domenica 15 dicembre 2019

Funtana coberta di Ballao


Sottoponiamo alla prova il "metodo Santa Cristina”

di Sandro Angei

Parte prima

Riassunto
Scopo di questo studio è provare che le tecniche utilizzate per la costruzione del pozzo di Santa Cristina rispondono ad un metodo costruttivo comune a più monumenti.
Si è dell'idea che molte costruzioni di età nuragica legate in qualche modo al culto (uno dei culti), seguissero un unico principio costruttivo1, benché ogni tempio nella sua veste esteriore sia unico. Per tanto cercheremo di verificare se le stesse procedure usate per la realizzazione del pozzo di Santa Cristina, possano in qualche modo essere state usate nel tempio di Funtana coberta.
Faremo uso del mòdano2 e del metodo di orientamento geometrico-topografico3 che descrive il dato astronomico a Santa Cristina, nonché, cercheremo di individuare l'unità di misura – sa stiba4 – di questo pozzo sacro.


Il princìpio è immutabile
La mutazione è movimento
Il movimento è mutazione continua
La continua mutazione è vita
e la vita nasconde il princìpio
Acqua e luce sono il princìpio
Acqua e luce sono la vita

Introduzione
A prima vista Funtana Coberta sembra molto diverso dal pozzo sacro di Paulilatino. L'orientamento azimutale della scala di Funtata Coberta è di circa 240°43', quello di Santa Cristina è di 153°08'; per tanto il primo viene illuminato al suo interno il pomeriggio, il secondo la mattina.
Funtana Coberta ha una parte architettonica fuori terra, mente quello di Santa Cristina è completamente interrato.
La “grezza” lavorazione di Funtana coberta è lontanissima dalla perfezione geometrica del Santa Cristina.
Però i due pozzi hanno un particolare in comune: il 12° anello anomalo più alto degli altri.
Particolare sufficiente ad attirare la mia curiosità e avviare questo studio.

1. Un po' di storia alla ricerca di indizi
Il pozzo sacro di Funtana coberta è datato dall'archeologa Dr. Maria Rosaria Manunza, a cavallo tra bronzo medio e bronzo recente5, ossia tra 1550-1330 a.C. e 1330-11506.
Il pozzo fu ben descritto nella sua parte architettonica già da Antonio Taramelli che lo pubblicò nel 1919. Naturalmente l'archeologo non lo orientò neanche approssimativamente; per lui l'orientamento era un dato di secondaria importanza, se non ininfluente, perché i suoi obiettivi erano altri che quelli di inquadrarlo dal punto di vista geografico e tanto meno di quello astronomico.
Per noi invece l'orientamento del monumento è di estrema importanza perché è alla base dei nostri studi e deve essere rilevato con accuratezza, pena la inefficacia dei nostri assunti

Nel volume 3° - Scavi e scoperte 1918-1921 – A. Taramelli pag. 307, leggendo la descrizione del monumento, ci incuriosiscono due dati.

1° dato - Taramelli scrive: “La copertura del vano della scala è diversa da quella più solita dei corridoi e vani dei nuraghi, a corsi aggettanti sino alla chiusura per contrasto; invece abbiamo le pareti verticali, di grossi massi e lastroni ben disposti, entro i quali si innestano i massi dei 12 gradini con cui scende alla cella, come pure si innestano solidamente i dodici massi di architravi degradanti, che formano la copertura...” [mio il grassetto].

