio.È di oggi la notizia in prima pagina dell'unione sarda.......FANGHI ROSSI EURALLUMINA VELENI PER 300 ANNI BOMBA ECOLOGICA GONFIA DI ARSENICO,eppure la regione conntinua ad appoggiare questo sistema(bacino dei fanghi e di voti)invece di puntare sulla naturale vocazione dell'isola.È Di questo mondo Che non voglio fare parte Aba.....Chi ci governa,ci spreme e ci usa a secondo del tornaconto.Prova a venire a Carloforte con I mezzi pubblici,fai prima ad arrivare nella città di Xi'an.Saluti

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  20. Io invece a esporle all'expo ero favorevolissima, superfavorevole: una platea così non ci sarà mai più. Ma so bene come è il pensiero corrente e per me è un gravissimo errore di valutazione. Non vedo come e perchè doveva necessariamente essere una buffonata. Se veniva ben fatta poteva invece essere un'occasione straordinaria di far conoscere le statue. Boh, io davvero non capisco.

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  21. Spesso chi grida più forte “Giù le mani dal nostro patrimonio” è proprio che meno lo conosce o ne comprende la portata. Ormai da parecchi anni, in tutto il mondo e senza che nessuno si scandalizzi, i più importanti musei si scambiano capolavori cercando solo di limitare il tempo di permanenza all’estero dei pezzi. Questo permette di esporre insieme e per alcuni mesi una quantità di opere tale da superare anche le più nutrite collezioni. E’ successo per le grandi mostre sugli Impressionisti che si sono potute vedere in questi ultimi due anni. Se avessimo dovuto andare a vedere ognuno dei quadri esposti contemporaneamente nei vari paesi, avremmo dovuto girare per tre o quattro settimane in due o tre continenti diversi. Si presta per poter ricevere. Certo ci sono rischi ma si sono anche fatti, in questi ultimi anni, passi da giganti negli imballaggi e nei trasporti di opere d’arte. Concordo che la possibilità di vedere dal vivo anche solo due statue di Monte Prama nella vetrina dell’Expò milanese, opportunamente inserite in un contesto di tesori naturali e culturali e anche gastronomici (questo era il vero tema), avrebbe innescato un reale effetto moltiplicatore nella platea internazionale della curiosità verso l’isola con ripercussioni inimmaginabili sul ritorno economico. Si pensa forse che tale breve assenza avrebbe inficiato il resto piuttosto nutrito della collezione anche divisa nelle due sedi?

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    1. Passi da Giganti ...
      A parte che sarebbe davvero stupefacente se sul serio fossero stati alla fine gli indipendentisti a determinare una scelta in Sardegna (fosse pure una scelta che faceva il gioco di qualcuno che indipendentista non è), torno alla nostra rassegnazione (ammesso che vogliamo riconoscercela) e al nostro passo lento (da giganti di pietra?), quasi trans generazionale: forse era troppo presto per far viaggiare dei giganti, così tanto attesi in casa loro che si era allora grosso modo ipersensibili all’idea (magari male interpretata) che non venissero considerati anzitutto patrimonio della Sardegna. In poco tempo, lo darei per certo, questo attaccamento sta già diventando sicuro, così da rendere praticabile lasciar andare in missione questi ambasciatori.
      Poi, va bene la persuasione oratoria, ma esagerare da subito con le ricadute positive di una prima uscita dei giganti ancora relativamente sconosciuti (ricadute che non nego, finché realistiche) è un po’ barare: anche perché come le si sarebbe presentate queste statue ancora all’inaugurazione dell’Expo? Come poco meno che l’ennesimo fulgido esempio della civiltà fenicia in Sardegna? O le avrebbero forse lasciate presentare a Gigi e ad Atropa? Intanto si vanno comunque facendo conoscere nel mondo e prima o poi viaggeranno (spero di esserci ancora, come per la Alghero-Sassari), accompagnate magari allora da una più pacifica carta d’identità nuragica e da una più precisa e comunicabile comprensione del loro contesto; e allora sì le ricadute saranno quelle che avete già immaginato.
      E questo anche perché quella fatica di Sisifo che ti sembra di compiere, Atropa, nel predicare sull’Essere Sardegna, non andrà tutta sprecata come può sembrarti nei comprensibili momenti di sconforto: agisce, pure la tua spinta, e continuerà ad agire, seppure ti ritornerà il pensiero di venire dimenticata dopo una settimana. Poi sarà vero che da una parte c’è e resterà l’azione delle tue parole sulla consapevolezza di chi ti legga, dall’altra ci sono e sfumeranno le resistenze di quel mondo che le tue parole ogni volta rischiano di rinfocolare per il tuo essere di altra disciplina e di altra regione: ovviamente ti importa di più di quella consapevolezza che di queste resistenze.
      Infine, Atropa, ti chiedo (così capiamo tutti meglio): vuoi dire che gli autori di archeologia della Sardegna pubblicano “sui bollettini autoreferenziati o sulla quasi inutile rivista ‘Quaderni’ (in italiano!)” i loro lavori sulla Sardegna nuragica e su Monte Prama mentre pubblicano invece “su PNAS, su Journal of Archaeology, su Antiquity, su PloSOne ecc. (su piattaforme dove ci si confronta e si discute, a livello internazionale)” i loro lavori sulla Sardegna fenicia, punica, romana, bizantina eccetera?

