parte terza
IL GRANDE
INGANNO II
di Sandro Angei
vedi parte seconda
EQUINOZI E SOLSTIZI
Il caduceo
nella forma di serpenti o di cerchi sovrapposti aveva la funzione di
determinare la posizione dei punti cardinali e di scandire il tempo giorno per
giorno, come già detto. Gli orientamenti equinoziali e
solstiziali invece
furono determinati per via osservativa basata sull’esperienza diretta,
rapportando gli eventi alla figura grafica già descritta. l’osservazione degli
eventi e l’individuazione di essi su quel cerchio, diede modo di capire che il
punto mediano tra alba del sole al solstizio d’estate e quello del solstizio
d’inverno era il giorno che loro già annotarono quale momento in cui il periodo
di luce ha la stessa durata del periodo di buio, ossia l’equinozio e che tale
evento si verificava due volte nell’arco della rotazione apparente del sole
attorno alla terra, sfasato di una quantità di tempo uguale a metà del ciclo
solare; si resero conto altresì, che il punto sul cerchio tracciato al tramonto
del sole del solstizio d’inverno era diametralmente opposto al punto tracciato
all’alba del solstizio d’estate e parimenti il punto tracciato al tramonto del
solstizio d’estate era diametralmente opposto a quello dell’alba del solstizio
d’inverno.
Tracciando le
congiungenti di tali punti, che passano evidentemente per il centro del
cerchio, videro che formavano, assieme alla direzione del mezzogiorno, una
stella a sei raggi e che tali raggi dividevano il cerchio in sei settori
perfettamente uguali.[1]
Quelle genti,
che avevano sicuramente cognizioni di geometria e sapevano costruire il
triangolo equilatero con la tecnica del compasso (prova nei sia la stele che
andremo a descrivere nella parte terza), videro materializzarsi ai loro occhi
la perfezione del percorso solare nell’arco dell’anno e non poterono di certo
esimersi dal pensare che tutto ciò fosse manifestazione divina.
A questo punto,
non posso fare a meno di pensare che la geometria prese le mosse
dall’osservazione degli eventi naturali e in particolare di quelli astronomici
legati al moto solare.
Quelle genti
sperimentarono la perfezione geometrica del moto del sole.
Sperimentarono
la specularità di alba e tramonto del medesimo giorno rispetto al mezzogiorno.
Verificarono la
specularità dei due solstizi rispetto alla direzione degli equinozi.
Verificarono la
specularità degli equinozi rispetto al ciclo annuale del sole.
Verificarono la
perpendicolarità della direzione degli equinozi rispetto a quella del
mezzogiorno.
Verificarono la
necessaria perpendicolarità del caduceo rispetto al piano ideale, dove esso
specchia la sua effimera immagine o meglio è vero anche il contrario lì, dove
il piano ideale debba essere normale alla direzione di quella forza
inesplicabile e misteriosa che attira tutte le cose inanimate e tutti gli
esseri viventi verso la superficie terrestre.
Come possiamo
osservare le caratteristiche prese in considerazione sono tutte contraddistinte
da specularità e bilanciamento, che determina la condizione di
simmetria, ossia uguaglianza al contrario di due entità, così come nel nostro
corpo constatiamo la simmetria della coppia di mani, piedi, gambe, braccia,
occhi, orecchie; e andando oltre: nella coppia generante Maschio/Femmina, in un
bilanciamento e complementarietà della natura a cui non sfugge quella divina
androgina del YHW nuragico né il sole e la luna, che da sempre hanno seguito le
vicende umane durante il loro moto celeste.
Questa
peculiarità riscontrata nella perfezione della trasposizione grafica dei
fenomeni celesti fu vista quale segnale divino da consacrare e rendere oggetto
di culto.
E’ giunto il
momento di descrivere ed analizzare i principi geometrici che hanno consentito
a quelle genti di intravedere in quei segni tracciati sul terreno la potenza e
la perfezione divina.