Il Taramelli scrive che la copertura della scalinata è formata da 12 lastre degradanti, benché nel disegno in sezione del monumento si contino solo 11 elementi che abbiamo verificato in loco. Il dubbio di un errore da parte del Taramelli nel conteggio è del tutto legittimo, però a ben vedere, l'asserzione riteniamo sia vera perché, studiando attentamente la fotografia riportata in Figg. 3 e 4 a pag. 301 del volume “Scavi e scoperte” (qui riprodotte in Figg. 1 e 2) e paragonandola ad una fotografia odierna (Fig. 3), ci si rende conto che sopra l'attuale prima lastra di copertura sicuramente ce n'era un'altra. Il confronto tra le due fotografie (ancora Fig.3) mette in risalto due ombre della 12° lastra (ellissi rosse) e una terza ombra (freccia rossa) proiettata da detta lastra sulla parete risegata di quella inferiore. Per tutta la rimanente lunghezza non si evidenzia alcuna ombra rilevante, essendo probabilmente le due lastre a filo nel tratto che sovrasta l'ingresso al pozzo. Dall'immagine sembrerebbe che l'aggetto della lastra superiore sia stata ridotta per tutta la sua lunghezza, come testimoniano le due sporgenze corniformi relitte (ellissi rosse). Le frecce blu testimoniano che l'undicesima lastra ancora in situ è quella che regge la 12° lastra ormai scomparsa.
L'esame delle ombre proiettate rilevabili dalle due fotografie mi da modo di calcolare l'inclinazione dei raggi solari al momento dello scatto effettuato dal fotografo del Taramelli: inclinazione di 50°7. Questa inclinazione mi da modo di calcolare la sporgenza della lastra superiore (ellisse di destra) che doveva essere tra i 5 e i 6 cm. La sporgenza del particolare di sinistra (ellisse di sinistra) doveva essere invece tra i 4 e i 5 cm. Per una esaustiva spiegazione si rimanda alla nota 7.
Questa considerazione giustificata dal numero di piattabande: 12, inizialmente contate dal Taramelli, da un lato rafforza l'aspetto numerologico insito nell'architettura nuragica8, dall'altro mi da modo di ricostruire una sezione del pozzo sacro nel modo più possibilmente fedele all'originale. Nella sezione da me realizzata ho ammesso una sporgenza media superiore a quella da me calcolata; ossia pari a 10 cm, tale da fugare dubbi di sorta sulla legittimità sul calcolo dell'aggetto; tenuto conto anche del fatto che l'intera struttura non è rifinita e precisa come quella del pozzo di Santa Cristina; e se nella sezione tipo da me realizzata è manifesta una diffusa regolarità architettonica, questa è solo virtuale e a scopo esclusivamente esplicativo, tant'è che ho voluto segnalare in linea rossa quei particolari architettonici di esatta posizione (Fig.4).

Fig. 1
Immagine tratta da: A. Taramelli  -Scavi e scoperte - Volume  3°

Fig. 2

Fig. 3


Fig. 4



2° dato – Il Taramelli scrive: “Anche oggi, dopo la rinettatura completa del pozzo, le vene d'acqua ripristinarono il loro corso, in modo che l'intera canna del pozzo (profonda, come dissi, oltre a cinque metri) si riempie nel breve giro di una giornata, e l'acqua, invadendo tutta la parte inferiore della cella, sale nella stagione piovosa il livello della scala e defluisce dal sommo d'essa, per il piazzaletto tra le due ali”.
La testimonianza dimostra che il livello dell'acqua all'interno del pozzo non è costante nel ciclo annuale già quando il Taramelli liberò il pozzo. D'altronde una visita al sito archeologico il giorno 29 di agosto 2017 ha appurato che la falda anche nel periodo estivo mantiene l'acqua all'interno della camera (in quell'occasione potei misurare il livello a circa 16 cm sopra il bordo del pozzo), per tanto l'acqua invade interamente la camera voltata a cupola.
In una seconda visita effettuata il 30 giugno 2019 ho misurato 53 cm d'acqua. La situazione descritta dal Taramelli nel 1918 è, dunque, è confermata dalla situazione reale dei luoghi, che comunque risulta straordinaria, visto il perdurare di un periodo siccitoso; tant'è che mi sarei aspettato, almeno nel 2017, un livello della falda ben sotto l'orlo del pozzo.
Questo dato ci fa capire l'oculatezza di quelle genti nel scegliere i luoghi di culto.

Il Taramelli scrive ancora che per liberare il pozzo fu utilizzata una pompa idraulica (della quale rimane testimonianza in alcune fotografie dell'epoca) assolutamente necessaria per effettuare il lavoro. Lo stesso Taramelli aggiunge che a lavoro ultimato, bastò una sola giornata per colmare d'acqua la canna del pozzo e il lastricato.9

Per tanto si può presumere che il livello di queste sin dall'inizio della costruzione saliva e scendeva in funzione delle precipitazioni meteoriche, a meno che non ci fosse un canale di scolo delle acque.

L'esistenza del canale di troppopieno, se da una parte è plausibile, visti i miei studi sul pozzo di Santa Cristina10; dall'altra sarebbe giustificata dall'esigenza di convogliare e per tanto mantenere in continuo movimento il flusso acquifero11; come avviene in altre fonti, quali Gremanu di Fonni e Su tempiesu di Orune, dove la canaletta in parte è in vista e in parte sotterranea. In ragione di questi due assunti, sono dell'idea che il canale di troppopieno esista e, per la prima ragione, penso servisse a mantenere il livello dell'acqua confinato nell'orlo del pozzo artesiano12.