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    2. Ti sto dicendo che l’esercito di Terracotta nel 1979 ha avuto la copertina e un servizio del National Geographic, e che nel 1984 qualcuno alla British Columbia Univ. ci aveva già fatto una tesi di dottorato; Mentre la prima pubblicazione su Monte Prama fu da parte di Carlo Tronchetti: “Monte Prama-Cabras, 1978, Studi Etruschi, XLVI, 589-590 (due pagine su un giornale dedicato egli Etruschi!).
      Che Lilliu (uno dei maggiori colpevoli della sottovalutazione di Monte Prama) avrebbe dovuto pubblicare su una rivista internazionale quella scoperta, e non solo inserirla in un saggio in italiano dal titolo “Dal betilo aniconico alla statuaria nuragica”; va benissimo il saggio, ma ci voleva anche la platea internazionale, da subito. Ti sto dicendo che Zucca, che scava a Monte Prama nel 1979 e trova tra l’altro lo scarabeo, pubblica il primo articolo sul sito così: “Zucca, Raimondo (2000) I Guerrieri di Monte Prama. Sardegna fieristica, Vol. 52 (aprile-maggio)”. Su Sardegna Fieristica, mi capisci? E nel 1987 era uscito un fondamentale: G. TORE, A. STIGLITZ, L'insediamento preistorico e protostorico nel Sinis settentrionale. Ricerche e acquisizioni, in “Selargius 2, L’insediamento preistorico e protostorico nel Sinis settentrionale.Ricerche e acquisizioni in “Selargius 2”, pp. 91-105.
      In quegli anni l’unica menzione internazionale su Monte Prama fu fatta qui: Ridgway, David. "Archaeology in Sardinia and Etruria, 1974–1979." Archaeological Reports 26 (1980): 54-70. E ti prego di farmi fermare qui, perché la bibliografia su Monte Prama è un’onta al buon senso.
      E sì, è così: gli archeologi cha lavorano sui Fenici in Sardegna pubblicano molto su riviste internazionali (in praticolare Guirguis sugli scavi di Sirai, es: Piga, Giampaolo, et al. "A unique case of prone position in the primary cremation Tomb 252 of Monte Sirai necropolis (Carbonia, Sardinia, Italy)." International journal of osteoarchaeology 25.2 (2015): 146-159.): non su PNAS o su Nature, l’ordine di grandezza delle scoperte non basta; ma l’ordine di grandezza per Monte Prama ci sarebbe eccome. Sono statue più antiche di quelle greche arcaiche, c’è poco da fare.
      E infine ti sto dicendo che al British nel 2007-2008 c’è stata una mostra con 850000 visitatori: 120 oggetti e 12 statue provenienti da Xi’an; qualche anno prima (2004) una mostra simile era stata a Barccelona, e da lì si era trasferita a Madrid, Santiago del Cile, San Francisco, Santa Ana, Atlanta, Washington, Toronto, Svezia.
      Statue originali viaggiarono tra il Galles e Nuova Delhi, a Torino ci furono nel 2008 (5 statue), a Milano nel 2010. A Piacenza c’è un castello, SAN PIETRO IN CERRO, dove nei sotterranei si possono ammirare 45 copie di guerrieri di Xi’an, copie perfette degli originali autorizzate ed autenticate dal Governo Cinese. E tutto questo porta visitatori a Xi’an, da tutto il mondo.