Continuiamo
nella nostra esemplificazione, perché il rito non finiva con la individuazione
della direzione del mezzogiorno, ma continuava e si completava con
l’individuazione “magica” della direzione dei solstizi; “magica” perché non
dettata apparentemente da osservazioni, ma da una costruzione di pura
geometria, operata da quei sacerdoti sulla base di secoli, se non millenni di
osservazioni e riflessioni mentali, che agli occhi dei profani poteva sembrare
opera di preveggenza lì, dove il sacerdote, tracciando con sicurezza i segni
che indicavano i solstizi, dichiarava a priori che in quella direzione sarebbe
sorto il sole nel giorno più lungo o in quello più corto dell’anno. Questo
comportava ad esempio, celebrazioni per il trionfo della luce nel solstizio
d’estate, ma nel contempo decretava l’inizio della morte divina, vista nelle
giornate che pian piano si riducevano, rappresentata materialmente dalla
mietitura del grano. Oppure il gelo e il freddo al solstizio d’inverno che
decretava la morte del dio, ma nel contempo l’inizio della sua rinascita con le
giornate che si allungavano e presagivano il risveglio della natura. Ecco i
significati che da sempre fanno parte del bagaglio culturale di tutte le
civiltà che nei millenni hanno vissuto questi momenti. Per noi uomini di questa
civiltà del 21° secolo solstizi ed equinozi destano stupore per la precisione
del perfetto meccanismo celeste, per quelle genti era la vita.
E’ il momento di
riallacciarci al discorso interrotto nella parte due dello studio:
per tanto una volta individuata la direzione
del mezzogiorno, si prolungano gli estremi di tale segmento fino ad incontrare
la circonferenza nei due punti diametralmente opposti.
Puntando il
compasso nel punto alla circonferenza rivolto a mezzogiorno (direzione del
Sud), con raggio uguale a quello della circonferenza iniziale, si traccia un
arco di cerchio che incontra ancora in due punti la prima circonferenza, unendo
questi due ed il secondo estremo del diametro della circonferenza iniziale si
ottiene un perfetto triangolo equilatero.[2]
Qual è il messaggio importante che ha poi nei
secoli, in molte civiltà e culture, sancito la sacralità del triangolo
equilatero? E’ quello di rappresentazione, non di identificazione, della
divinità solare, con una figura geometrica perfetta, disegnata tramite la
stessa divinità: il sole.
Nella
mistificazione operata da quei sacerdoti, la figura del triangolo equilatero,
ormai ritenuto simbolo della divinità, è usata per individuare in modo preciso
ed univoco la direzione dei solstizi, parimenti alla direzione del mezzogiorno,
che partendo quest’ultimo dal vertice apicale del triangolo, passa per il
centro del cerchio “solare” tracciato a terra e materializzato dal caduceo.
Allo stesso modo la direzione indicata dagli altri due angoli del medesimo
triangolo, passando per il medesimo centro e intersecando nel punto
diametralmente opposto la medesima circonferenza, indicano la direzione, in
alternanza, di albe e tramonti dei due solstizi e di fatto descrivono in modo compiuto
quella che in seguito sarà assoggettata al logogramma del caduceo, ossia la
stella a sei punte.
Il rito si è concluso ma non tutto ancora è stato detto.
Un rito estremamente importante per quelle genti quello dell’orientamento, tanto importante che sarà raffigurato nella lapide al momento della morte, per assicurare al defunto un viaggio sicuro in un percorso sconosciuto verso l’aldilà. A testimonianza di questo le steli, lette sotto quest’ottica, ci rivelano in modo inaspettato tale rito, perché il defunto per poter usare il caduceo e di conseguenza stabilire la rotta per il ricongiungimento con il divino, doveva essere edotto sull’uso del caduceo stesso e sulle modalità di identificazione del mezzogiorno e delle altre direzioni degli eventi divini, con una sorta di libretto delle istruzioni.
Se nel ventunesino secolo continua la fascinazione degli studi ,fatta con competenza e precisione,immagino il gran mistero che provavano ghi stdiodi del passato molto antico.Ricomplimenti per la sua capacità,competena e ptofrssionalità con cui ci affascina e ci fa tornare metaforicamente a queto passato misterioso.,signor Angei.
RispondiElimina