3° e 4° dato – Lo studioso descrive in modo puntuale tutto l'edificio, non tralasciando di scrivere: “All'altezza del corso superiore dell'architrave della porta si nota un corso regolarmente composto di pietre di maggiore spessore degli altri corsi, 30 cm, dopo del quale si hanno altri 17 corsi...” e continua “All'accuratezza della cupola, corrisponde anche quella del selciato in grandi lastroni disposti a raggiera, accuratamente connessi, in modo da lasciare ben limitato nel mezzo della cella l'orlo del pozzo che si profonda nel pavimento di essa ...”.
 Il Taramelli si accorge del 12° anello ma lo ritiene solo un elemento architettonico (e non poteva di certo estrapolare altro) e si accorge della maestria e accuratezza nel posare il pavimento della camera “in modo da lasciare ben limitato nel mezzo della cella l'orlo del pozzo”. Nel prosieguo dello studio vedremo perché il pavimento della camera e il bordo del pozzo, alla stregua del 12° anello, sono così ben definiti.

2. - Alcune misure del pozzo e alcuni interrogativi
Per poter studiare il pozzo sacro è necessario definirlo geometricamente e orientarlo in modo preciso al nord geografico.
L'asse della scala di accesso al pozzo è orientata ad un azimut di 240°43', mentre le misure altimetriche riferite alla quota del pavimento sono:
  • quota del lastricato della camera: 0,00 m
  • quota di intradosso dell'architrave in situ (11°): 3,90 m
  • quota d'imposta dell'anello anomalo: 2,16 m
  • quota filo superiore anello anomalo: 2,44 m
  • quota del filo superiore ultimo anello della cupola ogivale: 4,56 m

La camera, di forma leggermente ellittica, reca l'asse maggiore di 3,44 m e l'asse minore di 3,38 m. La distanza del bordo del pozzo dall'ingresso, misurata sulla direzione del centro del pozzo col bordo della camera in corrispondenza della mezzeria dell'ingresso medesimo, è pari a 1,27 m.
La planimetria del pozzo (Fig.5) mette in evidenza una disposizione dei “cerchi notevoli” del monumento: canna del pozzo artesiano (blu), camera circolare (nero) e “presunto” oculo in sommità della cupola ad ogiva (rosso), che sembrerebbe dettata dall'anarchia, tanto che nessun centro dei tre cerchi coincide con uno degli altri due.
Fig. 5


Due interrogativi
   Grande dubbio mi diede il posizionamento della 12° piattabanda di copertura della scala, ma quanto spiegato in nota (7) lo elimina, oserei dire, del tutto; però ancora si può pensare che lo scorrimento della lastra lungo l'asse della scalinata influisca sulla forma della ierofania luminosa, e ciò è pur vero, però si rammenta, come già puntualizzammo nello studio del pozzo di SantaCristina, che la posizione di questo particolare architettonico è un dato di secondaria importanza nella costruzione della ierofania luminosa; perché come già dicemmo in quell'occasione, lo spigolo di questo concio concorre solo alla definizione altimetrica della immagine luminosa ma non la sposta. In sostanza la posizione della ierofania è strettamente legata al bordo del pozzo artesiano che essendo, con tutta evidenza, ancora in situ come in origine, certifica l'esatta posizione della immagine ierofanica (cerchio giallo di Fig.6).13


Fig.6

In colore rosso sono stati evidenziati i particolari architettonici nella loro reale posizione spaziale.

Il secondo grande dilemma è legato alla posizione dell'ultimo cerchio della cupola ogivale.
Nessuna prova abbiamo dell'esistenza di tale oculo, di conseguenza nessuna prova contraria, tant'è che possiamo appellarci al Taramelli che scrive nella sua relazione: “... All'altezza del corso superiore dell'architrave della porta si nota un corso regolare composto di pietre di maggiore spessore degli altri corsi, 30 cm., dopo del quale si hanno altri 17 corsi che con il lorto graduale aggetto dai 10 ai 15 cm. Formano la chiusura della cupola. La struttura, regolare e solida, è ben conservata sino quasi al colmo; manca però l'anello ultimo di chiusura, che forse non esistette mai, a scopo di lasciare l'aerazione dell'acqua racchiusa nella fonte [...]”.
   Il Taramelli ritiene, benché per altri motivi, che la cupola recasse l'oculo in sommità. Per tanto, dando retta al Taramelli, abbiamo tentato di riposizionare virtualmente l'ultimo anello, che ci servirà per una importante dimostrazione (ma è ancora prematuro parlarne).
Per la ricostruzione abbiamo seguito il contorno di ciò che rimane del 17° anello della cupola ogivale, ottenendo la posizione (approssimativa ma giudiziosamente vicina alla realtà originaria) dell'ultimo anello, il 18°. La ricostruzione mette in evidenza che il centro dell'oculo era asimmetrico rispetto al centro della camera del pozzo (mutua distanza pari a 18 cm) e pure asimmetrico rispetto al centro della canna del pozzo artesiano (34 cm), vedi Fig. 5.
Si badi bene che nessuna forzatura è stata operata nella ricostruzione ipotetica dell'oculo, che è stato posizionato secondo la sua natura geometrica ossia; seguendo la curvatura dei conci residui del 17° anello e seguendo altresì la residua curvatura della cupola ogivale.