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    3. Aggiungo un'osservazione, marginale ma molto importante: la ricerca su Monte Prama oggi coinvolge anche scienziati di ambito fisico, biochimico, chimico. E per fortuna loro pubblicano, ci sono abituati da sempre. Questo è stato, ad es. un gran contributo: "Artioli, Gilberto, Ivana Angelini, and Fabrizio Nestola. "New milarite/osumilite-type phase formed during ancient glazing of an Egyptian scarab." Applied Physics A 110.2 (2013): 371-377." Ma se contemporaneamente non c'è contributo, a livello del dibattito internazionale, dell'archeologo, dello storico e dello storico dell'arte, uno scarabeo del Nuovo Regno in una tomba sarda rimane una curiosità. E l'informazione ancora non è andata né sui pannelli museali né in bocca alle guide dei musei, che ancora sciorinano "VIII secolo"

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  22. Sarebbe auspicabile portare i giganti di Monte Prama in giro per il mondo, fantastico esporli nei più grandi musei del mondo e dire: “Questi vengono dall’isola di Sardegna, pur troppo possiamo portare a casa vostra solo questi, non certo uno di 7 mila nuraghe, né uno di centinaia di pozzi sacri o una di centinaia di tombe di giganti, domus de janas, menihr e dolmen; e neanche il paesaggio che ospita tutto questo possiamo portarvi in visione; paesaggio fatto di fantastiche immagini, suoni e silenzi, inebrianti odori di macchia mediterranea e profumo di elicriso dopo la pioggia”.
    Tutte queste “pietre” e sensazioni non si possono portarle fuori dalla Sardegna; ed è questo il vero tesoro da ammirare e conoscere con tutti i sensi, perché il nuraghe si visita nel suo contesto fatto di avvicinamento passo dopo passo, di suoni e silenzi e profumi. In fin dei conti i Giganti di Monte Prama in confronto sarebbero solo un biglietto di visita. Un americano, un australiano, un cinese, un giapponese o chiunque altro che incuriosito andasse a visitare in casa sua queste statue, penso si farebbe una sola domanda alla quale darebbe una sola risposta.

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    1. Guarda, con l'EXPO si è persa una occasione incredibile e irripetibile- non ho ancora capito perchè.E perchè buffonata poi? non si sa: tutti sono venuti da ogni parte del mondo e mostrare le loro bellezze - e certo che era anche una passerella pubblicitaria, e allora? che male c'è? E' così ricca e florida l'economia sarda da potersi permettere di perdere tali occasioni? Non capisco, davvero non capisco.

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    2. E’ necessario “far toccar con mano” queste nostre statue per suscitare emozioni che un modello 3D, se pur fedele all’originale e minuzioso nei particolari, non può dare. Quando le emozioni ti prendono, rimangono, e se rimangono prima o poi vuoi riprovarle.

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  23. Cara Aba, ti batti contro una corazzata ideologica e non archeologica. Una università permeata di quella ideologia antisarda e, da sempre, 'antisardista'. Quante volte ho tirato in ballo la illuminante lettera mandata a Sergio Frau dalla Bietti Sestrieri dell'Istituto Italiano di Storia e Protostoria. Quella pappagallescamente ripetuta (e che ancora si ripete come vangelo) dagli archeologi (e storici) 'giacobini' nostrani. Quella sulla 'mitopoiesi'. Attenti! Non bisogna creare 'miti', per quanto giustificati perché i Sardi sono...autonomisti (figurarsi se indipendentisti!). C'è rischio di superstima e di razzismo! Ti batti contro l'ideologia dell'Abis che, per farla passare, ci ha tormentato (non solo me e te) per anni e anni, con una vera e propria strategia da 'compagnia a delinquere', mettendoci in cattiva luce e calunniandoci in tempo reale in tutto il mondo. Ti batti contro una scuola antropologica accademica che ha la puzza al naso per ogni cosa che di bello o di (semplicemente grande) riguarda la storia della Sardegna antichissima, antica, moderna o contemoranea che sia. Ti batti contro chi 'stimola' pubblicazioni di libri 'pseudoscientifici' come quelli del Frongia (leggersi attentamente quelle dichiaratamente 'faziose' che riguardano Amsicora!). Ti batti contro chi mente sapendo di mentire. Ma se devo dirlo, con tutta la forza della verità, è che ti batti da campionessa della scienza ( è questo che rode!)contro un mare di superficialità, di ignoranza e di stupidità. Vedo che stai tirando fuori i muscoli e le unghie. E hai l'incazzera giusta. Per questo il tuo articolo sulla archeologia cinese è andato a ruba. Ma non credo che ti fermerai qui. Quanto c'è di nuovo da dire circa una storia spesso addomesticata e falsata! Quanto da replicare sulle elucubrazioni (quelle sulle auto ferite dei pugilatori e sui sandali sono le ultime)di chi non capisce proprio quanto si rende ridicolo. Caspita, ne azzeccassero una!

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    1. Mi corre l'obbligo, Gigi, di correggere quel riferimento alle "auto ferite". Se hai capito così dal mio resoconto devo essermi espresso in termini ambigui ... forse ti ha portato a interpretare "auto ferite" il passaggio in cui parlo di "riproduzione intenzionale", ma lì mi riferivo agli scultori che avrebbero voluto intenzionalmente riprodurre queste ferite (che altrimenti potremmo interpretare come casuali danni da aratro, intendevo). Ad ogni modo, nessuno al convegno ha parlato di auto-ferimenti, mentre al contrario si è accennato a cimenti (combattimenti, duelli) probabilmente iniziatici, come (è stato detto) documentati nelle fonti classiche (greche?). Zucca ha parlato (avessi registrato o preso appunti saprei ora essere più preciso, mi dispiace) di almeno un culto documentato con rito iniziatico consistente in ferimenti inferti (non auto inferti) apposta per causare il desiderato gemizio di sangue, per cui il giovane prescelto sarebbe stato (stiamo sempre parlando di questo rito nelle fonti classiche, tu Gigi saprai riconoscerlo) quello che più sangue avrebbe saputo versare (sempre intendosi ferite superficiali, non mortali).

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    2. Nell'ultima parentesi leggete "intendendosi". A scanso di equivoci.

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  24. Va bene. Ho frainteso. Ma su quelle ferite (sempre che ci siano) penso alle ferite del toro. Quelle che ancora oggi si danno in tutte le 'arene' del mondo per spossarlo prima di finirlo. Ma ovviamente sorge la domanda: perché solo nei cosiddetti pugili? O ci sono tracce di ferite anche negli altri? Sono sempre fisso sul rito dell'uccisione del piccolo 'faraone toro' sardo. L'archeometria ci dice che quelle erano giovani che morivano dopo essere stati tori di 'nove stagioni' (ENNEOROI, cioè a 24 -25 anni. Le 'ferite del toro' mi sembrano molto stimolanti. Le fonti classiche ci parlano di due cose: della morte del sovrano toro cretese di nove stagioni e del rito sardo dei figli che amazzavano 'ridendo' i padri. Mah!

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