Note e riferimenti bibliografici:

6 Da: Giovanni Ugas 2006 – L'alba dei nuraghi Fabula editore tabella di pag. 36.

7 Il calcolo è stato effettuato paragonando la lunghezza dell'ombra di caratteristiche presenti sia nelle fotografie attuali che in quella del Taramelli. Le fotografie attuali furono scattate il giorno 29/08/2017 alle ore 18:59 la prima e il giorno 19/10/2019 alle ore 15:49 la seconda. L'uso di due fotografie recenti è finalizzato alla verifica dell'esattezza del procedimento. In ragione di ciò mediante il programma STELLARIUM ho calcolato l'inclinazione dei raggi solari relativi alle due immagini recenti: fotografia del 29/08/2017 ore 15:59 inclinazione 10°28'; fotografia del 19/10/2019 ore 15:49 inclinazione 27°51'. La proiezione dell'ombra sulla parete verticale della 11° piattabanda inclinata in aggetto relativa al particolare della prima fotografia ha un'altezza di 1,66 cm (stimati tramite CAD su immagine messa in scala). L'altezza dell'ombra proiettata dallo stesso particolare nella seconda fotografia è stata stimata pari a 2,47 cm, mentre la misura basata sull'inclinazione dei raggi solari pari a 27°51' ha un'altezza di 2,24 cm. Per tanto una indetereminazione pari a 2,3 mm su 2,24 cm ossia circa il 10% di errore. La sporgenza del particolare considerato è valutabile tra 0,9 cm e 1,1 cm. Sulla base di questo dato è stato possibile calcolare l'inclinazione dei raggi solari quando fu scattata la fotografia del Taramelli e da qui la profondità delle sporgenze della 12° lastra rispetto alla 11°. In sostanza la misura sulla fotografia del Taramelli del particolare individuato nella fotografie attuali ha un'altezza di 3,87 cm se operiamo una correzione pari al ±10% otteniamo un'altezza che può andare da 3,48 cm a 4,25 cm in ragione di ciò l'inclinazione dei raggi solari in quel momento era tra 52° e 54°. Per tanto avendo l'ombra della sporgenza relativa al particolare all'interno dell'ellisse di destra un'altezza di 7,4 cm se ne deduce che l'aggetto è calcolabile tra 5,39 cm e 5,77 cm. Operando con lo stesso metodo sul particolare evidenziato dall'ellisse di sinistra otteniamo per un'altezza dell'ombra pari a 6,12 cm un aggetto compreso tra 4,46 cm e 4,77 cm.

8 Nel pozzo sacro di Santa Cristina contiamo 24 (12+12) gradini nella scalinata e 12 piattabande degradanti nella copertura. A funtana Coberta contiamo 12 gradini nella scalinata, 12 piattabande degradanti nella copertura e, contate dal Taramelli, 36 (12+12+12) filari circolari nel pozzo. Nel pozzo di Sant'Anastasia troviamo, pure lì, 12 gradini nella scalinata d'accesso al pozzo, benché solo 5 piattabande degradanti nella copertura.

9 I dati forniti dal Taramelli ci danno una idea della portata della sorgente in situazione di normalità. Il pozzo è di forma troncoconica, del diametro di 1,35 m alla bocca e 0,90 m al fondo che si trova ad una profondità di 5,20 m; ciò significa che la canna del pozzo ha un volume di circa 21 m3., a questo si aggiunga il volume contenibile nel lastricato: 1,50 m3, per un totale di 22,50 m3. Il Taramelli prosegue dicendo che il pozzo si riempiva nel giro di una giornata. Assumendo il valore medio pari a 12 ore diurne, per riempire l'intera canna la portata della sorgente doveva essere di circa ½ litro di acqua al secondo.

11 Prove di ciò sono presenti pressoché in tutte le fonti sacre di età nuragica.

12 Per quanto riguarda le modalità del preciso confinamento nella bocca del pozzo, potremmo auspicare che nel bordo del pozzo, sul lato rivolto all'ingresso, fosse apposto un cordone di silt; materiale questo che alla stregua della bentonite si comporta come un sigillante. Vedi 8° capitolo.

13 La stessa peculiarità che misi in risalto nel pozzo di Santa Cristina 3° parte del 13/10/2018 capitolo 7. http://maimoniblog.blogspot.com/2018/10/ierofanie-nel-pozzo-di-santa-cristina.html


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